Gela e il triste record di tumori e malformazioni, ma c’è solo un medico per 60 chemio. La Regione taglia i posti letto e la gente scende in piazza
- Postato il 25 settembre 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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Da quando la città di Gela ha visto sorgere sul proprio territorio il polo petrolchimico Eni non ha chiesto altro che un supporto sanitario per i tanti rischi che questo comporta. Nel 2025, però, quando ormai il polo è stato già convertito in bioraffineria e la zona inquinata non è stata neanche bonificata, non rimane neanche più il diritto alla salute. Il nuovo piano della Rete ospedaliera, approdato martedì in Commissione salute all’Ars, l’assemblea regionale siciliana, piuttosto che andare incontro ai bisogni della città gelese, che conta 75mila abitanti (150mila se si considera il circondario) sembra voltare le spalle ai cittadini di Gela. Oggi i cittadini scendono di nuovo in piazza per protestare contro i nuovi tagli.
Eppure i malati di tumore nella città aumentano: a metà 2025, infatti, il reparto di Chemioterapia dell’ospedale Vittorio Emanuele ha attestato, in sei mesi, gli stessi nuovi ingressi che aveva raccolto nell’intero 2024: “Oggi per 60 persone che arrivano ogni giorno per fare chemioterapia c’è solo un primario con due infermieri – dice Angelo Lo Bello dell’associazione Farcc, Fondere assistenza ricerca cancro e cultura – questa estate non è potuto neanche andare in ferie per stare vicino ai suoi pazienti”. Intanto Daniela Faraoni – assessore regionale alla Salute – sventola come un successo la riorganizzazione, festeggiandola come “un sistema regionale più vicino ai bisogni della popolazione”. Peccato che nella capitale delle malformazioni – Gela conta un deformato ogni 166 abitanti, un record nella regione e nella nazione – non è stato previsto l’Utin, l’unità di terapia intensiva neonatale. Nella cittadina che fa i conti con un tasso di tumore tra i più alti in Italia, ci sono solo due posti letto in Oncologia, in day hospital: nel reparto operano appena un primario e due infermieri, che non possono andare in vacanza per non far morire le persone. “Piuttosto che il posto letto qui servono i medici – dice ancora Lo Bello – non me ne faccio nulla di un posto letto quando mancano i medici. Con questo nuovo piano però invece di venire incontro agli ammalati si va nella direzione opposta”.
Eppure, per l’assessore regionale, i posti letto sarebbero perfino in aumento: “Passeranno da 147 attuali a 234 – dice l’assessore – di cui quelli ‘acuti’ da 145 a 206 e verranno attivate nuove unità operative”. Peccato che questi numeri erano quelli previsti già nel 2019: solo sulla carta però, perché non sono mai diventati reali. I tagli dunque avvengono sulle “promesse” dei nuovi posti, proclamati e mai attuati, perché mancano i medici: di questi posti virtuali ne verranno tagliati 12; in principio dovevano essere 22, ma la Regione ha abbassato il tiro dopo le proteste dei residenti. Se la situazione era difficile, adesso diventa disperata, perché viene tagliata la speranza di avere in futuro questi posti letto.
Con la sua associazione, Angela aiuta i malati oncologici gestendo l’accoglienza all’ospedale Vittorio Emanuele, per sgravare di questo compito il già esiguo personale del nosocomio che solo la mattina può dedicarsi alla chemioterapia. In generale, nel 2002 l’ospedale di Gela aveva più di 300 posti letto, ma oggi (quelli reali) sono meno della metà, nonostante i problemi siano aumentati con i numeri di ammalati di tumore che crescono in maniera vertiginosa, grazie anche al trascorso di una città dichiarata Sin, sito di interessa nazionale, quindi soggetto a bonifica. Nonostante il primo passaggio positivo in commissione – poi il documento deve tornare in Giunta e passare sotto la lente del Governo, del ministero dell’Economia e della Sanità – la popolazione non si dà per vinta e oggi scenderà in piazza davanti all’ospedale, per protestare contro il depotenziamento della struttura: “Questo nuova rete è figlia di un corto circuito – protesta il sindaco Terenziano Di Stefano – piuttosto che efficientare i posti letto, questi vengono tagliati. In queste decisioni non viene considerato il fatto che Gela è un Sin, siti così vengono abbandonati mentre si potenziano altre aree per ragioni politiche. Per questo non ci fermeremo nella nostra lotta, continuando a chiedere anche i medici”.
Come un cane che si morde la coda, senza posti non si hanno i medici e viceversa. Secondo la direttiva generale che vuole 3 posti letto per mille abitanti, i numeri al ribasso (367 quelli tagliati dal nuovo piano in tutta la Sicilia) sarebbero figli della riduzione della popolazione nella regione. “Ci servono i medici” protestano i cittadini che chiedono a gran voce anche l’Utin, del quale, nonostante gli annunci, si è persa la traccia: “Nel nuovo piano non si parla dell’Utin che invece verrà attivato a Caltanissetta, nonostante sia già presente a Enna, poco distante”, protesta il sindaco. Così, a Gela, dove non arriva il diritto alla salute, ci pensano i volontari: “Noi non demordiamo – dicono ancora i volontari di Farcc – regaliamo a chi ha bisogno i turbanti e le parrucche, il supporto psicologico e il make up per le pazienti, noi lo facciamo ogni giorno come volontari e non ci fermiamo”.
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