Garlasco, riflettori su Sempio: intercettazioni sparite, consulenze riservate e i contatti “opachi”
- Postato il 30 settembre 2025
- Di Panorama
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Il delitto di Garlasco, a diciotto anni di distanza, non smette di produrre scosse. Il nuovo filone aperto dalla Procura di Brescia getta ombre pesanti sulla gestione delle indagini di allora: intercettazioni mai trascritte, consulenze riservate che finiscono a chi non doveva averle e rapporti poco chiari tra l’indagato Andrea Sempio e due ex investigatori della Procura di Pavia. Un intreccio che lambisce anche l’ex procuratore aggiunto Mario Venditti, oggi indagato per corruzione in atti giudiziari.
La voce di Silvio Sapone: «Mai avuto rapporti anomali con Sempio»
A rompere il silenzio è stato Silvio Sapone, maresciallo in congedo, la cui abitazione è stata perquisita nei giorni scorsi. Intervistato a Dentro la Notizia, Sapone ha respinto con forza i sospetti:
«Non ho mai avuto contatti con Sempio se non in due occasioni, in Procura e durante un pedinamento per capire dove lavorasse. Non conosco i genitori, non ci sono mai stati rapporti opachi».
L’ex investigatore ha poi ribadito di non essere responsabile delle intercettazioni mancate: «Io non ero addetto all’ascolto. Se una telefonata non veniva verbalizzata, io non potevo saperlo. Mi limitavo a redigere la relazione finale sulla base di ciò che era stato trascritto da chi ascoltava».
I contatti “opachi” e l’ombra degli investigatori
La Procura di Brescia insiste però sui rapporti intercorsi tra Sempio e i due carabinieri dell’epoca, Sapone e Giuseppe Spoto. In particolare, emergono “contatti non relazionati”, di durata considerata “incongrua”, avvenuti poco prima di audizioni in Procura. Per gli inquirenti, un passaggio che solleva dubbi sulla linearità delle indagini originarie.
Sapone, difeso dall’avvocato Massimo Marmonti, si dice sereno: «Non ho nulla da temere. Mai nessuno mi ha offerto soldi o pressioni per orientare un’inchiesta».
Il nodo delle intercettazioni: cosa è stato davvero omesso
Sul tavolo resta la questione più spinosa: le intercettazioni tra Andrea Sempio e suo padre, registrate in auto prima e dopo un interrogatorio. Conversazioni che gli investigatori ritengono significative, ma che non compaiono nella relazione finale.
«Ci sono bobine intere di giornate registrate», spiega Sapone. «Chi ascolta non va a riascoltarle tutte. Io ho riportato solo ciò che era stato messo a verbale». Una giustificazione che però non convince i pm bresciani, intenzionati a stabilire se quelle omissioni siano frutto di superficialità o di una scelta consapevole.
La consulenza del generale Garofano e l’atto riservato
Un capitolo delicatissimo riguarda la consulenza tecnica del generale Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma. Nel gennaio 2017, la famiglia Sempio lo incaricò con regolare fattura da 6.343 euro per analizzare la perizia del dottor De Stefano e le conclusioni del genetista Pasquale Linarello.
Il problema è che la consulenza Linarello, depositata dai legali di Alberto Stasi per chiedere la riapertura delle indagini, non avrebbe dovuto circolare al di fuori del fascicolo custodito in Procura. Eppure, quella documentazione riservata è arrivata nelle mani dei Sempio. Chi l’ha fatta uscire? È una delle domande centrali di questa nuova inchiesta.
Garofano, intervenuto a Quarto Grado, ha spiegato di aver lavorato regolarmente sulla base dell’incarico ricevuto, senza sapere dell’irregolarità della circolazione dell’atto. Ma la fuga di quel documento resta un punto da chiarire.
Il fronte bresciano: Venditti sotto accusa
La Procura di Brescia ha disposto perquisizioni a carico di Andrea Sempio, dei suoi familiari e dello stesso Venditti. L’ex procuratore aggiunto di Pavia, che guidò l’indagine bis, è oggi indagato per corruzione in atti giudiziari. Il suo difensore, l’avvocato Domenico Aiello, ha annunciato ricorso al Riesame per annullare i sequestri.
Diciotto anni dopo, un caso senza pace
Il nome di Garlasco resta legato a un delitto che ha segnato l’opinione pubblica italiana. Nel 2007 fu uccisa Chiara Poggi, e dopo anni di processi Alberto Stasi è stato condannato in via definitiva. Ma questo non ha chiuso la vicenda. Ogni nuovo filone d’indagine aggiunge strati di complessità: intercettazioni dimenticate, rapporti mai chiariti, documenti riservati che finiscono fuori posto.
La verità giudiziaria si è già scritta. Ma la verità storica e investigativa continua a sgretolarsi sotto nuovi interrogativi. A Garlasco, diciotto anni dopo, la parola “fine” sembra ancora lontana.