Gasparri accende Genova dormiente: vigilia di elezioni nella ex Superba, città in crisi fra Salis e Piciocchi
- Postato il 4 maggio 2025
- Politica
- Di Blitz
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Gasparri accende Genova dormiente. “Bulletto!”- apostrofa la bella Silvia Salis, candidata non più a sorpresa, ma ben calzata nel suo ruolo, spedendo l’insulto al suo vero concorrente, l’ex sindaco Marco Bucci, ora presidente di Regione che non cessa di provocarla.
“Incompetente!!”, ribatte l’ex, che meno ex non si potrebbe essere, mentre il vero candidato Pietro Piciocchi “rulla” sul territorio scosceso di Genova, anno 2025, elencando le contromisure che il centro destra ha dovuto prendere per evitare che la Superba piombasse nel disastro dopo i decenni di governo “de sinistra”.
Si comincia con il buco della azienda partecipata della nettezza urbana, la cui tassa municipale Tari continua a salire per sanare quei vecchi deficit…
Si continua con altri buchi di altri bilanci, di altre aziende e con la rivendicazione di tutte le opere trionfanti che ora si sono fatte e si stanno facendo grazie al centro destra.
Genova fra destra e sinistra

E di là, tra un look e l’altro della protagonista, un po’ da affascinante lady di sinistra, a pasionaria elegante, in tacco 12 o in scarpe da ginnastica, si ribatte: “Non sono qua per portare tutte le croci che la sinistra ha disseminato in città”!
E di là arriva da Roma il battutista, ex Msi, oggi Forza Italia, Maurizio Gasparri, che, appunto, non si risparmia la battuta: “Attenzione che le elezioni di Genova non sono un concorso di bellezza, Salis è una ragazza carina, ma da qui a saper governare la città….”.
Apriti cielo dall’altra parte dello schieramento la tempesta dura da giorni ed è una tempesta di accuse di sessismo, che non si fermano più….
Poi ci si mette il sindacalista che ha finto un’aggressione di picchiatori nazi fascisti ai suoi danni, mobilitando la piazza e poi confessa che non era vero…….e finisce sotto inchiesta della Procura.
Apriti cielo dall’altra parte: cosa c’è di peggio di strumentalizzare una commedia recitata per attizzare il solito incendio antifascista?
I contenuti su un altro pianeta
Ecco, mentre manca meno di un mese al voto questa è la campagna elettorale di Genova, dove “i contenuti” viaggiano su un altro pianeta. Ci sono, certamente, ma sono sovrastati dalle risse, dai battibecchi, da questo schema che uccide la politica, se ce ne è una ancora: centro destra partito del fare, delle cose fatte e da rivendicare e centro sinistra, che deve smuovere una città “finta”, dove regnava una oligarchia che ha calato dall’alto grandi opere, grande diffusione di supermercati, grandi progetti che poi sono solo rendering, dimenticandosi che Genova è sempre più vecchia, demograficamente morente, poco assistita, con zone intere abbandonate tra insicurezze e solitudine, la grande malattia non curata.
Cerchi di andare un po’ più a fondo, ma il colpo d’ala, l’idea, la vision, come diceva Bucci prima maniera, non lo trovi. Salis fa la sua parte come se fosse una politica esperta, rapidamente “imparata” e batte il territorio minuziosamente, passando dai vecchi partigiani ai giovani di “Ora tocca a noi”, Andrea Acquarone, Elena Putti, Marco Montoli, quelli della sinistra diffusa, che hanno trovato in questa ex atleta, superdirigente sportiva, di origine popolare e crescita da vip un vero terno al lotto.
Voleva svegliare la sinistra da apparitikit, inchiodata nel suo establishment vecchio-giovane, volevano una civica che facesse svoltare la sinistra e spingesse i loro piani concreti di rigenerazione urbana, di comunità energetiche, di nuovo concetto di abitare in una città che era misurata su 900 mila abitanti, ne ha 550 mila e ha il problema della casa e gliela hanno paracadutata dall’alto. Chi se l’aspettava?
Trentanove anni, una capacità dialettica tagliente, quelle origini di sinistra popolare e grandi relazioni, cosa volete di più?
E quindi ecco la bella civic che dipana il suo piano mettendo le “infrastrutture sociali” al primo posto e pesando con cautela le grandi opere, questo si, quello no, quell’altro “ni”……. ma qual è lo scatto, la novità?
L’avvocato Piciocchi, sobrio, marito con sette figli, ultracattolico, molto spontaneo, con l’aria del gigante buono, cerca di scrollarsi di dosso il peso del suo “capo” Bucci, che non riesce a fare solo il presidente della Regione e gli sta sulla spalla come ribattendo colpo su colpo al centro sinistra.
Piciocchi “macina” i risultati della sua amministrazione, di ex assessore di Bilancio e Lavori Pubblici. Non solo ha sanato i bilanci, ma ha buttato giù l’orrenda diga di Begato, ha finanziato trasformazioni urbane colossal, come la ex Fiera del mare, dove in questi giorni si celebra Euroflora uno degli spettacoli mediterranei più belli, di fiori, piante, giardini in riva al mare, ha salvato la cultura, coprendo i deficit del Carlo Felice e del Teatro Nazionale, ha cercato di scuotere la mobilità urbana. Ma qual è lo scatto qual è la novità?
