Giorgia Meloni e il referendum: «Cittadinanza in 5 anni? Assolutamente no. L’astensione è un diritto legittimo»

  • Postato il 5 giugno 2025
  • Di Panorama
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Si è concluso con l’ospite più atteso “Il Giorno della Verità”, appuntamento promosso e organizzato dal quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, per raccontare e fare il punto sulle grandi sfide della contemporaneità e sui temi che ogni giorno l’Italia si trova ad affrontare. Sul palco, infatti, è salita la premier Giorgia Meloni, intervistata dal direttore de “La Verità”. Sono stati affrontati i temi più caldi del momento: relazioni internazionali, guerre e politica interna.

Partiamo proprio da quest’ultima. La premier, infatti, ha voluto subito puntualizzare il motivo per cui si recherà ai seggi per i prossimi referendum senza tuttavia ritirare le schede referendarie: «Quando non si condividono i contenuti di un referendum c’è anche l’opzione di non votare. Nella storia repubblicana tutti i partiti hanno fatto campagna per il “non voto” quando c’erano referendum che non gradivano, vale anche per noi». Sempre in tema referendario, su espressa domanda del Direttore Belpietro, il Presidente del Consiglio ha affermato di essere categoricamente contraria alla riduzione dei tempi per il riconoscimento della cittadinanza italiana agli stranieri.

Riguardo alla tenuta del governo, che come sottolinea Belpietro potrebbe essere il primo della storia repubblicana ad arrivare al termine del suo mandato, Meloni ha riaffermato ancora una volta la solidità dell’esecutivo, attaccando certe ricostruzioni fatte a mezzo stampa dalle opposizioni, ricostruzioni che secondo la premier «non sono mai accadute». Il tema della stabilità è caro alla premier, tanto da esserle stato riconosciuto anche da diversi capi di Stato esteri, abituati ai soliti rimpasti ed elezioni anticipate.

E i risultati di questa stabilità di governo si vedono, continua Meloni: «negli ultimi giorni abbiamo fatto una nuova emissione di titoli di Stato Btp, ne abbiamo messi sul mercato 17 miliardi e ci sono arrivate richieste per 210 miliardi di euro, questo significa che l’Italia è considerata solida e sicura».

Passando alle relazioni internazionali, campo in cui secondo la sinistra italiana il Belpaese sarebbe isolato, la premier rifiuta categoricamente una tale affermazione: «tutto si può dire fuorché l’Italia sia isolata, abbiamo ritrovato il nostro protagonismo con le caratteristiche a noi peculiari». Dopo la caduta dell’ultimo governo di centrodestra «si è detto che l’unico ruolo possibile per l’Italia fosse quello di Junior partner di Francia e Germania; io sono un po’ più ambiziosa».

Meloni ha continuato affermando che «è importante avere ottimi rapporti con Francia e Germania, e li abbiamo, dopodiché l’Italia deve rivendicare una cooperazione tra pari e rivendicare la propria autonomia, proprio come fanno gli altri. L’Italia non deve essere la ruota di scorta di Francia e Germania».

Imbeccata dal direttore Belpietro sul tema dazi, la premier ha affermato come questo sia un tema «di lavoro serio», anche se le questioni tecniche rimangono in mano alla Commissione europea. La premier si dichiara confidente che «continuando a favorire momenti di incontro, anche in rapporto alla nuova situazione geopolitica, riusciremo a trovare una nuova dimensione per l’Occidente», l’equilibrio fra alleati verrà insomma ritrovato.

Sulla pace in Ucraina, la premier afferma che i segnali dalla Russia «non sono incoraggianti», «ci aspettavamo chiari e repentini passi in avanti nella direzione della pace, ma accade il contrario, la Russia continua a rispondere a queste aperture con bombardamenti delle infrastrutture civili e con proposte buone solo per la propaganda interna, temo che l’invasione dell’Ucraina abbia più a che fare con la sfera d’influenza che Putin vuole ricreare che con l’allargamento della Nato».

La scelta dell’Italia di sostenere l’Ucraina è motivata dalla premier col fatto che «se Kiev fosse capitolata immediatamente, noi avremmo rischiato di ritrovarci con una guerra più vicina a casa nostra, ci saremmo trovati in una situazione di maggiore caos di quella di oggi, bisognava quindi creare le condizioni di equilibrio atte a far partire il negoziato». Secondo la premier, senza quel tipo di deterrenza i colloqui più recenti non sarebbero stati possibili.

Su Gaza, Meloni sottolinea come il governo sia stato chiaro sin dall’inizio, «la guerra è stata iniziata da Hamas, ed è sempre Hamas che, rifiutandosi di liberare gli ostaggi, impedisce la sua conclusione. Dopodiché, la reazione di Israele a questi attacchi terroristici ha assunto contorni inaccettabili; dal nostro punto di vista Israele deve fermarsi immediatamente e tutelare la popolazione civile. Io credo che gli attori chiave di questa vicenda possano essere i Paesi arabi, in questi anni si sono comportati in maniera responsabile, penso che debbano essere aiutati».

Si è parlato quindi del “dl sicurezza”, recentemente approvato in Senato, «ci accusano di autoritarismo, ma l’autoritarismo è compressione di libertà, che libertà abbiamo tolto? Quella di occupare case o scippare gli anziani? Penso che la prima libertà dei cittadini sia quella di avere sicurezza garantita dallo Stato, e sono fiera delle norme approvate».

Infine un tema caro a La Verità, quello degli ingentissimi finanziamenti pubblici elargiti per numerose pellicole che poi nessuno va a guardare. Su espressa domanda del Direttore Belpietro, che ha chiesto conto delle proteste di alcuni di questi “artisti” per il taglio ai fondi, la premier ha rimarcato che i soldi spesi dal governo «sono i soldi degli italiani, e vanno spesi in modo ponderato; io penso che non sia serio che ci fossero persone che prendevano milioni di contributi pubblici e poi al botteghino facevano solo qualche decina di spettatore. Questo è qualcosa che non si deve fare e ci è costato ben 7 miliardi di euro negli anni!».

Autore
Panorama

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