Genova da 5 anni ha un “Frate Vescovo”: in un libro la sua vita e il catechismo di Papa Francesco

  • Postato il 19 ottobre 2025
  • Cronaca
  • Di Blitz
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Genova ha da cinque anni un frate vescovo, dopo avere avuto un cardinale-principe, Giuseppe Siri, due volte papa mancato, un cardinale così solido come Dionigi Tettamanti, poi arcivescovo di Milano e un cardinale diventato segretario di Stato, Tarcisio Bertone e infine un cardinale genovese, Angelo Bagnasco, presidente della Cei e poi dei Vescovi europei.

Il “frate vescovo” ha scelto per sé questo titolo, scrivendo con me un libro-dialogo sulla sua storia e su quella della Chiesa oggi.

Si chiama e si vuol far chiamare solo così padre Marco Tasca deil’ Ordine dei francescani minori conventuali, l’ordine di san Francesco, in questi giorni così di attualità, tra nuovi libri pubblicati e ricorrenze restaurate per il prossimo 4 ottobre 2026.

Tasca è stato “il successore” di Francesco D’Assisi nei suoi 14 anni da Priore Generale del suo Ordine, viaggiando il mondo in ogni convento francescano, in ogni paese, in ogni continente, dal Rio delle Amazzoni in barca tra i coccodrilli a Pechino nelle chiese nascoste nei grattacieli per non dare fastidio al regime.

E poi per volontà esplicita di Papa Francesco è stato mandato a Genova in quella cattedrale tra i caruggi, alta e imponente, nella quale ha rifiutato di abitare, scegliendo una cella di un convento sulla collina di Albaro.
Ci è arrivato nei giorni della pandemia, consacrato in piazza della Vittoria, steso sul pavimento con la mascherina come tutti i duemila fedeli distanziati per paura del Covid.

Avrebbe voluto andare a fare il missionario in un convento in Cile fra confratelli amici, invece è stata scelta per lui Genova, di cui non conosceva nulla di nulla.

Papa Francesco ordinò: vai a Genova

Genova da 5 anni ha un “Frate Vescovo”: in un libro la sua vita e il catechismo di Papa Francesco
Genova da 5 anni ha un “Frate Vescovo”: in un libro la sua vita e il catechismo di Papa Francesco – (Blitzquotidiano.it (foto ANSA)

Mi ha raccontato che stava preparandosi a questa missione in Cile. quando il suo telefonino ha preso a squillare con un numero sconosciuto. Tasca a non rispondeva, non si risponde ai numeri ignoti.

Al quarto squillo ha risposto brusco: “ Non rispondo a chi non so chi sia!” E dall’altra parte: “Sono Papa Francesco: vieni subito a Roma: dobbiamo parlare!”

Padre Marco mi ha raccontato tutto questo dopo la bellissima storia della sua infanzia, adolescenza e vocazione, nel Comune di Piove di Sacco, vicino a Padova, il suo paese, dove è cresciuto decimo figlio di una famiglia di contadini, portando la colazione a suo papà che lavorava i campi dall’alba al tramonto.

Fino alla vocazione a 12 anni, folgorante e chiara, decisa. Poi gli studi in seminario, tanti incarichi, una crescita teologica e umana molto forte, una “carriera”, si direbbe distorcendo la vocazione fino al quel ruolo apicale e i viaggi nel mondo, a conoscere i frati, ma sopratutto la Chiesa, come stava la chiesa nel mondo da Ovest a Est, dal Nord al Sud. Un’esperienza fantastica, di grande ricchezza, speranza e scoperta.

Nel libro poi padre Marco mi spiega l’arrivo a Genova, una sorpresa quella città di vento e di mare e tutti i suoi problemi. E soprattutto mi ripete che in questa città nuova lui è rimasto sempre un Frate e ha seguito passo dopo passo Francesco, il suo Papa.

Il libro è stato scritto con il dialogo, a volta anche un po’ complicato tra padre Marco e me, di domande e risposte. Ragionando anche su Genova oggi, sulla Chiesa oggi, ma soprattutto su questa diocesi, sui suoi preti, sui suoi cardinali , sul popolo di Dio proiettato nelle grandi emergenze e novità della Chiesa di questo terzo millennio, trafitto dalla secolarizzazione, dal crollo delle vocazioni e da uno squilibrio continentale.

L’Occidente, compreso il Giappone, dove la Chiesa soffre enormi difficoltà e gli altri continenti, dove, invece, la scena è diversa: l’Africa che cresce nelle vocazioni e negli impegni degli Ordini che vi operano, l’Oriente dove la richiesta di qualcosa in cui credere diventa quasi un appello forte, che padre Marco ha raccolto improvvisamente, in una chiesa “segreta” di Pechino piena di giovani disperati.

In America Latina, un subcontinente a parte, dove per visitare i frati lontani e dispersi bisogna allungare il viaggio dopo l’aereo grande, quello piccolo, la grande jeep, poi sui battelli nel Rio delle Amazzoni, tra coccodrilli e ippopotami, per arrivare alla “chiesa” che è un battello solo un po’ più grande.

Il libro e il botta e risposta riguardano ovviamente le novita di chi amministra la Chiesa oggi, la novità del Sinodo, appena concluso, la grande assemblea universale, che poi è anche locale, la necessità di riordinare le parrocchie e la catena di comando della diocesi con una parola d’ordine perentoria: “INSIEME”, che Padre Marco spiega, raccontando come ha nominato quattro vicari episcopali per aiutarlo e come ha cercato di imprimere una forte spinta al ruolo dei laici nella Chiesa di oggi.

Non sono mancati i riferimenti ai grandi preti che hanno segnato la storia di Genova, non solo quei cardinali “in carriera”, ma anche i preti da marciapiede come don Andrea Gallo e gli altri che Francesco-Berùgoglio aveva in qualche modo rivalutato, come don Tonino Bello e don Milani, l’autore della lettera a Barbiana.

E non trascura le difficoltà civili di Genova, la mancanza di lavoro, l’andamento economico preoccupante, il ruolo civile suo, distante dal potere ma pronto a spronarlo perché faccia il suo dovere.

Si può dire che questo libro contenga in qualche modo il “catechismo” di papa Francesco, che padre Marco spiega così bene anche nei passaggi più vicini allo stile di Bergoglio, la sua sobrietà, la sua semplicità, le scarpe ortopediche, la borsa portata da solo con dentro lo spazzolino da denti, oltre, ovviamente alla sua grande idea di una chiesa dell’ascolto?

Probabilmente Tasca direbbe che non è questo: il suo è solo il lavoro di un frate vescovo, che approva il suo Papa e lo segue negli abiti, nelle idee, nello stile anche tanto riservato. Quasi mai le insegne arcivescovili, spesso solo il suo saio da frate e spesso neppure quello, solo la croce glabra sul petto e gli spostamenti da una parte della città all’altra, rigorosamente in taxi.

Altro che autista e macchina di rappresentanza.

Quando il libro è stato scritto c’era ancora papa Francesco. Leone XIV è venuto dopo e una domanda su di lui a Tasca nel libro ovviamente manca. Resta sospesa.

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Autore
Blitz

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