Garlasco: l’amico suicida di Sempio e il legame con il Santuario della Bozzola
- Postato il 7 giugno 2025
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Garlasco: l’amico suicida di Sempio e il legame con il Santuario della Bozzola
Delitto di Garlasco, nuovi retroscena sul caso: l’amico suicida di Sempio e il misterioso legame con il Santuario della Bozzola
Il caso Garlasco non è solo la storia del delitto di Chiara Poggi su cui è stata riaperta l’inchiesta che vede indagato Andrea Sempio, amico del fratello della vittima. Garlasco è tante storie che si intrecciano, è la madre del processo mediatico che diventa anche caso politico. Tanto che il ministro della Giustizia Carlo Nordio, pur ribadendo di non entrare nel merito dei fatti accaduti 18 anni fa, ne parla per ribadire un suo grande obiettivo: la riforma del codice di procedura penale, che, afferma «è allo studio, e mira a ripristinare i principi liberali voluti da Giuliano Vassalli, eroe delle Resistenza e non sospetto di autoritarismi, il cui codice del 1988-89 è stato imbastardito e snaturato. Speriamo di farcela in questa legislatura».
Il riferimento è alla doppia assoluzione di Alberto Stasi, condannato poi a 16 anni per l’omicidio di Chiara Poggi, e al principio cardine del diritto penale italiano, ‘Al di là di ogni ragionevole dubbio’. Un principio che sembra vacillare in questo caso, e che pare confermato se non altro dalla riapertura delle indagini. Il dibattito sulle prove e le perizie è sempre molto acceso, mentre si attende l’incidente probatorio del 17 giugno in Procura a Pavia. In primo piano la maxi consulenza genetica e dattiloscopica sui reperti chiave.
A fornire il proprio DNA saranno non solo i giovani amici della vittima, tra cui le cugine Stefania e Paola Cappa, Marco Panzarasa, Roberto Freddi, Mattia Capra e Alessandro Biasibetti, ma anche investigatori, soccorritori e il medico legale intervenuti quel tragico 13 agosto 2007. L’obiettivo è chiaro: comparare ogni traccia disponibile con i profili genetici di Andrea Sempio, unico indagato nella nuova indagine, e dello stesso Stasi.
Tra le novità, la Procura ha acquisito i documenti relativi ad un’altra inchiesta: quella su un ricatto a sfondo sessuale ai danni dell’ex rettore del Santuario della Bozzola, che aveva portato alla condanna di Flavius Savu e Florin Tanasie, oggi irreperibili. In carcere a Pavia c’è invece Cleu Stefanescu, nipote di Savu, condannato per omicidio in un altro caso. Sembra che sia stato proprio Stefanescu a consegnare ai suoi legali un memoriale in cui riferisce di un presunto legame tra il delitto di Chiara e l’inchiesta sul santuario.
Ma c’è di più. Anzi, c’è un nuovo nome che fa il suo ingresso nell’indagine. È quello di Michele Bertani, amico d’infanzia di Sempio morto suicida nel marzo del 2016. Si starebbe vagliando l’ipotesi di riesumare la salma del ragazzo. Ma perché? Bertani prima di togliersi la vita impiccandosi, aveva lasciato in un suo ultimo post sui social una citazione di una canzone del gruppo rap Club Dogo. «La verità sta nelle cose che nessuno sa, la verità mai nessuno te la racconterà».
E ancora, c’è una foto del ragazzo all’interno del Santuario della Bozzola, un luogo entrato nella nuova indagine su Garlasco e attenzionato dagli inquirenti per un possibile legame con l’omicidio di Chiara. Ecco perché si è arrivati a lui, scavando nella cerchia di amici di Sempio, ma anche prendendo in esame una intercettazione del 2017 in cui l’indagato era ‘ascoltato’ dalle cimici delle forze dell’ordine nascoste nella sua auto. In uno dei suoi monologhi, Sempio sembra rivolgersi proprio all’amico morto appena un anno prima.
«Perché ti impicchi, adesso che ti sei impiccato che cosa hai ottenuto? Sei morto, sei morto. Che tutte le caz… le abbiamo fatte insieme dai zero ai diciotto anni». Tra i Dna su cui si lavora per cercare connessioni con le tracce ritrovate nella villetta, ci potrebbe quindi essere anche quello di Bertani. Sotto la lente anche i contatti telefonici di Sempio con gli amici Roberto Freddi e Mattia Capra. Tra le 9.58 e le 12.18 della mattina del 13 agosto 2007, si registrano chiamate e SMS che non vennero mai menzionati nei verbali delle testimonianze dell’epoca. Gli inquirenti vogliono capire se quei messaggi e quelle telefonate siano compatibili con la dinamica temporale del delitto. Resta il racconto di Alberto Stasi: le chiamate ignorate, l’arrivo alla casa di Chiara, la scoperta del cadavere sulle scale della cantina, la fuga e la chiamata ai soccorsi.
Ma, accanto alla sua versione, ora la Procura esplora nuovi scenari. C’è anche un altro filmato inedito trasmesso durante l’ultima puntata del programma Chi l’ha visto?: si tratta di un estratto della conversazione avvenuta in caserma tra Stasi, all’epoca fidanzato di Chiara, e Stefania Cappa, cugina della vittima. Il video risale a quattro giorni dopo il delitto: «Mi stanno martellando», confida Cappa ad Alberto, che risponde parlando della scoperta del corpo e della difficoltà di ricordare alcuni momenti di quel giorno: «Tu devi immaginare che l’ho scoperta io..». Cappa chiede ad Alberto se Chiara avesse un appuntamento quella mattina, ma la risposta è vaga.
Si accenna a sentimenti non corrisposti, alla gelosia della vittima. E ancora, durante il programma di Massimo Giletti ‘Lo stato delle cose’, sono state mostrate alcune mail inedite inviate da Chiara Poggi poche settimane prima della sua morte, avvenuta il 13 agosto 2007. In una di queste, datata 5 luglio 2007 e indirizzata all’amica e collega Cristina Tosi, Chiara scriveva: «I miei intrallazzi stanno vivendo un periodo di stasi… il mio piccione al telefono dà sempre soddisfazioni mentre l’altro ultimamente non ci vado troppo d’accordo».
Nuovi dettagli che hanno provocato la dura reazione di Rita Poggi, madre della vittima: «Si continua a infangare la memoria di nostra figlia. È veramente disgustoso».
Il Quotidiano del Sud.
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