Gaza, i dati che smentiscono Hamas: nessuna carestia, nessun genocidio, solo propaganda

  • Postato il 10 novembre 2025
  • Di Panorama
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Secondo le rilevazioni del Civil-Military Coordination Center, l’organismo internazionale che monitora i flussi umanitari verso la Striscia, e i dati condivisi con il Washington Free Beacon, Stati Uniti e Israele stanno garantendo una media di 674 camion di aiuti al giorno diretti a Gaza. Dall’inizio del cessate il fuoco, il 10 ottobre, sarebbero stati consegnati oltre 15.000 carichi di beni alimentari, medicinali e materiali di prima necessità.

Numeri che smontano la narrazione diffusa da Hamas e ripetuta da parte della stampa occidentale, secondo cui Israele avrebbe “bloccato” la distribuzione degli aiuti, provocando una catastrofe umanitaria. La realtà, sostengono le fonti occidentali sul campo, è diametralmente opposta.

Dallo scorso mese, più di un milione di abitanti di Gaza ha ricevuto pacchi alimentari, e la produzione di pasti nella Striscia è cresciuta dell’82% rispetto a settembre. Parallelamente, la disponibilità di acqua potabile è aumentata del 130%, grazie a un afflusso medio di 17.000 metri cubi al giorno distribuiti dagli operatori umanitari. I dati raccolti sul terreno parlano di 143.000 visite mediche, 900 interventi chirurgici d’urgenza e oltre 45 ricoveri per traumi solo tra il 10 e il 31 ottobre. Persino generi di consumo scomparsi da mesi, come le uova, sono tornati sugli scaffali. In totale, 840 pallet di forniture mediche – incluse attrezzature neonatali e materne – sono entrati a Gaza in poche settimane.

Una situazione difficilmente conciliabile con l’immagine apocalittica diffusa ogni giorno dai portavoce di Hamas, che sostengono che solo 4.400 camion abbiano raggiunto la Striscia. Secondo gli Stati Uniti, si tratta di una deliberata manipolazione mediatica per indebolire la tregua e coprire i saccheggi sistematici dei convogli umanitari da parte delle milizie.

Un funzionario dell’amministrazione statunitense, citato dal Free Beacon, ha definito i dati del gruppo terroristico «completamente falsi». E ha aggiunto: «La leadership di Hamas non ha alcun controllo sui suoi stessi uomini. Il saccheggio dei camion dell’ONU e delle ONG è quotidiano. Queste non sono statistiche, sono fake news». Le stesse fonti confermano che Hamas continua a confiscare aiuti destinati alla popolazione, reindirizzandoli ai propri depositi militari o sul mercato nero. Un rapporto investigativo federale ha documentato casi in cui il gruppo ha requisito camion delle Nazioni Unite, garantendo che i beni finissero direttamente nelle mani dei funzionari del movimento.

A sostegno di ciò, il Comando Centrale degli Stati Uniti ha diffuso un video registrato da un drone americano che mostra combattenti di Hamas intenti a depredare un convoglio umanitario. La Casa Bianca ha confermato l’autenticità delle immagini. «I dati raccolti sul campo dimostrano che l’amministrazione Trump sta guidando uno sforzo senza precedenti per rispondere ai bisogni reali dei civili di Gaza», ha dichiarato Dylan Johnson, portavoce della Casa Bianca. «Gli Stati Uniti stanno garantendo che gli aiuti arrivino, e che lo facciano nel rispetto della dignità delle persone». Dietro la cortina propagandistica del movimento islamista si nasconde dunque una realtà molto diversa: una crisi umanitaria amplificata artificialmente per alimentare la narrativa di un “assedio israeliano” che, nei fatti, non trova riscontro nei numeri.

Ma la domanda più inquietante resta un’altra: dove sono i 70.000 morti di cui Hamas parla da mesi? Le cifre diffuse dall’organizzazione e riprese da numerosi media internazionali non trovano alcuna conferma né visiva né logistica. In Siria, durante la guerra civile, i cadaveri erano ovunque, le città ridotte a macerie, l’aria irrespirabile. A Gaza, invece, non emergono fosse comuni, non si vedono corpi, non ci sono immagini compatibili con un simile bilancio di vittime. Eppure, giorno dopo giorno, le stesse testate continuano a ripetere i numeri forniti da Hamas, senza verifiche indipendenti e senza nemmeno accorgersi dell’assurdità di una contabilità della morte priva di prove fisiche. Fonti militari israeliane e americane ritengono che la cifra dei 70.000 caduti sia un artificio propagandistico concepito per mantenere alta la pressione internazionale su Israele e alimentare l’accusa di “genocidio”. La stessa ONU, pur citando le stime dell’ufficio sanitario di Gaza, ha ammesso di non poterle verificare. Un funzionario statunitense impegnato nel coordinamento degli aiuti sintetizza così il paradosso: «Hamas gonfia le statistiche per dipingere Israele come carnefice, ma i fatti raccontano un’altra storia. Nessuna carestia, nessun collasso sanitario, nessuna catastrofe umanitaria. Gaza oggi riceve più aiuti di quante merci arrivassero prima della guerra». In altre parole, una crisi manipolata, costruita ad arte per mantenere viva una narrazione vittimista che serve alla leadership di Hamas per giustificare il proprio potere e continuare a drenare risorse internazionali. E mentre i convogli umanitari entrano quotidianamente, i dati e le immagini sul terreno raccontano una realtà che smentisce la retorica della tragedia assoluta. Resta solo la domanda, inevitabile e ormai urgente: dove sono, davvero, i 70.000 morti di Gaza?

Autore
Panorama

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