Glicine, il pentito Mancuso: «La ‘ndrangheta controlla il mercato dei titoli di Stato»

  • Postato il 9 novembre 2025
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Glicine, il pentito Mancuso: «La ‘ndrangheta controlla il mercato dei titoli di Stato»

Rivelazioni del pentito Mancuso versate nel processo Glicine: la ‘ndrangheta controlla la finanza clandestina e il mercato dei titoli di Stato


CROTONE – «Posso dirvi come la ‘ndrangheta controlli il mercato dei titoli di Stato, soprattutto di istituzioni americane». È soltanto una delle affermazioni sconvolgenti del collaboratore di giustizia Antonio Giuseppe Mancuso, di Cropani. Il pentito ne ha parlato agli ufficiali del Ros dei carabinieri, delegati dal procuratore Domenico Guarascio. I suoi interrogatori sembrano lezioni sul mondo della finanza clandestina, uno dei nuovi interessi della ‘ndrangheta, soprattutto quella del Crotonese, come emerso dalla maxi inchiesta Glicine-Acheronte, ormai sfociata in tre processi. In quello pendente davanti al Tribunale penale di Crotone, il pm Antimafia Pasquale Mandolfino ha depositato i verbali di 25 pentiti.

IL DIKTAT DEL BOSS GRANDE ARACRI

Tra loro, Mancuso è quello che ha maggiori conoscenze sul mondo sofisticato delle piattaforme del trading clandestino online. Se ne era accorto, dieci anni prima che scattasse la maxi operazione Glicine-Acheronte, il boss di Cutro Nicolino Grande Aracri, l’unico esponente di ‘ndrangheta con cui Mancuso abbia mai interagito. Grande Aracri, infatti, «non voleva che divulgassi queste conoscenze», racconta il pentito. Il boss ergastolano voleva tenerselo stretto perché aveva intuito che Mancuso era una “gallina dalle uova d’oro”.

DA 300 A 500 MILIONI

«Bisogna avere alle spalle un gruppo di persone e in più la banca. La cosa importante – spiega – è la banca, avere un conto corrente dove ci sono dei fondi. Stiamo parlando di cifre dai 300 ai 500 milioni di euro». Gli inquirenti della Dda di Catanzaro hanno ricostruito, nel corso di tre interrogatori ora integralmente depositati nel fascicolo processuale, un meccanismo complesso, che si basa innanzitutto su compiacenze all’interno degli istituti bancari.

DIRETTORI DI BANCA COMPIACENTI

«Chi ha la reale disponibilità di ingenti somme, per lo più frutto di attività illecite, depositate su conti accesi presso banche nei paradisi fiscali – spiega Mancuso – entra in contatto con un trader. Sono una decina al mondo i trader che gestiscono piattaforme telematiche a cui si può accedere solo se si dispone di grossissime cifre. La piattaforma si appoggia ad una o più banche. La finalità è quella di trasferire telematicamente la somma di denaro sulla piattaforma che generalmente genera utili e interessi che variano dal 7 al 100 per cento al giorno. La cifra investita viene lasciata sulla piattaforma per un massimo di 40 settimane. Di solito viene disinvestita molto prima in base a eventuali rischi. In piattaforma il denaro si può lasciare anche per 24 ore».

LE FALSE GARANZIE BANCARIE

Ma ecco come viene strutturata l’operazione. «Viene stipulato un contratto di joint venture con il trader. Come parte sender figura la banca presso cui esiste il conto con i fondi oggetto di investimento in piattaforma che vengono quindi vincolati con il cosiddetto blocco fondi. Parte receiver figura la banca a cui si appoggia la piattaforma e quindi il trader. Oltre alle banche, vengono inserite le persone fisiche e giuridiche di comodo (holding, fondazioni) che rappresentano il reale possessore del denaro (l’investitore) e il trader. A questo punto, la banca inviante (sender) manda alla banca ricevente un messaggio swift seguito da un altro messaggio swift attraverso cui viene data garanzia di esistenza e di “pulizia” dei soldi liquidi presso il conto del sender. Garanzia, anche, che soldi sono vincolati dal blocco fondi. Una volta che la banca receiver riceve la documentazione, fornisce il via libera all’investimento in piattaforma alla società o persona fisica che rappresenta il trader della joint venture».

