Giugliano, Eziolino Capuano è tornato: Leopardi, il sabato del villaggio, il valium e i miracoli
- Postato il 29 ottobre 2025
- Di Virgilio.it
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Ha solo 60 anni ma con quella di Giugliano, con cui ha esordito con un ko, ha già raggiunto la bellezza di 25 panchine in carriera. E’ toirnato Eziolino Capuano, a modo suo che poi è sempre lo stesso. Rispante, provocatorio, dissacrante, appassionato. Oggi a Giugliano come 40 anni fa alla sua prima esperienza con l’Ebolitana. Un cammino quasi sempre al Sud, dove quando c’è un’emergenza lo chiamano sempre “perché sono un po’ alla Santa Rita da Cascia e un po’ alla Robin Hood”. E un po’ anche Don Chisciotte. Molti lo ricordano per gaffe e battute, dall’ex Napoli Mertens (“è un giocatore normalissimo, e ve lo dico oggi 17 giugno 2013, che non fa più di otto partite nel Napoli da titolare”) all’Arezzo (“L’Arezzo in D è un po’ come vedere Belen che fa la barista”). In mezzo liti con i suoi giocatori, con i dirigenti ma anche bagni di folla con la gente, come l’esultanza assieme ai tifosi della Juve Stabia dopo un derby vinto con l’Avellino ballando sui tetti delle auto. La presentazione a Giugliano non ha tradito le attese, Eziolino – chiamato così perché piccolo e minuto – ha sciorinato il suo repertorio colto e profano, facendo già innamorare tutti.
La carriera di Capuano
Tante le coccarde sul petto per Capuano, la promozione in C2 sia con l’Altamura che con la Cavese, rispettivamente nel 1996 e nel 1997. Nel 2010 salva un Potenza destrutturato e retrocesso solo d’ufficio. Poi trascina la Sambenedettese dall’undicesimo al secondo posto – salvo venire esonerato con enorme rammarico – salva il Taranto e poi va via. Un ascensore perenne, vince, litiga, viene ccciato. L’ultima volta nove mesi fa a Trapani, dove fu esonerato causa pesante alterco con i giocatori. Stesso decorso a Foggia, solo qualche mese prima di prendersi la panchina granata: esonero lampo con strascichi giudiziari.
Solo sette partite tra dicembre e gennaio, poi il foglio di via per “irriguardose condotte e gravi offese rivolte al gruppo squadra”. L’allenatore ha scelto di impugnare la decisione del club trascinando la questione in tribunale: “Avevo una causa di dignità con il Trapani. Non auguro a nessun mio collega di passare quello che ho vissuto in questo periodo. Non ho accettato nessuna proposta fino alla sentenza, il giorno dopo ho subito presentato le dimissioni”. Non tutti, del resto, accettano il suo linguaggio franco, schietto, di “pancia”.
La lotta ai social
Si è sempre sentito uomo del popolo, Capuano. Di sè ha sempre detto: “Io mi sento garante del popolo che alleno. Come ho detto tante volte un allenatore interpreta il ruolo del prete, deve avere una vocazione per fare questo mestiere e sopportare ciò che accade all’interno. A prescindere dall’entità della piazza in cui si trova, anche sotto il profilo tecnico/tattico, l’allenatore deve farsi garante delle emozioni di un popolo che vivono in base al risultato. Quindi Capuano lo definirei un garante, un guardiano”. Che osserva tutto tranne i social: “Non ne utilizzo nemmeno uno. Sono inutili. Creano solo confusione e si basa tutto su pillole, estrapolati. Ogni cosa è modificabile e non appartiene al mondo del reale. Anche una dichiarazione. Sicuramente, però, i social hanno influito tantissimo sulla costruzione del personaggio Capuano a mia insaputa.
Appaio come un personaggio forte, schietto, ma tutto viene amplificato per fare qualche visualizzazione in più, perché Capuano fa notizia quando parla…o no?! Nell’ambito professionale ritengo che un allenatore non può e non deve guardare i social. Non c’è ombra di dubbio. È come se un cardiochirurgo guardasse le operazioni attraverso i film preoccupandosi di ciò che può accadere al paziente in televisione. Se ciò avvenisse si farebbe condizionare non poco. Ecco perché sono contrario ai social e al loro utilizzo nel nostro mestiere”.
La presentazione a Giugliano
E allora rieccolo a Giugliano, a cercare di “friggere il pesce senza olio, non dico con l’acqua ma con l’acqua minerale“. Lui che in campo ha sempre voluto “dei maiali assatanati e una banda di ignoranti, non una banda di femminucce”, arriva in una piazza delusa, con la squadra terzultima nel girone C di Serie C con 9 punti, dopo i precedenti allenatori Colavitto e Cudini. Il pesante ko per 3-1 rimediato contro il Monopoli non lo ha scorggiato: “Ho avuto a disposizione solo un giorno e mezzo per preparare la partita di domenica, nemmeno Gesù Cristo avrebbe potuto fare qualcosa di più”.
Poi via con metafore e citazioni: “Il giorno in cui non dovrò prendere il Valium smetterò di allenare. Lotto per il popolo, se non hai questo trasporto non puoi fare questo mestiere. Dopo la gara con il Monopoli non ho dormito, ero un pazzo sfrenato, mi sono sentito il responsabile di una sconfitta. Sono ancora all’alba e non al crepuscolo leopardiano, vivo ancora il sabato del villaggio, vivo l’attesa come la cosa più bella che possa esistere. Rientro dove mi sento vivo: sul campo. E lo faccio grazie a voi e per voi. Con una frase che mi accompagna da sempre: un popolo dovrebbe sapere quando è sconfitto. Ma io lo capirei? Tu lo capiresti? Il Giugliano, in questo momento, si trova in chirurgia d’urgenza.
Il mio obiettivo è arrivare a farlo camminare da solo. Per me il calcio è un gioco semplice, quando lo vuoi rendere difficile diventa tutto complicato. Nella mia vita non ho mai barattato la dignità. Il calcio è un’azienda e io sono il direttore di un gruppo di operai. Avremo bisogno di tempo, ma la mia responsabilità va al popolo di questa città e farò di tutto per ripagare la fiducia che ho ricevuto”. Sì. Eziolino Capuano è tornato.