Gli amministratori cattolici lanciano la “Rete di Trieste” anche a Genova
- Postato il 21 luglio 2025
- Copertina
- Di Genova24
- 1 Visualizzazioni


Genova. Si è tenuta lunedì 21 luglio nel centro storico di Genova la presentazione della Rete di Trieste, il network degli amministratori cattolici che punta a sviluppare progetti e iniziative condivisi attraverso una collaborazione “trasversale”.
Cinque i primi punti su cui gli amministratori della Rete di Trieste hanno iniziato a confrontarsi, che verranno presentati in tutta Italia entro il mese di luglio. Al centro la partecipazione democratica dei cittadini, le politiche giovanili, il welfare territoriale, la transizione ecologica e la tutela del territorio e lo sviluppo delle aree interne.
La Rete di Trieste, il network di amministratori locali di ispirazione cattolica, è nata a margine della Settimana Sociale con l’obiettivo di promuovere un nuovo modo di fare politica. Costituita a febbraio 2025, la Rete conta oggi circa 1.000 fra amministratori ed ex amministratori che in questi giorni si stanno dando appuntamento in diverse città italiane per presentare la loro piattaforma programmatica costruita dal basso. L’obiettivo è l’elaborazione di una proposta politica trasversale, disponibile ad essere adottata dalle amministrazioni locali così come dai partiti e dalle forze civiche.
“L’ambizione che ci anima -sottolineano i primi aderenti alla Rete a Genova insieme al portavoce nazionale della Rete Francesco Russo, vicepresidente del consiglio regionale FVG – non è quella di intervenire sul sistema dei partiti, ma di provare prima di tutto a rilanciare la partecipazione cambiando il modo stesso di far politica. E vogliamo provare a modificare radicalmente lo stile e l’agenda politica del Paese, dimostrando che ci possono essere temi condivisi anche fra diversi schieramenti. Pensiamo che i cattolici possano tornare davvero protagonisti del dibattito pubblico in Italia, attraverso amministratori capaci di rimettere al centro i bisogni delle persone e delle comunità. Per questo la “Rete di Trieste” non nasce per creare un nuovo micropartito o di animare correnti interne a quelli esistenti, ma vuole rendere evidente quanto decisivo sia ancora oggi il contributo dei cattolici e della Dottrina Sociale alla vita del Paese”.
Tra i punti programmatici ci sono la partecipazione dei giovani alla vita politica con percorsi di formazione specifici, quote generazionali nelle liste elettorali e la promozione di spazi di socialità e aggregazione, e poi la lotta all’astensionismo con lo sviluppo di nuove prassi e la promozione di strumenti di democrazia partecipata e di consultazione che contribuiscano a ricostruire un rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni, come assemblee pubbliche e bilanci partecipativi.
La Rete punta inoltre ad avviare processi di collaborazione paritaria tra pubbliche amministrazioni, Terzo Settore, comitati o gruppi informali, e a istituire organi consultivi giovanili per favorire la progettazione continua e il dialogo con l’amministrazione. La Rete si propone, poi, di ripensare interamente il welfare di prossimità, sviluppando un sistema cooperativo che valorizzi le realtà sociali, a partire da azioni concrete di coprogettazione, coprogrammazione e amministrazione condivisa con gli enti di Terzo Settore riconosciuti.
Tra le proposte presentate, le scuole aperte nel pomeriggio, il potenziamento delle reti solidali di recupero delle eccedenze di cibo per contrastare lo spreco alimentare e il rilancio del diritto all’abitare e la vivibilità dei centri storici. Sul fronte sostenibilità e transizione ecologica, la proposta è invece quella di incentivare la nascita di Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) attraverso gli incentivi specifici e la semplificazione delle normative, la pedonalizzazione degli spazi pubblici e la mobilità dolce.
Infine, le aree interne e le periferie: ripensare le aree marginali del Paese come laboratori di innovazione e comunità resilienti. Alcune delle migliori esperienze di rigenerazione urbana e di micro-imprenditoria sono nate proprio in questi luoghi, sottolineano dalla Rete di Triste, e il segno che, se incentivate, le aree interne possono essere luoghi pieni di vita, che garantiscono la tenuta dei territori più complessi del fragile suolo italiano. Da qui delle proposte specifiche per incentivare il ritorno e il restare in questi luoghi, come una flat tax per i piccoli comuni, nuovi criteri per la distribuzione dei fondi pubblici, la promozione di nuove forme di auto-organizzazione economica e di hub di territorio.
Coordinatrice della Rete in Liguria è l’assessora al Welfare Cristina Lodi, mentre a Genova, per informazioni e raccolta adesioni, è stato individuato Marco Pinna. Oltre a persone che sono state nel tempo o sono amministratori municipali, comunali o regionali, hanno espresso interesse all’iniziativa anche associazioni e realtà politiche cattoliche.
Tra i primi aderenti alla Rete di Trieste di Genova ci sono Angela Imperatore, Arianna Viscogliosi, Claudio Basso, Claudio Villa, Edmondo Forlani, Emanuela Bernardi, Fabrizio Maranini, Federico Romeo, Giuseppe Spatola, Laura Gaggero, Maria Luisa Centofanti, Maria Luisa Faggioni, Maria Rosa Biggi, Massimiliano Costa, Paola Maccagno Patricia Rossi Rodriguez, Pippo Rossetti, Raffaele Gian Lino Gazzari e Rosanna Stuppia.