Gaza, rapporti Qatar-Hamas sotto accusa: i file interni che inchiodano Doha
- Postato il 9 giugno 2025
- Di Panorama
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I documenti sequestrati a Gaza durante il conflitto contro Hamas e trasmessi domenica sera da un’emittente televisiva israeliana gettano nuova luce sulla stretta collaborazione tra il Qatar e il gruppo terroristico. Un legame che si sarebbe consolidato nel tempo, comprendendo anche numerosi tentativi di ostacolare le iniziative di pace promosse dagli Stati Uniti nella regione, marginalizzare il ruolo egiziano su Gaza e rafforzare l’influenza di Turchia e Iran. Tali rivelazioni sembrano smentire la recente definizione del Qatar data dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che lo aveva descritto come uno «Stato complicato, ma non uno Stato nemico», e avevano cercato di ridimensionare l’impatto dei fondi milionari che per anni Doha ha versato mensilmente per anni a Hamas nella Striscia. Il mese scorso, lo stesso Netanyahu aveva affermato che questi fondi non avrebbero avuto un ruolo determinante nella capacità del gruppo terroristico di pianificare e attuare la guerra tuttora in corso contro Israele, guerra scoppiata con il brutale assalto del 7 ottobre 2023 nel sud del Paese.
Secondo quanto riferito da Channel 12, i documenti dimostrerebbero che i trasferimenti di denaro, avvenuti con il consenso di Israele, erano così rilevanti che nel dicembre 2019 l’allora leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, dichiarò al ministro degli Esteri del Qatar, Mohammed bin Hamad Al Thani, che i fondi provenienti dal Golfo rappresentavano «l’arteria principale di Hamas». Nel maggio 2021, subito dopo una guerra di undici giorni tra Israele e Hamas, Haniyeh comunicò al capo del gruppo armato a Gaza, Yahya Sinwar, che l’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani, aveva accettato di garantire un «sostegno finanziario discreto agli sforzi di resistenza» del gruppo.«In linea di principio, ha accettato di fornire la resistenza in modo discreto, ma non vuole che nessuno al mondo lo sappia. Finora, l’emiro ha raccolto 11 milioni di dollari per la guida del movimento», avrebbe scritto Haniyeh. In un altro passaggio, l’allora leader politico di Hamas chiese a Sinwar di «scrivere una lettera in cui si concentrerà sulla campagna militare, sulle sue urgenti necessità e dedicherà la vittoria [nella guerra] a Sua Altezza».
Come scrive Times of Israel, oltre ai fondi provenienti da Doha, si legge che funzionari dell’intelligence qatarina avrebbero incontrato un rappresentante di Hamas per discutere della supervisione di unità speciali di addestramento nei campi militari in Qatar e Turchia, nonché dell’integrazione nei battaglioni di Hamas in Libano di palestinesi siriani rifugiatisi in quel Paese durante la guerra civile in Siria. L’incontro sarebbe documentato in un rapporto classificato dell’Autorità Nazionale Palestinese.
Il ruolo del Qatar nel sostegno a Hamas – ufficialmente attraverso aiuti mensili destinati all’acquisto di carburante per alleviare la crisi economica nella Striscia – è diventato centrale nel dibattito israeliano, aggravato da un’indagine penale su presunti rapporti illeciti tra membri dello staff del premier Netanyahu e Doha. Sia Ismail Haniyeh che Yahya Sinwar cosi’ come suo fratello Mohammed, sono stati uccisi nel corso della guerra: il primo durante un viaggio in Iran, il secondo da forze dell’IDF nella parte meridionale della Striscia, mentre il terzo è morto lo scorso 13 maggio in un bombardamento che aveva come obbiettivo una struttura sotterranea scoperta sotto l’Ospedale europeo di Khan Yunis dove sono stati uccisi anche Muhammad Shabana, comandante della Brigata Rafah appartenente al gruppo terroristico, e Mahdi Quara, a capo del Battaglione Khan Younis Sud.
