Gaza, Unrwa: “Israele blocca gli aiuti e viola il diritto internazionale”. Oms: “4mila bambini in attesa di uscire per cure salvavita”

  • Postato il 16 novembre 2025
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Mentre gli sfollati di Gaza affondano nel fango, a pochi chilometri di distanza migliaia di tende, coperte e beni di prima necessità per affrontare l’inverno restano bloccati ai valichi a causa delle restrizioni imposte da Israele. Una “violazione del diritto internazionale” ha denunciato Natalie Boucly, vice commissaria generale dell’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi. In un’intervista rilasciata al Guardian durante la sua visita a Bruxelles, la funzionaria ha fatto appello all’Unione europea e Stati Uniti perché facciano pressione sul governo di Tel Aviv, per consentire un flusso illimitato di aiuti umanitari alla popolazione stremata della Striscia.

Nell’intervista Boucly cita la quarta Convenzione di Ginevra e la Corte internazionale di giustizia, secondo cui Israele in quanto potenza occupante deve “garantire i beni di prima necessità agli abitanti palestinesi”. Limitando l’accesso degli aiuti quindi, Tel Aviv “non non sta rispettando il diritto internazionale umanitario e il diritto internazionale dei diritti umani”.

L’Unrwa ha scorte che potrebbero riempire 6mila camion. Cibo in grado di sfamare gli abitanti della Striscia per tre mesi e che invece resta fermo in Egitto e in Giordania. “Con l’avvicinarsi dell’inverno – dice ancora Boucly- la carestia che continua ad attanagliare la popolazione, è fondamentale che tutti questi aiuti giungano a Gaza senza indugio. E questo vale anche per le altre agenzie delle Nazioni Unite, perché le restrizioni e i vincoli persistono”.

La sua accusa va a unirsi a quelle di altre decine di ong impegnate nella Striscia. Già a fine ottobre 40 organizzazioni umanitarie avevano parlato di oltre 50 milioni di dollari di aiuti ai valichi: “Così le persone moriranno” avevano avvertito. Preoccupazioni simili a quelle espresse anche dal direttore di Azione contro la fame, Simone Garroni, che in un’intervista al Fattoquotidiano.it aveva descritto una situazione drammatica, con cibo e tende fermi al confine e il freddo in arrivo. Paure che si sono puntualmente concretizzate negli ultimi due giorni: una tempesta ha mandato sott’acqua il campo di al-Mawasi, dove le persone vivono in tende vecchie e logore, non adatte ad affrontare un nuovo inverno. E così mentre quelle necessarie a costruire nuovi ripari sono in attesa di entrare, mezzo milione di persone ha visto le sue poche cose sommerse dal fango. Sono straripate anche le fogne e le acque reflue si sono mescolate a quelle piovane.

Oltre agli aiuti, restano bloccate anche le persone gravemente malate o ferite. Secondo l’Oms sono 16500 i pazienti che stanno aspettando di attraversare i confini della Striscia per ricevere cure salvavita. “Tra questi ci sono quasi 4mila bambini” ha scritto il direttore generale Adhanom Ghebreyesus. “Un mese dopo il cessate il fuoco a Gaza l’Oms è sul campo per ricostruire i sistemi sanitari e garantire che i pazienti ricevano cure salvavita attraverso evacuazioni mediche. Ringrazio i 30 Paesi che hanno aperto le loro porte per accogliere i pazienti e invito altri a unirsi a noi. Chiediamo inoltre l’apertura di tutte le vie di evacuazione, in particolare verso la Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est. La salute e la guarigione non possono aspettare”.

La settimana che arriva sarà decisiva per il futuro della Striscia e per l’avvio della fase successiva al cessate il fuoco tra Israele e Hamas. È atteso per domani, lunedì 17 novembre, il voto del Consiglio di sicurezza Onu sulla bozza di risoluzione degli Stati Uniti per approvare il piano di Donald Trump. Il testo prevede un mandato fino alla fine di dicembre 2027 per un “comitato per la pace” che dovrebbe essere presieduto dal presidente degli Stati Uniti e autorizza l’invio di una “forza internazionale di stabilizzazione“. Ieri, inoltre, il ministro degli Esteri di Mosca ha dato notizia di una telefonata tra Vladimir Putin e Benjamin Netanyahu. Non solo Gaza, ma anche Iran e Siria al centro del colloquio. I due “hanno avuto un approfondito scambio di opinioni sulla situazione in Medio Oriente, compresi i recenti sviluppi nella Striscia di Gaza alla luce dell’accordo sul cessate il fuoco e sullo scambio di persone detenute attualmente in fase di attuazione, la situazione relativa al programma nucleare iraniano e le questioni relative alla promozione di un’ulteriore stabilizzazione in Siria”.

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Il Fatto Quotidiano

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