Genova dorme, come scrive il professor Maurizio Maresca, una delle coscienze sottintese e
della città, ex presidente del porto di Trieste, professore universitario a Udine, avvocato di grandi clienti e bigs della Finanza, non si sa perchè mai scelto come presidente del porto di Genova, cui accudì, sostenendo le idee di Marta Vincenzi, la ex sindaca ingiustamente “giustiziata” dopo le alluvioni.
Dorme Genova soprattutto nella sua economia, che pure aveva primogeniture storiche e che ora proietta un deserto di investimenti, di nuove imprese, intorno a un porto che fino a ieri si spartivano i potenti, protetti da quella politica oligarchica finita nelle carte dell’ultimo processo.
Dorme senza banche e senza ispirazioni vere di artisti, poeti, cantautori, che si sono spente una a una e c’è solo quel Gino Paoli, oggi novantenne, che sdegnato dalla città, non dalla musica, vive contemplandola dalle alture di Quinto, pizzicando la sua chitarra, Sapore di mare? Quello è rimasto comunque nella città di Cristoforo Colombo, che ora forse Trump rilancerà dagli Usa grazie alla Giorgia Meloni.
Città che dorme isolata sempre di più, alla quale negano perfino la continuità territoriale concessa anche a Ancona, ma non a questa ex capitale dei traffici mondiali, fatta un tempo di grandi avvocati e assicuratori marittimi, di studi raffinati e docenze illustri, che ci si vergogna a fare i nomi: Ferrarini, Berlingieri, Manca, Carbone eccetera eccetera.
E ora dove sono questi, dove sono finite le energie che crescevano all’ombra delle grandi aziende Iri, dove nascevano anche scuole di formazione, premi culturali?
Oggi c’è solo, su questa vecchia strada, quell’indomabile di Carlo Castellano, che le Br non fermarono sparandogli alle gambe nel 1977, ma ferirono in modo che ancora si vedono quelle cicatrici e che dopo essersi inventato Esaote Biomedicale e Erzelli, la collina Hig Tech, che aspetta Università e Ospedali, ma che la politica non riesce a offrirgli ora, questo ingegnere, ex dirigente Iri, ha messo le fondamenta del Liceo Teconologico, che vuole insediare nella Valpolcevera, secondo qualcuno la Ruhr di Genova negli anni Novanta, diventata la terra della grande distribuzione, ma anche quella dove è crollato il Ponte Morandi, tranciandola di netto, che anche qui le ferite si vedono ancora.
Genova dorme in fondo a autostrade sempre ferme a come erano, anzi peggio perché i cantieri post Morandi la trasformano in piste della morte e delle code eterne.
Dorme tra le diradate stazioni di una metropolitana che negli anni di Bucci-Piciocchi non ha inaugurato una sola stazione in più ed è ferma alla vergognosa cifra di 7 chilometri, ferma a un aeroporto che per andare a Roma spendi 800 euro all’andata e chissà quanto al ritorno e dove inaugurano un nuovo terminal non vergognandosi del fatto che in pista c’erano solo due aerei..
E che cosa si può fare, se il più grande armatore, non solo italiano, Gianluigi Aponte, salernitano-ginevrino, padrone quasi di tutto a Genova, tra i terminal e le navi, e anche de “Il Secolo XIX”, l’hanno tenuto fuori dalla porta dell’azionariato aeroportuale.
Genova dorme nella sua bellezza struggente di una primavera che esplode tra quei fiori di Euroflora e questi duelli da spadaccini non troppo esperti che si contendono Palazzo Tursi, nel cuore della “strada dei Re”, uno dei novanta palazzi dei Rolli, che sono patrimonio dell’Unesco e che il mondo ci invidia, ma che noi sappiamo solo vendere con i soliti girotondi nel centro storico, dove sorgono spesso come cattedrali, in una discesa a rotoloni di qualità sociale, urbanistica e dove l’overturism arriva a valanga, sfiora e non consuma, come una orda famelica di bellezza, ma non consumatrice di altro.
D’altra parte gli alberghi sono ancora pochi e non adeguati a invasioni di massa e quei tre milioni e mezzo di croceristi, che scendono dalle maxi navi di Aponte e di Costa Carnival ogni anno, sognano solo di fare una passeggiata sui vecchi moli e poi di farsi trasportate in pulmann all’Outlet di Serravalle, che oramai è un gigante, quello si una grande eccellenza dello shopping.
Genova dorme e il suo centro città è sepolto nel degrado di Piccapietra, il cuore della città dal quale Giovanni Battista Perasso, detto Balilla, lanciava la rivolta contro gli invasori austriaci, urlando “Che l’inse?”. “Chi comincia?”.
A Genova quell’urlo ora puoi sostituirlo con la speranza dei giovani o dei nuovi che, insieme alla Salis, urlano che “Ora tocca a noi”, ma la scintilla dove è, dove brilla quell’idea che nessuno trova, tra decrescita felice e “oggi è già domani”, lo slogan della Salis, che i sondaggi pronosticano già vittoriosa, magari perfino al primo turno, ma che tutti si chiedono come governerà. E poi sveglierà questa città che dorme????
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