Gaza, stop di un giorno agli aiuti umanitari: misure di sicurezza dopo le sparatorie

  • Postato il 4 giugno 2025
  • Di Panorama
  • 1 Visualizzazioni

La misura decisa per rafforzare la sicurezza dei siti mentre Hamas raddoppia i suoi sforzi propagandistici. L’esperta Elisa Garfagna: «Sfruttando la velocità dei social media e la suscettibilità dell’opinione pubblica internazionale, il gruppo terroristico sferra un attacco mediatico a tutto campo».

La Gaza Humanitarian Foundation (GHF) ha comunicato che oggi i suoi punti di distribuzione degli aiuti resteranno chiusi, per consentire all’organizzazione – sostenuta da Stati Uniti e Israele – di completare le attività logistiche necessarie ad accogliere un numero maggiore di persone. Il giorno di sospensione servirà anche alle Forze di Difesa Israeliane (IDF) per predisporre percorsi di accesso più sicuri verso i centri di distribuzione, in vista della ripresa delle operazioni prevista per giovedì. Lo ha dichiarato un rappresentante della GHF, spiegando che per il terzo giorno consecutivo si sono verificati incidenti con numerosi morti tra i civili palestinesi nelle vicinanze dei siti. Anche un portavoce delle IDF, in lingua araba, ha emesso una nota avvisando che ai palestinesi è temporaneamente vietato circolare lungo le strade che conducono ai punti di soccorso, poiché considerate aree di combattimento attivo.

Un altro portavoce della GHF ha riferito al «Times of Israel» che l’organizzazione sta collaborando con le IDF per rafforzare le misure di sicurezza anche al di fuori del perimetro diretto dei suoi centri di distribuzione. Tra le richieste avanzate da GHF figurano: l’introduzione di protocolli per regolare il movimento dei civili a piedi, al fine di ridurre al minimo confusione e potenziali escalation nei pressi delle aree controllate dalle IDF; la definizione di linee guida più esplicite da parte dell’esercito per facilitare un accesso sicuro dei palestinesi ai punti di consegna; il miglioramento dell’addestramento delle truppe israeliane e la revisione delle procedure interne per aumentare la tutela della popolazione. Nelle giornate di domenica, lunedì e martedì, le IDF hanno aperto il fuoco contro gruppi di palestinesi che si erano avvicinati ai militari deviando dal percorso precedentemente autorizzato per accedere al punto di distribuzione di Rafah.

Secondo fonti sanitarie legate ad Hamas, gli scontri di domenica hanno causato 31 morti e 170 feriti; lunedì le vittime sarebbero state tre e i feriti 35; martedì, invece, si contano 27 morti e 90 feriti. Tuttavia, queste cifre non sono state confermate in modo indipendente e, martedì, le IDF hanno accusato Hamas di aver deliberatamente esagerato i numeri. È sempre più evidente che Hamas, in crescente difficoltà sul piano militare, cerchi deliberatamente di destabilizzare le operazioni dell’Gaza Humanitarian Foundation. Per l’organizzazione jihadista, il controllo della distribuzione degli aiuti umanitari rappresenta un elemento cruciale nella propria strategia di dominio sulla popolazione, che continua a esigere l’uscita del gruppo armato della Fratellanza Musulmana dalla Striscia.

Provocare disordini o addirittura aprire il fuoco sui civili durante la consegna dei pacchi alimentari – come accaduto la scorsa domenica – diventa così un mezzo per consolidare quel poco potere che le resta. Tuttavia, questo tipo di manipolazione non potrebbe funzionare senza il supporto complice della gran parte dei media internazionali, che si limitano a rilanciare in tempo reale le versioni fornite da Hamas o da Al Jazeera, senza alcun filtro critico. Ma come funziona la macchina delle fake news di Hamas? Lo chiediamo a Elisa Garfagna esperta di comunicazione: «Hamas, in ventuno mesi dall’inizio del conflitto, ha perfezionato la  propria macchina da guerra propagandistica. Sfruttando la velocità dei social media e la suscettibilità dell’opinione pubblica internazionale, il gruppo terroristico sferra un attacco mediatico a tutto campo. Non si tratta di semplici manipolazioni di video o immagini; esiste una rete di attivisti e bot dedicata alla diffusione massiva di false narrazioni. Video presi da altri conflitti, foto d’archivio, persino scene di videogiochi vengono spacciate come attacchi israeliani attuali, seminando disinformazione senza scrupoli. Hamas, oltretutto, si è reso responsabile del saccheggio sistematico degli aiuti umanitari destinati ai più indigenti, privando la popolazione palestinese di risorse vitali. Quando poi si verificano le inevitabili vittime, queste vengono cinicamente trasformate in armi propagandistiche contro Israele. Manuali interni del gruppo istruiscono persino i “reporter” a presentare i terroristi come “civili innocenti”. L’obiettivo è chiaro: innescare una reazione emotiva nel pubblico occidentale, bypassando ogni verifica dei fatti, per delegittimare Israele e assicurarsi l’impunità per le proprie atrocità. È una strategia brutale, giocata sulla pelle di civili innocenti, con la complicità di chi, acriticamente, si lascia ingannare».

Autore
Panorama

Potrebbero anche piacerti