“Gaza orrore senza fine, altro che danno collaterale”: lettera di 22 soci contro il direttore della rivista Il Mulino
- Postato il 25 luglio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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È stato pubblicato stamattina sul sito della rivista Il Mulino, dopo due giorni, l’articolo firmato dai 22 soci, inferociti per la linea del direttore Paolo Pombeni su Gaza. Alcuni lamentano anche lo spostamento a destra sulla politica interna, in direzione Meloni. I critici, in particolare, non hanno digerito l’articolo di Sandro Delle Pergole del 17 luglio 2025. Lo studioso che vive a Gerusalemme aveva giustificato i morti civili di Gaza come “un danno collaterale”.
La risposta dei 22 soci è stato inviata al Mulino nel pomeriggio del 23 luglio, ma è leggibile online da poche ore. Ieri il sito ha dato priorità ad un ricordo dello storico programma televisivo Campanile sera. Mentre giornali di carta e digitali commentavano le immagini sui morti di fame nella Striscia, la rivista proponeva online un tuffo nel 1959, per tornare alla Rai in bianco e nero, tenendo in freezer l’articolo su Gaza. Oggi è online con la frecciata di Pombeni ai 22: “Senza tenere conto di quanto ho scritto, un gruppo di soci del Mulino ha ritenuto di dover prendere posizione sul tema della tragedia di Gaza dissociandosi dall’articolo di Della Pergola, ma anche, implicitamente, dalla nostra decisione di pubblicarlo. Ve lo proponiamo di seguito”. Segue il pezzo dal titolo: “Gaza, un orrore continuo, non un danno collaterale”. Firmato Raffaella Baritono, Paolo Bosi, Raimondo Catanzaro, Enzo Cheli, Roberto Escobar, Emanuele Felice, Guido Formigoni, Elena Granaglia, Piero Ignazi, Giuseppe Marotta, Enrica Morlicchio, Manuela Naldini, Valeria Ottonelli, Francesco Ramella, Mario Ricciardi, Chiara Saraceno, Roberta Sassatelli, Rocco Sciarrone, Francesco Strazzari, Carlo Trigilia, Luca Verzichelli, Gianfranco Viesti.
Altro che “danni collaterali”: i 22 del Mulino citano “un orrore senza fine. Una regressione disumanizzante dove le persone affamate diventano conigli su cui esercitarsi nel tiro a segno. Non basta la fame coatta, programmata e attuata. Anche l’omicidio gratuito e di massa va imposto agli abitanti della Striscia”. Sostengono le ragioni di chi contesta il genocidio. Denunciano crimini di guerra, secondo l’articolo 50 dei Regolamenti dell’Aja del 1907 e l’articolo 33 della Quarta convenzione di Ginevra: “La potenza occupante non può sottoporre l’intera popolazione del territorio occupato (cioè la Striscia di Gaza, in questo caso) a una pena o a una punizione collettiva per un atto commesso da alcuni suoi membri”.
Ai 22 accademici non era bastato l’articolo di Pombeni il 22 luglio, per bilanciare l’articolo di Delle Pergole sui “danni collaterali”. In un’altra intervista a fine 2024, l’intellettuale filo-israeliano aveva definito la reazione di Tel Aviv, all’eccidio del 7 ottobre firmata Hamas, “più che proporzionale”, paragonandola al bombardamento angloamericano di Dresda tra il 13 e il 15 febbraio 1945. Il 21 luglio, lo stralcio sui “danni colletarali” è finito alla berlina sul profilo X del professor Gianfranco Viesti. Il post è subito rilanciato da altri due soci del Mulino: l’ex direttore Mario Ricciardi e il docente Emanuele Felice. Viesti è desolato: “Che fine miserabile per una storica rivista italiana”. Felice si dissocia pubblicamente e Ricciardi fa il paragone con le parole di Ehud Olmert. I post sono letti da decine di migliaia di persone. Altri prestigiosi rilanciano le critiche al Mulino, come Juan Carlos De Martin del Politecnico di Torino.
Il 22 luglio, l’articolo di Paolo Pombeni dovrebbe placare le gli animi, invece li arroventa declassando la polemiche su Gaza ad un problema di tempismo. L’articolo del docente filoisraeliano, scrive il direttore del Mulino, “è stato scritto prima della fase folle e drammatica dell’ultima settimana, quella che, per intenderci, ha suscitato la dura presa di posizione vaticana e anche quella dello stesso staff di Trump”. Come se derubricare i morti di Gaza a “danno collaterale”, 10 giorni fa, fosse accettabile.
Pombeni esprime la linea delle rivista sulla questione palestinese: la soluzione “due popoli e due stati”, distante mille miglia dalla politica di Netanyahu, accostata ai millenarismi “insensati” di Putin e di Hitler. E del resto, l’articolo di Della Pergola doveva bilanciare quello di Massimiliano Trentin pubblicato il 23 giugno. Il ricercatore di Scienze politiche accusa Israele di voler sconfiggere l’Iran per prendersi la Striscia, con milioni di Gazawi sfollati verso i paesi arabi. Tel Aviv rischierebbe gli “estremi della fattispecie legale e scientifica della pulizia etnica”, secondo Trentin. Della Pegola invece è sulla sponda opposta: l’Iran è una minaccia esistenziale e Israele deve difendersi.
La docente di scienze politiche Donatella Della Porta, sui suoi canali social, ha stroncato Pombeni: “Negli ultimi due anni, la qualità della rivista è rapidamente diminuita, fino alla pubblicazione di un articolo su Gaza così di bassa qualità e altamente razzista da suscitare incredulità e indignazione diffusa”.
Alcuni soci criticano l’andazzo nella rivista puntando il dito sul direttore Pombeni. Gianfranco Pasquino nota “l’assenza del confronto, mai un dibattito su Gaza, l’ultimo che ricordi è sulle riforme costituzionali di Renzi e la disaffezione si vede”. Pombeni è stato eletto con 32 voti a 30, sul filo di lana: su 96 soci, oltre un terzo non aveva votato. Tra i 22 critici, alcuni denunciano una a svolta a destra: una linea d’equilibrio tra il Pd e Fratelli d’Italia. Indigeribile per chi vanta la storia progressista del Mulino: incardinata sui tronchi del socialismo, liberalismo e cattolicesimo democratico. Avvicinarsi a Meloni sarebbe troppo.
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