Giunta Salis, impasse donne nel Pd. D’Angelo: “Superare i vincoli della legge sulle quote di genere”
- Postato il 4 giugno 2025
- Copertina
- Di Genova24
- 1 Visualizzazioni


Genova. Nell’ambito della definizione delle giunta Salis, a Genova, si sta vivendo il paradosso di una legge nata per garantire la rappresentanza delle donne in politica e che – in una squadra di governo che si prospetta a forte trazione femminile – rischia di penalizzare le quote rosa. Il problema riguarda in particolar modo il Partito Democratico.
Nella composizione della giunta, secondo la legge 56/2014 almeno il 40% dei componenti (sindaco o sindaca compresi) devono essere di uno dei due sessi. Questo “obbliga” Silvia Salis a scegliere almeno cinque uomini su 11 assessorati. E, per una serie di criteri che chiamano in gioco l’equilibrio tra le forze della coalizione ma anche le scelte personali della sindaca, a rischiare di essere “sacrificate” sono le donne del Pd.
Il Partito Democratico, infatti, ha più donne che uomini da proporre come potenziali assessore e potrebbe avere spazio, invece, solo per una di loro. Al di là dei nomi (quelli in ballo sono Rita Bruzzone, Vittoria Canessa Cerchi, Monica Russo e Donatella Alfonso) il problema è proprio lo scoglio normativo. Scoglio che il quale Simone D’Angelo, segretario provinciale del Pd, propone di rimuovere.
Proprio alla vigilia di una riunione in cui le Donne Democratiche di Genova proveranno a fare il punto, la proposta di D’Angelo è di superare i vincoli della legge 56/2014 sulle quote di genere nelle giunte dei Comuni con più di 3000 abitanti. “Il nuovo Modello Genova che pensiamo per la città, fatto di coerenza, ascolto e serietà ci porta a sostenere senza riserve la scelta di Silvia Salis di avere alla guida della città una giunta fatta di tante competenze, con la volontà, non certo simbolica, di raggiungere la più alta rappresentanza femminile consentita dalle norme oggi vigenti a tutela parità di genere”.
“Una scelta lontana anni luce dalle logiche del manuale Cencelli a cui la destra ci aveva abituato a palazzo Tursi – prosegue D’Angelo – e che arriva mentre il presidente della Regione Liguria Bucci è impegnato nel tentativo di creare due nuove poltrone per assessori, uomini, in una giunta con solo una donna. Un quadro che rafforza e conferma il messaggio di radicale cambiamento verso la città, di cui il Partito Democratico, le sue donne e i suoi uomini, si sentono tanto promotori, quanto garanti”.
“Un messaggio che può essere ulteriormente rafforzato superando i vincoli oggi imposti dalla legge 56/2014, una legge pensata a garanzia della partecipazione femminile alla vita politica, e che oggi a Genova vede nei fatti superata la sua necessità di applicazione”, conclude.
Se Silvia Salis decidesse di andare contro la normativa nominando un numero non contingentato di assessore, sarebbe la prima volta in Italia. Va detto che la legge non prevede un meccanismo automatico di decadenza in caso di non applicazione. Ma va detto anche che l’eventuale forzatura potrebbe essere immediatamente impugnata da un funzionario pubblico o, ancora più banalmente, dall’opposizione. Un rischio che il governo della città non può certo correre.
Nell’ambito delle trattative e delle scelte che Salis dovrà fare nei prossimi giorni e in quelle che ha già fatto (come ad esempio il coinvolgimento di Silvia Pericu), l’alternativa al limite di una sola donna in giunta per il Pd è la nomina di un assessore di sesso maschile in più in quota liste civiche a nome Salis, le quale, al momento vedono in squadra tre donne e un uomo: quindi a rinunciare a un ruolo potrebbero dover essere Cristina Lodi (Azione) o Arianna Viscogliosi (Italia Viva). L’altra ipotesi è che Salis scelga di non nominare assessore Filippo Bruzzone, esponente di Linea Condivisa. Ma con il rischio che il movimento esca dal gruppo della civica e formi un gruppo a sé.