“Gli Usa mi hanno revocato il visto”: la denuncia del premio Nobel nigeriano Wole Soyinka
- Postato il 29 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Visto per gli Stati Uniti revocato a Wole Soyinka, primo autore africano a vincere il premio Nobel per la letteratura nel 1986. La motivazione, forse, va cercata nel paragone “Donald Trump come Idi Amin” che lo scrittore ha fatto tempo fa. Il 23 ottobre, il premio Nobel si è visto recapitare a casa una lettera da parte del consolato statunitense di Lagos, in Nigeria, che gli chiedeva di “prendere un appuntamento e di portare il suo passaporto per la cancellazione fisica del visto”.
“Una curiosa lettera d’amore” l’ha definita il premio Soyinka, parlando con i cronisti. Ma, ha continuato, “voglio rassicurare il consolato USA che sono molto contento della revoca del visto”. Nella missiva, visionata dalla France Press, come motivazioni della cancellazione si citano le normative del Dipartimento di Stato degli Usa che consentono “a un funzionario consolare, al segretario o a un funzionario del dipartimento al quale il segretario ha delegato tale autorità di revocare un visto per non immigranti in qualsiasi momento, a sua discrezione”.
La rappresentanza diplomatica statunitense in Nigeria non ha fornito spiegazioni, barricandosi dietro la riservatezza, non potendo entrare nei casi specifici dei singoli cittadini.
Questa è la fine del lungo rapporto fra lo scrittore e gli USA. In patria, Soyinka è stato per decenni esposto a persecuzione, fino alla reclusione in cella di isolamento dove ha comunque continuato a scrivere. Negli anni Novanta, dopo aver vinto il Nobel, ha soggiornato per lunghi periodi negli Stati Uniti. In Nord America ha ricoperto vari incarichi di insegnamento in prestigiose università come Harvard, Yale ed Emory.
Fino al 2016, l’autore nigeriano era in possesso della green card che, per protesta contro l’elezione di Trump, aveva scelto di stracciare. “Finché Trump sarà al comando – aveva dichiarato all’alba dell’elezione del Tycoon – se dovessi visitare gli Stati Uniti, preferisco mettermi in fila per un visto regolare insieme agli altri”.
Mentre oggi l’autore di L’uomo è morto, potente testimonianza della sua detenzione durante la guerra in Biafra, è “ufficialmente bandito”, come ha tenuto a ribadire ai giornalisti.
Quello di Soyinka non è un caso isolato, ma l’ultimo di una lunga serie. Trump ha fatto delle revoche dei visti un segno distintivo della sua più ampia stretta sull’immigrazione, prendendo di mira in particolare gli studenti universitari che si erano espressi apertamente a favore dei diritti dei palestinesi. L’ultimo caso eclatante risale a qualche giorno fa. A Sami Hamdi, giornalista britannico in tour negli Usa, è staro revocato mentre era sul suolo americano ed è stato arrestato dalla polizia anti-immigrazione.
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