Garlasco, lo scontro tra le parti. Lovati: “I Sempio grimaldello per il Sistema Pavia”
- Postato il 6 novembre 2025
- Di Panorama
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Luciano Garofano, ex generale dei Carabinieri ed ex comandante del Ris di Parma, aveva deciso il 30 settembre di lasciare l’incarico di consulente della difesa di Andrea Sempio, l’indagato per l’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco. Biologo e tossicologo forense, Garofano è un nome di peso nella scena investigativa italiana: dalla strage di Erba al delitto di Cogne, dal caso di Novi Ligure fino a Garlasco, il suo curriculum è tra i più noti del Paese in questo campo.
Eppure, proprio su uno dei casi che più lo hanno visto protagonista, è arrivato uno scivolone che ha del clamoroso. Durante una puntata del programma «Storie Italiane» condotto da Eleonora Daniele, il generale si è trovato al centro di un acceso confronto con l’avvocato Gian Luigi De Rensis, legale di Alberto Stasi.
«Ingenuo? Non lo accetto»
Il pomo della discordia risale a quando De Rensis ha definito Garofano «ingenuo» nella puntata precedente. Un termine che l’ex comandante dei Ris ha mal digerito, come un pesante cenone di Natale: «Ieri mi ha definito ingenuo, termine che sinceramente non ho molto gradito», ha detto Garofano, spiegando che quella parola «poteva far pensare a superficialità nel mio operato».
De Rensis ha tentato di spegnere la fiamma: «Etimologicamente ingenuo significa purezza, onestà, schiettezza. Se lei si è risentito, trasecolo, perché credo che in questi giorni siano stati riferiti alcuni particolari sulla sua attività che io non ho condiviso». Ma il generale non intendeva lasciar correre, e ha alimentato il dibattito ribattendo che l’avvocato «aveva collegato l’aggettivo ingenuo al mio ruolo nel 2007, insinuando che fossi stato poco accorto».
La gaffe di Garofano
Il confronto si è fatto ancora più teso quando De Rensis ha chiesto se Garofano avesse parlato in Tv di Garlasco senza dichiarare di essere consulente di parte: «Lei per caso, nel corso di una trasmissione di un’altra emittente, è entrato nel merito della vicenda senza specificare che era già consulente di Andrea Sempio? Perché, se ci si presenta come parte in causa, credo si debba notiziare il pubblico, altrimenti si rischia di apparire come un opinionista terzo». Una domanda legittima, ma che ha colto di sorpresa il generale, palesemente a disagio. «Non ricordo se ho partecipato e a quale trasmissione, ma non avevo alcun dovere di dirlo», ha risposto Garofano, visibilmente infastidito.
Da un esperto del suo calibro, abituato a muoversi tra tribunali e telecamere, ad avere a che fare con i casi di cronaca più intricati e complessi, una simile leggerezza appare davvero come una cantonata. In Tv e nel dibattito giudiziario, il conflitto di interessi è infatti un tema delicatissimo: non dichiarare il proprio ruolo può compromettere la percezione di neutralità, anche se non vi è dolo.
De Rensis, con tono fermo ma tagliente, ha affondato ulteriormente il colpo: «La televisione registra tutto. Io dico quello che voglio, e ho detto avrebbe potuto, non avrebbe dovuto, che ha tutto un altro significato. Se il termine ingenuo l’ha colpita, ne sono orgoglioso: significa schiettezza, purezza, trasparenza».
La distensione finale non cancella la gaffe
Nonostante la tensione, entrambi hanno poi scelto la via della distensione. «Non voglio passare per un ingenuo», ha chiuso Garofano, mentre De Rensis ha replicato: «Il generale è un uomo elegante, sono convinto che abbia agito in buona fede».
Una pace apparente che non ha cancellato l’impressione lasciata dal confronto: un ex comandante del Ris, simbolo di precisione e lucidità, inciampato in una gaffe televisiva che ha fatto rumore. Un passo falso che, in un caso tanto delicato come quello di Garlasco, pesa molto di più della semplice parola «ingenuo».
De Rensis annuncia novità
C’è di più. Dallo studio di «Chi l’ha visto», l’avvocato De Rensis ha lanciato una nuova bomba: presto, ha detto, ci saranno sviluppi nel caso Garlasco. L’avvocato ha replicato al collega Massimo Lovati, ex difensore di Andrea Sempio, che aveva liquidato come «ridicole» le ipotesi d’accusa sulla famiglia Sempio.
«Giada Bocellari e io non crediamo che questa indagine faccia ridere. Potrebbe far piangere qualcuno, e non è detto che il percorso sia quello che ha indicato il collega Lovati, cioè che l’indagine su Sempio porta a Clean. Chissà che l’indagine su Clean non abbia disvelato qualcosa nell’indagine di Garlasco», ha dichiarato De Rensis, lasciando intendere che l’inchiesta sulla presunta corruzione in Procura potrebbe svelare nuovi legami con il caso Poggi.
«Sistema Pavia» e ombre sulla Procura
Lovati, dal canto suo, ha parlato di un’indagine «grimaldello», utile a scoprire eventuali intrecci tra le inchieste di Pavia e i presunti casi di corruzione. I pm ipotizzano che Giuseppe Sempio, padre di Andrea, possa aver versato 35.000 euro per influenzare le indagini. Lovati respinge con forza: «Soldi usati solo per pagare gli avvocati».
L’ex procuratore Mario Venditti, oggi in pensione ma indagato a Brescia per corruzione in atti giudiziari, ha definito le accuse «una scoperta dell’acqua calda»: «La formula usata per rinviare il deposito delle intercettazioni è una prassi comune a tutti i pm nei casi più gravi», ha dichiarato tramite il suo legale.
Venditti ha anche ricordato che la decisione di archiviare le indagini su Sempio fu collegiale, firmata da tre magistrati, e condivisa con la Procura generale di Milano.