«L’accordo del secolo»
Molti dei documenti riportati da Channel 12 si riferiscono alla risposta di Hamas e del Qatar al cosiddetto «Accordo del secolo» promosso nel 2020 dal presidente americano Donald Trump come soluzione definitiva al conflitto israelo-palestinese. Il piano, basato su una soluzione a due Stati, offriva ai palestinesi circa il 70% della Cisgiordania (escludendo gli insediamenti israeliani), parte del deserto del Negev e un importante pacchetto economico. L’Autorità Palestinese lo rifiutò, e il progetto fu accantonato. Nel giugno 2019, ben prima degli accordi di normalizzazione ( i Patti di Abramo) tra Israele, Emirati Arabi Uniti e Bahrein, l’emiro qatariota Al Thani confidò ai leader di Hamas che l’Oman mostrava apertura verso relazioni con Israele. «Per quanto riguarda la Palestina, l’Oman è da una parte e noi dall’altra», avrebbe dichiarato. Durante una riunione di emergenza, Khaled Mashaal leader di Hamas disse all’emiro: «Dobbiamo lavorare insieme per opporci all’Accordo del secolo ed eliminarlo». Sei mesi dopo, una delegazione di Hamas si recò in Iran per il funerale del generale Qassem Soleimani, dove Haniyeh avrebbe ringraziato i qatarioti per aver messo a disposizione un volo.Secondo il canale israeliano, un rapporto interno a Hamas concludeva che una normalizzazione tra Qatar e Israele avrebbe segnato «la fine del progetto nazionale palestinese».
Rafforzare il Qatar, isolare l’Egitto
In un altro documento, già in parte anticipato da Channel 12, Sinwar scriveva ad Haniyeh che Hamas avrebbe dovuto fare pressioni affinché il Qatar assumesse un ruolo centrale nella mediazione con Israele, preferendolo all’Egitto, considerato meno affidabile. «Possiamo dare il nostro contributo e aprire loro grandi porte, come è accaduto con l’escalation dei palloni incendiari nell’agosto 2020», scriveva, riferendosi a una campagna di lanci di ordigni incendiari verso Israele che provocò incendi e raid di rappresaglia. «Gli egiziani cercavano di contenere l’escalation, ma li abbiamo costretti a ritirarsi a mani vuote. Al loro posto sono arrivati i qatarioti, ai quali abbiamo concesso il palcoscenico della diplomazia», aggiungeva Sinwar, che avrebbe poi pianificato l’attacco del 7 ottobre 2023.Durante il conflitto innescato da quell’attacco, in cui circa 5.000 uomini armati di Hamas hanno invaso il sud di Israele causando 1.200 morti e prendendo 251 ostaggi, sia il Qatar che l’Egitto hanno svolto ruoli chiave nelle trattative per un cessate il fuoco. Due collaboratori del primo ministro Netanyahu sono ora indagati per presunti pagamenti ricevuti da Doha al fine di promuovere, tramite i media, un’immagine positiva del Qatar come mediatore. Uno dei giudici coinvolti nel cosiddetto «Qatargate» ha affermato che Doha avrebbe anche spinto l’ex portavoce del premier, Eli Feldstein, a diffondere messaggi negativi sul ruolo dell’Egitto nei negoziati. Il Qatar ha respinto ogni accusa di aver cercato di emarginare il Cairo.
Prima del 7 ottobre 2023
Nel maggio 2022, diciassette mesi prima dell’attacco, mentre proseguivano gli sforzi degli USA per favorire la normalizzazione tra Israele e il mondo arabo, Sinwar scrisse ad Haniyeh sostenendo che anche la Turchia – pur mantenendo relazioni con Israele – doveva essere coinvolta negli sforzi anti-israeliani. «Tocca a voi cominciare a preparare la campagna», scrisse al capo politico di Hamas. «Dobbiamo iniziare subito con i nostri alleati: Iran, Qatar e Turchia. La diplomazia qatariota e turca deve avere un ruolo guida. Il nostro compito è soffocare l’occupazione e far sì che gli attori internazionali rompano ogni legame con essa». Durante una visita di Hamas in Iran, in un episodio non datato con precisione, un alto funzionario iraniano dichiarò: «Siamo lieti del sostegno turco-qatariota nei vostri confronti».Sette mesi prima dell’assalto del 7 ottobre, Sinwar parlò con Haniyeh dell’opposizione dell’Iran alla normalizzazione, in particolare rispetto all’eventuale adesione dell’Arabia Saudita agli Accordi di Abramo. All’epoca, Teheran aveva appena raggiunto un’intesa con Riyadh, mediata dalla Cina, per ristabilire relazioni diplomatiche. Sinwar, in un documento, avrebbe riferito che l’Iran era contrario a ogni apertura verso paesi dell’orbita saudita. «Non vogliono calma né accordi», avrebbe detto. «Non vogliono che ci avviciniamo ai loro rivali o nemici, quei paesi che intendono normalizzare i rapporti con l’America e con il nemico sionista. Ma sono favorevoli a che ci leghiamo al Qatar e alla Turchia». Un giorno questa guerra finirà. E quando accadrà, anche il ruolo del Qatar dovrà essere oggetto di un serio esame. Perché non basta vestirsi da mediatori per ripulirsi la coscienza.