Giubileo degli Adolescenti, tornati da Roma i 250 giovani della diocesi di Savona: “Indimenticabile”

  • Postato il 27 aprile 2025
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  • Di Il Vostro Giornale
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Giubileo Adolescenti

Savona/Roma. Sono terminati i tre giorni romani per i 250 adolescenti che hanno partecipato al Giubileo dell’Adolescenza. Tre giorni nei quali sono stati catapultati in una realtà che era difficilmente immaginabile qualche mese fa. Ebbene sì perché i tre giorni del Giubileo degli Adolescenti (che sarebbero dovuti essere di festa) sono coincisi con la messa in suffragio di Papa Francesco. E così se da una parte c’era l’euforia di vivere questa esperienza (per molti la prima) lontano da casa senza i genitori, dall’altra su alcuni ragazzi è calato un velo di tristezza per non aver avuto la possibilità di vedere, in piazza San Pietro, papa Bergoglio.

Sono stati tre giorni in cui però il Pontefice è stato sempre presente ed è stato ricordato in più occasioni: dalla via Lucis, all’Eur, venerdì pomeriggio alla messa conclusiva in piazza San Pietro di questa domenica mattina (27 aprile).

Sono stati tre giorni di profonda gratitudine e di unione. I 250 adolescenti hanno vissuto momenti importanti tutti insieme come il passaggio della Porta Santa in San Giovanni Laterano. Un evento importante che ha portato con sé un duplice significato quello della riconciliazione con se stessi, e dall’altra, con Dio. Un momento che si è concluso poi con il sacramento della confessione.

Tre giorni all’insegna anche del divertimento e della scoperta della Capitale. Tre giorni nei quali la stanchezza fisica si è certamente fatta sentire ma che è stata compensata da un arricchimento interiore, da uno scambio culturale (diverse le altre diocesi incontrate e con le quali si sono passati piccoli momenti di condivisione) e anche da qualche piatto di carbonara (che non poteva mancare). Insomma un’esperienza che rimarrà indimenticabile per questi adolescenti.

“Nonostante abbiamo dormito per terra in una scuola siamo stati molto felici perché eravamo tutti insieme”, “Che bello stare tre giorni con i miei amici”, “Grazie Papa Francesco, ti ricorderemo per sempre”, “Questo Giubileo degli adolescenti ci ha lasciato tantissimo soprattutto abbiamo capito quanto è bello la condivisione”. Sono questi alcuni pensieri dei 250 giovani della nostra diocesi.

Ora è tempo di tornare a casa ma non di fermarsi. Bisognerà continuare a camminare. Perché proprio come ha detto Francesco in un messaggio di speranza rivolto ai giovani, non molto tempo fa, “finché un giovane cammina va tutto bene. Ma se un giovane si ferma non va più bene. Perché è come l’acqua che quando si ferma si riempi di germi, viene contaminata. L’acqua ferma è la prima a corrompersi. Un giovane che non cammina è il primo a corrompersi. Bisogna camminare sempre e guardare avanti con coraggio e con gioia”.

In questo Giubileo siamo stati pellegrini di speranza. Quella speranza che abbiamo fatto nostra in questi tre giorni ma che ora deve varcare i confini di Roma. Proprio come avrebbe voluto Francesco che in questi giorni più che mai era con noi.

Spiega ai microfoni di IVG.it il vescovo di Savona-Noli Calogero Marino: “Il papa amava spesso dire a questi giovani: che non bisogna ‘balconare’. Lui usava questo verbo, forse tipico del linguaggio latino-americano, che significa che non bisogna guardare la vita dal balcone. E poi diceva, già dai primi anni del ministero, che bisogna alzarsi dal divano, togliersi le pantofole e mettersi le scarpe per camminare. Un’immagine efficace, a mio parere, per dire che è proprio l’età della giovinezza, dell’adolescenza, l’età in cui si è chiamati a muoversi, a sognare, a pensare il futuro. Oggi non è sempre così, perché oggi il contesto civile in cui viviamo tende invece a dire ai giovani di stare fermi, fermi di fronte al proprio smartphone, fermi di fronte al videogioco o comunque con pochi sogni. Perché oggi il mercato, la cultura ambiente tendono a colmare con oggetti, con mille cose la vita dei giovani. Invece camminare nasce dal sentimento di una mancanza: è quello che ti manca, che ti mette in cammino. E oggi credo che i giovani abbiano capito che occorre accogliere questa lezione; la lezione di una mancanza che ti mette in cammino e fa sì che la tua vita diventi una vita adulta, una vita grande, una vita capace di responsabilità, di dono, di gratuità. I ragazzi, per quanto visto in questi giorni, hanno intuito questa lezione”.

E poi il suo messaggio ai ragazzi: “Uso un’immagine che di nuovo non è di Francesco ma è vicina a Francesco: che prendano in mano le chiavi delle loro parrocchie, che non si sentano ospiti ma si sentano (per quanto riescono e se noi adulti e noi preti diamo loro spazio) capaci anche di farsi carico dell’essere cristiani adulti, anche se giovani, dentro le loro comunità, che portino dentro le loro comunità, dentro le parrocchie, la freschezza del loro cuore e della loro vita”.

Autore
Il Vostro Giornale

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