Garlasco, parla l’avvocato di Andrea Sempio: «Ha già perso la casa e rischia il lavoro»

  • Postato il 30 giugno 2025
  • Di Panorama
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«Questa inchiesta è inconsistente ma la gogna mediatica continua: Andrea Sempio ha già perso la casa, ora rischia di perdere anche il lavoro». Con queste parole l’avvocato Massimo Lovati, che insieme alla collega Angela Taccia difende Andrea Sempio, torna a esprimersi con forza sulla nuova indagine riaperta dalla Procura di Pavia per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nel 2007. Sempio, oggi 37enne, è l’unico indagato nell’ambito di questa nuova inchiesta, che arriva a distanza di anni dalla condanna definitiva di Alberto Stasi.

Lovati, intervistato da La Provincia Pavese, denuncia una situazione personale e professionale diventata insostenibile per il suo assistito: «Danni incalcolabili» – afferma – «e non mi riferisco certo a quelli economici per pagare avvocati e consulenti, che pure ci sono. Mi riferisco al rischio che gli resti attaccata addosso comunque l’etichetta del sospettato, di quello che ha qualcosa da nascondere, anche se l’indagine dovesse finire archiviata».

Secondo il legale, l’iscrizione nel registro degli indagati di Sempio non sarebbe stata necessaria: «La Procura poteva continuare a indagare a carico di ignoti, visto che a oggi ancora non sappiamo quali indizi concreti ci sono a carico del mio assistito».

Lovati replica anche a chi, come l’amico di Sempio, Mattia Capra, ha dichiarato che «non bisogna aver paura delle indagini se si è innocenti»: «Si faccia indagare Capra e poi ne parliamo. La pressione in un caso come questo è insopportabile».

A testimonianza della gravità della situazione personale che Sempio si trova ad affrontare, l’avvocato racconta un episodio significativo: «Ad Andrea il proprietario di casa a Voghera ha detto che non era più opportuno rinnovargli il contratto, perché c’erano troppi giornalisti appostati. Anche al lavoro non è un bel periodo. La gente è cattiva, sospettosa. Un’indagine come questa può distruggere una persona».

Sul fronte investigativo, l’avvocato torna a parlare del Dna trovato sotto le unghie della vittima, punto su cui si fonda parte dell’attenzione degli inquirenti: «Per dire che è davvero di Sempio bisogna fare delle comparazioni e possono essere fatte su due termini, uno di partenza e uno di arrivo. Qui quello di partenza è già un dato controverso, perché quella traccia non esiste più, c’è solo una perizia che dice che non era interpretabile. Davvero vogliamo partire da questo? E poi il confronto come è stato fatto? Con il Dna che è stato rubato a Sempio? Non scherziamo».

Lovati si mostra anche molto critico sulla formulazione del capo d’imputazione, che ipotizza il concorso di Sempio con altri soggetti, compreso Alberto Stasi: «Il capo di imputazione in cui viene contestato a Sempio il concorso con altri o con Stasi è un escamotage che non può stare in piedi. Se andiamo a giudizio con questo capo di imputazione l’accusa è nulla». E aggiunge: «Il punto è che (gli inquirenti, ndr) stanno cercando i concorrenti quando non hanno in mano niente contro Sempio».

Non è la prima volta che il legale mostra preoccupazione per le modalità con cui sta procedendo l’indagine. Dopo aver dichiarato di aver «sognato» un sicario come responsabile dell’omicidio e di aver avuto «l’incubo» che nella confezione di Fruttolo ritrovata tra i rifiuti dei Poggi ci fossero tracce del suo assistito, Lovati ora, intervistato dal Corriere della Sera, afferma: «Alla luce della mia esperienza bisogna stare sempre preoccupati. Al momento non vedo nulla di concreto a carico di Sempio. Ma temo di dover affrontare degli improvvisi colpi di scena. Siamo ancora alle prime battute e magari da un giorno all’altro potrebbero tirare fuori dell’altro. In questi giorni sento parlare di una testimone che accuserebbe Sempio. Io non so nulla».

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Panorama

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