“Giorgia Meloni mi incuriosisce, voglio sapere tutto di lei. Melania Trump? Ha fatto un patto con il diavolo”: parla Tina Brown
- Postato il 8 settembre 2025
- Trending News
- Di Il Fatto Quotidiano
- 2 Visualizzazioni
.png)
Dovrebbe essere lei l’intervistata, ma non può fare a meno di ribaltare i ruoli. Chiede, si informa, analizza. Tina Brown, la donna che ha rivoluzionato il giornalismo americano dirigendo testate come Vanity Fair America, The New Yorker e Newsweek nonché fondatrice deœ Daily Beast, anche da un giardino di un hotel veneziano, rimane una cronista purosangue e, in una lunga e sferzante intervista al Corriere della Sera, parla di potere, media, e di come si sopravvive quando “sei l’unica donna nella stanza”.
Il suo giudizio sui primi otto mesi del secondo mandato di Donald Trump è durissimo: “Devastanti e inattesi”, afferma. “La sua rabbia e la sua voglia di vendetta per la sconfitta con Biden sono così forti che ormai è diventato un fascista a tutto tondo. Siamo sull’orlo della legge marziale“. Descrive un’America in cui il Presidente “sta mandando l’esercito nelle città a maggioranza democratica dicendo che la criminalità è un’emergenza: tutto falso”, e in cui “licenzia chi non la pensa come lui”.
Ricorda anche un incontro personale degli anni ’90, quando una sua giornalista scrisse che Trump teneva discorsi di Hitler sulla scrivania: “Andò fuori di testa. Era così arrabbiato che a una cena di beneficenza le versò un bicchiere di vino addosso. Ha un complesso di inferiorità, è ossessionato di non aver mai ricevuto il rispetto che pensa di meritare. Il suo rapporto con Putin è un esempio: vuole essere lo zar”. E su Melania: “Hanno un tratto in comune: la crudeltà. Donald la esercita sul mondo, lei su di lui. Ha fatto un patto con il diavolo”. Se dirigesse un giornale, chi vorrebbe oggi in copertina? “Giorgia Meloni. Mi incuriosisce, vorrei sapere tutto di lei. Le sue origini, la sua gestione del potere”. Nessun interesse invece per Netanyahu o Zelensky ma, ammette, “sogno di conoscere i segreti di Vladimir Putin”.
Tina Brown ripercorre anche la sua carriera, segnata dall’essere stata spesso l’unica donna ai vertici. A Vanity Fair, dove arrivò a 32 anni e creò copertine iconiche come quella di Demi Moore incinta, scoprì dopo quattro anni che “il direttore di GQ veniva pagato molto più di me. Vorrei poter dire che sono andata dal presidente a rivendicare i miei diritti, ma ho assunto un agente che lo ha fatto per me: stipendio raddoppiato“. L’altra battaglia che ha dovuto combattere è stata quella di riuscire a conciliare il lavoro con il suo ruolo di madre: “Per le donne della mia età è stato difficile. Al New Yorker eravamo in tante, amavano il mestiere ma volevamo stare anche con la famiglia. Ho due figli, uno dei quali affetto da autismo. Lui voleva che ogni sera alle 17 fossi a casa. Correvo per esserci, e le mie colleghe mi coprivano. Lo mettevo a letto e poi poteva capitare che tornassi al giornale. Avevamo creato una struttura che funzionava”.
Lasciò Condé Nast dopo 17 anni, quando l’allora presidente Si Newhouse stroncò le sue idee di espandere il New Yorker con un programma tv e un festival: “Mi disse ‘Stick to your knitting’, che significa ‘fai il tuo, non impicciarti’. Per loro, il business era cosa da uomini, quindi non mio. Da quel giorno per me è finita”. Oggi, ammette, le mancano i giornali di carta: “Ascolto podcast, seguo newsletter, ma il giornalismo per me rimane quello investigativo, che trova cose nuove. Niente dà senso alla giornata come una prima pagina, che per me ha questo rumore: ‘Sbang!'”.
L'articolo “Giorgia Meloni mi incuriosisce, voglio sapere tutto di lei. Melania Trump? Ha fatto un patto con il diavolo”: parla Tina Brown proviene da Il Fatto Quotidiano.