Garlasco, svolta shock: indagato l’ex procuratore Venditti. Sarebbe stato corrotto per scagionare Sempio
- Postato il 26 settembre 2025
- Di Panorama
- 2 Visualizzazioni


A Garlasco, il silenzio delle strade è stato rotto dal rumore secco delle perquisizioni. Guardia di finanza e carabinieri hanno bussato alle porte dei Sempio, degli zii, di due ex carabinieri in congedo e persino dell’uomo che per anni ha diretto le indagini sul delitto più discusso degli ultimi decenni: l’ex procuratore di Pavia, Mario Venditti, oggi presidente del Casinò di Campione d’Italia.
Il blitz a Garlasco e l’ombra di Venditti
Un ritorno inatteso sotto i riflettori, per chi aveva lasciato la toga nel 2023 per la ribalta discreta delle sale da gioco. Oggi il suo nome è invece al centro di un’indagine pesantissima: corruzione in atti giudiziari, con l’ipotesi di aver scagionato Andrea Sempio, l’amico del fratello di Chiara Poggi, finito due volte sotto inchiesta e due volte archiviato.
Tutto nasce da un dettaglio apparentemente banale: un foglio ritrovato in un bloc notes a casa dei Sempio durante le perquisizioni di maggio. Poche parole, ma brucianti: «Venditti», la cifra “20/30 €” e la frase «gip archivia». Un appunto datato ai primissimi di febbraio 2017, giorni in cui Sempio ancora non sapeva di essere indagato. A conoscerlo erano solo procura e polizia giudiziaria. Un’anomalia che ha fatto scattare la miccia.
Il “pizzino” e i movimenti di denaro sospetti
Gli investigatori non si fermano lì. Le analisi sui conti familiari svelano un giro di denaro avviato già nel dicembre 2016: 40mila euro passati dalle zie allo zio, fino a confluire sul conto del padre di Sempio. Il sospetto, oggi, è che una parte di quei soldi sia uscita in contanti per finire altrove. Forse proprio a chi doveva garantire che tutto finisse in fretta.
Le ombre, però, non si fermano ai conti correnti. Ci sono anche due ex carabinieri, che all’epoca lavoravano nella sezione di polizia giudiziaria di Pavia. Sono loro ad aver notificato gli atti a Sempio e trascritto alcune conversazioni intercettate. Conversazioni che, secondo l’accusa, sarebbero state rese in modo incompleto. Una di queste, captata tra Andrea e suo padre subito dopo l’interrogatorio, sembra rivelare che i due sapessero già cosa sarebbe stato chiesto al giovane. «Ne abbiamo cannata una», dice Andrea. Un inciampo che agli investigatori di oggi pare la prova che il segreto istruttorio non era poi così blindato.
Venditti, dal canto suo, respinge ogni accusa. Intervistato a giugno aveva liquidato così la velocità delle sue archiviazioni: «Non dopo 21 giorni, ma dopo 21 secondi. Non c’era nulla». Un sarcasmo che oggi suona come un’arma a doppio taglio. Perché proprio quella rapidità, ieri rivendicata con orgoglio, è oggi messa sotto accusa.
Un delitto che continua a tormentare l’Italia
La sua carriera si era chiusa con un incarico “istituzionale”: nel luglio 2023 il sindaco di Campione lo aveva voluto alla guida del Casinò, dopo il fallimento e la riapertura della sala da gioco. Ma il passato ha bussato alla porta più forte del presente. Il nome di Venditti torna legato a doppio filo al delitto che da diciotto anni tormenta Garlasco e divide l’Italia.
Un caso giudiziario che sembrava chiuso con la condanna definitiva di Alberto Stasi a 16 anni, ma che non smette di generare nuove piste, sospetti, documenti mai visti. Quel foglietto con cifre e nomi, i bonifici sospetti, le intercettazioni rilette col senno di poi: tasselli che ricompongono un mosaico frammentato, in cui la verità continua a sfuggire.
Chi ha ucciso Chiara Poggi? È la domanda che resiste al tempo e che torna oggi, ingombrante, tra le carte di Brescia. Una domanda che fa tremare chi credeva che il delitto di via Pascoli fosse ormai consegnato solo ai libri di cronaca nera.