Genova, Salis sperimenta l’educazione sessuo-affettiva per quattro asili: “Dai territori possiamo scardinare il populismo”

  • Postato il 27 novembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Oltre trecento bambini e bambine di Genova dai tre ai sei anni che frequentano quattro asili comunali, grazie alla giunta di centrosinistra e al Centro antiviolenza “Mascherona”, faranno un’ora la settimana di educazione sessuale e affettiva. Una risposta concreta al ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara che ha concesso solo a superiori e medie (primaria e infanzia sono escluse) progetti su questo tema, previo consenso delle famiglie: “In questo Paese – ha detto la prima cittadina Silvia Salis presentando l’iniziativa – è impossibile pensare che non ci sia bisogno di educazione sessuo-affettiva nelle scuole ed è anche impossibile sostenere che debba essere una responsabilità a carico delle famiglie. Dicono che ci sono altri problemi: delegittimare questi temi è una forma di violenza che va combattuta”.

La sperimentazione da gennaio

Si parte, dal prossimo gennaio, con i primi incontri che vedranno coinvolte le famiglie, sotto la regia e l’organizzazione dei responsabili di ambito delle scuole infanzia “Firpo” e “Mazzini” di Sampierdarena, “Monticelli” del Lagaccio e “Santa Sofia” nel centro storico. “È un piccolo passo – ha sottolineato la sindaca – ma con l’aria che tira in Italia, è un molto rappresentativo. Dai territori può partire un movimento culturale che vada a scardinare il populismo becero che ha invaso questo Paese”. I progetti verranno realizzati in collaborazione, coprogettazione e, ovviamente, con il consenso dei genitori, come tutta l’offerta formativa e pedagogica per i bambini dell’infanzia. Le prime scuole comunali, che saranno coinvolte in questa fase sperimentale, hanno già avviato iniziative di inclusione, intercultura, valorizzazione delle diversità, anche confrontandosi con contesti complessi e che hanno visto la forte partecipazione dei genitori.

La responsabile: “Faremo educazione alla non violenza insegnando l’empatia e la gestione delle emozioni”

Nelle scuole andranno alcuni volontari dei centri antiviolenza che si sono messi a disposizione gratuitamente. Lo spiega a ilfattoquotidiano.it Manuela Caccioni, la responsabile del centro antiviolenza “Mascherona” che gestirà la sperimentazione. Caccioni ha alle spalle venticinque anni di impegno a favore delle donne che hanno subito violenza ma anche ore ed ore di lezioni nelle scuole di ogni ordine e grado: “Siamo convinti, sia noi che l’amministrazione, che per interrompere la spirale di violenza sia necessario lavorare con i più piccoli. Alle superiori è già tardi. Lo testimonia il fatto che ai nostri centri, a differenza del passato, dopo il nostro lavoro nelle classi, arrivano 16-17enni che ancor prima di aver preso uno schiaffo si rivolgono a noi perché si sentono oppresse, controllate”.

Ma di cosa parleranno i volontari? “Faremo educazione all’emozione, promozione all’empatia in forma giocosa con storie che valorizzano la non violenza. Se dici la parola ‘sesso’ tutti pensano a chissà cosa ma sappiamo che son bambini dai tre ai sei anni: servono giochi di gruppo, è utile parlare con loro della paura, della rabbia. La repressione delle emozioni porta ad un’aggressività che può essere contenuta”. Caccioni, che con il suo team incontra circa 600 donne l’anno e gestisce cinque “case rifugio”, ha un obiettivo: “Vogliamo coinvolgere non solo i bambini ma anche gli insegnanti e le famiglie per promuovere un’ azione da pari a pari senza gerarchie”.

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Il Fatto Quotidiano

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