Gaza, Boldrini da Al-Arish: “A pochi chilometri da qui si consuma uno sterminio. Qui per rompere questo silenzio”

  • Postato il 17 maggio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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“A Gaza sta avvenendo lo sterminio del popolo palestinese per mano di Netanyahu mentre l’Europa balbetta, la comunità internazionale tollera e la presidente del Consiglio Meloni non condanna”. Parla a poche decine di chilometri dalla Striscia di Gaza, Laura Boldrini, indicando la costa egiziana oltre il quale si trova l’enclave palestinese sotto assedio. La deputata del Pd si trova ad Al-Arish, in Egitto, insieme alla delegazione italiana di parlamentari, giornalisti e esponenti della società civile organizzata da Aoi, Arci e Assopace Palestina. Tra poche ore il gruppo si muoverà verso Rafah, il confine della Striscia di Gaza. Oggi i leader del Pd, Elly Schlein, quello del M5s, Giuseppe Conte e di Avs, Fratoianni e Bonelli hanno chiesto a Meloni e Tajani di impegnarsi per far entrare la carovana nella Striscia. “È stato deciso di far morire i palestinesi di fame. Da 75 giorni ci sono centinaia di camion fermi, non entra un litro d’acqua neanche un’aspirina, i bambini vengono amputati senza anestesia.Come si a tollerare tutto questo? Come si fa a non prendere una posizione netta di condanna? Ecco noi siamo qui anche per questo, per rompere questo silenzio insopportabile”.

Intanto, mentre i tank israeliani avanzano nella Striscia, le realtà che fanno parte della missione hanno lanciato un appello al governo. “La situazione nella Striscia di Gaza precipita di ora in ora. In queste ore drammatiche, ci arrivano notizie stampa di volantini lanciati nella Striscia che intimano alla popolazione di lasciare le proprie case. Non possiamo restare a guardare mentre si prepara un ulteriore massacro. Meloni e Tajani agiscano ora”. Dall’alba di venerdì sono già state uccise 115 persone. “Il silenzio e l’inazione equivalgono a complicità. Ogni minuto perso è una vita in meno”. Il governo italiano ha il dovere morale e politico di alzare la voce: stare dalla parte del diritto internazionale, non della resa alla violenza”.
Gli aiuti umanitari, concludono, “devono entrare ora, senza ulteriori ritardi, senza condizioni. Non c’è più tempo per appelli diplomatici che restano inascoltati”. Domani è previsto l’arrivo della delegazione a Rafah.

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Il Fatto Quotidiano

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