Gaza, aiuti nel caos. Giordania: “Coloni israeliani hanno assaltato un convoglio”. Onu contro Ghf: “Viola il diritto internazionale”

  • Postato il 6 agosto 2025
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Gli aiuti umanitari restano, insieme alla volontà del governo Netanyahu di occupare definitivamente la Striscia, al centro del dibattito internazionale su Gaza. Questa mattina il Cogat, l’agenzia israeliana di coordinamento delle attività governative nei territori, ha riferito che il ieri, 5 agosto, oltre 300 camion carichi di derrate alimentari sono entrati nell’enclave e attendono ora la raccolta e la distribuzione, insieme a centinaia di altri ancora in attesa del ritiro da parte delle Nazioni Unite. Cifre che non corrispondono con quelle fornite dal governo di Gaza, secondo cui ieri sono entrati solo 85 tir, la maggior parte dei quali è stata saccheggiata.

Il problema degli assalti è stato sollevato anche dalla Giordania, secondo cui oggi coloni israeliani hanno attaccato un convoglio di aiuti, nel secondo incidente del genere in pochi giorni, e Amman accusa Israele di non aver agito con fermezza per impedirlo. La carovana (in tutto 30 camion), ha dichiarato alla Reuters il portavoce del governo Mohammad al-Momani, ha subito un ritardo nell’arrivo in violazione degli accordi firmati. Già domenica Momani aveva dichiarato che diversi mezzi erano stati costretti a tornare in Giordania dopo essere stati aggrediti in territorio israeliano.

Le organizzazioni internazionali, intanto, continuano a denunciare il malfunzionamento dell’intero sistema. Trentacinque esperti indipendenti delle Nazioni Unite, tra cui l’italiana Francesca Albanese, hanno chiesto lo “smantellamento immediato” della Gaza Humanitarian Foundation, che a loro dire opera in “grave violazione del diritto internazionale”. “La Ghf, un’organizzazione non governativa creata da Israele nel febbraio 2025, con il sostegno degli Stati Uniti, per presumibilmente distribuire aiuti a Gaza, è un esempio assolutamente inquietante di come gli aiuti umanitari possano essere sfruttati per scopi militari e geopolitici segreti”, si legge in un comunicato dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani.

“Le forze armate israeliane e i contractor militari stranieri continuano ad aprire il fuoco in maniera indiscriminata sulle persone in cerca di aiuti nei cosiddetti ‘siti di distribuzione’ gestiti dalla Ghf, da quando quest’ultima è stato istituita per rilevare funzioni precedentemente svolte dalle agenzie delle Nazioni Unite, in particolare dall’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per gli aiuti ai rifugiati palestinesi”. “Quasi 1400 persone sono state uccise e più di 4000 ferite mentre cercavano cibo. Almeno 859 persone sono state uccise nei pressi dei siti del GHF dall’inizio delle operazioni del GHF a fine maggio 2025″, aggiungono gli esperti, e definire tutto ciò “umanitario non fa che accentuare il camuffamento umanitario di Israele ed è un insulto all’iniziativa e agli standard umanitari”.

Immediata è arrivata la risposta dell Ghf. La fondazione “non è mai stata concepita per sostituire l’Onu – afferma la fondazione rispondendo a un post su X di Mohamad Safa -. Come prerequisito fondamentale per le nostre operazioni, abbiamo insistito affinché all’Onu e ad altri fosse consentito di operare in parallelo. È stata una loro scelta quella di rinunciare quando la situazione si è fatta difficile”. “Siamo lieti che siano tornati operativi, ma continuano i saccheggi diffusi dei loro convogli. Siamo pronti ad assisterli in ogni modo possibile affinché una maggiore quantità dei loro aiuti raggiunga chi ne ha bisogno”, ha aggiunto la Ghf.

Safa, diplomatico libanese che dal 2015 ricopre il ruolo di direttore esecutivo di Pva e dal 2016 è il rappresentante permanente dell’organizzazione presso le Nazioni Unite e accreditato presso l’Ufficio Onu a Ginevra, ha dichiarato che “prima che Israele sostituisse i centri di soccorso delle Nazioni Unite con quattro punti militarizzati e la Ghf, l’Onu e i suoi partner hanno contribuito a sfamare 2,1 milioni di persone in tutta Gaza. Non c’era fame. Non c’erano bambini che morivano di malnutrizione. Lasciate che l’Onu faccia il suo lavoro. Fermate la fame. Fermate il genocidio”.

In tutto ciò, Donald Trump è tornato ad affermare per la seconda volta in pochi giorni che gli Stati Uniti avranno un ruolo nella gestione degli aiuti. Il capo della Casa Bianca – che il 28 luglio aveva annunciato che gli Stati Uniti creeranno dei “centri per il cibo” nella Striscia – ha affermato che il suo obiettivo principale è quello di sfamare gli abitanti di Gaza “che evidentemente non se la passano molto bene con il cibo”. Trump ha aggiunto che “Israele ci aiuterà in termini di distribuzione e anche di denaro, così come gli Stati arabi“.

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