PARTE DEI GUADAGNI AI FACILITATORI

Come vengono ripartiti gli utili? «Trascorso il periodo pattuito di permanenza dei fondi in piattaforma, una parte degli utili generati (dal 50 al 70 per cento) ritorna indietro nella disponibilità dell’investitore (sender). La restante disponibilità rimane al trader. Questi, a sua volta, destina parte del guadagno a un gruppo di intermediari. Tra loro sono compresi i facilitatori, il direttore o funzionario su cui si appoggia la piattaforma e la società o fondazione che ha prestato il conto corrente inserito nel contratto di joint venture. Le operazioni di invio sono sempre seguite da una velina che è una sorta di carta d’identità del bonifico, che attesta insomma che il bonifico è avvenuto».

LA RIPARTIZIONE DEI PROVENTI

Il collaboratore di giustizia agli inquirenti ha consegnato alcuni contratti utilizzati per la ripartizione dei proventi. I contratti vengono stipulati quando si ha percezione degli utili guadagnati. Decadono al termine dei 40 giorni. Le percentuali di utile generato dagli investimenti oscillano in maniera sensibile in quanto i fondi investiti in piattaforma sono utilizzati dallo stesso trader per compravendite di titoli azionari e beni soggetti a quotazioni di mercato come oro, gas, pietre preziose.

LA TRUFFA DEL DRAFT

Mancuso spiega anche il funzionamento del draft.  «Una sorta di assegno emesso da una banca a favore di una persona fisica o giuridica che a sua volta rilascia alla banca emittente garanzie bancarie come immobili o altri denari. Il draft va ulteriormente pagato per il 2 o 3 per cento del valore facciale. La banca emette il draft al nominativo indicato dal richiedente. A sua volta la persona richiedente i draft e il beneficiario del draft vanno in un’altra banca, nella quale il beneficiario è correntista e dove ha una linea di credito attiva. Il beneficiario versa nella linea di credito e viene disposto il pagamento del draft. Di solito la truffa avviene allo scadere del draft che dura un anno».

IL DIRETTORE DEI FONDI PENSIONISTICI INGLESI

In Italia è più difficile alterare la messaggistica bancaria. I controlli della Banca d’Italia e delle autorità sono intensi. Mancuso afferma che spesso lo si fa con la complicità di banche estere. In Austria, Svizzera, Montecarlo, Malta, Montenegro. Per falsificare gli estratti bancari per conto della cosca Grande Aracri, Mancuso ha raccontato di aver avuto rapporti con una broker che aveva contatti con un direttore di servizi pensionistici inglesi. Inoltre, sarebbe venuto in contatto con un consulente di Bologna che diceva di possedere linee di credito aperte presso istituti bancari esteri. La procedura di falsificazione avviene sempre con la compiacenza dei direttori della banca sender e receiver. Occorre che siano entrambi consapevoli del trasferimento fraudolento di denaro.

LE SCHEDE NERE

Altro sistema su cui Mancuso fa rivelazioni è quello delle carte di credito offline. Sono le schede nere provenienti da banche russe, montenegrine, croate. Girano sui circuiti tradizionali ma funzionano in modalità off line per cui l’operazione non è in tempo reale ma differita. Per utilizzarle c’è bisogno di un apposito Pos. «Sono a conoscenza – precisa il pentito – che questo circuito di pagamento interessa alle consorterie criminali, in special modo a quelle cutresi».

L’UOMO DEI SERVIZI SEGRETI RUSSI

Mancuso ha incontrato, in particolare, un ex appartenente ai servizi segreti russi che gli ha spiegato il sistema delle schede nere, caricate da direttori di banca compiacenti. Un sistema che consente di riciclare i proventi in contanti di traffici di droga e armi per conto di svariate organizzazioni criminali. I Pos capaci di scaricare queste carte sono pochi. Uno è in uso a una fondazione a scopo benefico che ha sede a Roma, vicino al Vaticano.

L’ESCAMOTAGE DEI PROGETTI UMANITARI

«Per entrare in piattaforma bisogna anche fare beneficenza». Ma è un «escamotage per prendere i soldi – spiega sempre Mancuso – Praticamente queste cifre alte vengono messe a disposizione anche per progetti umanitari». Le donazioni sono finalizzate a rendere verosimili le operazioni. Addirittura, Mancuso sarebbe stato contattato «dal direttore dell’ospedale di Genova perché sapevano, non si sa come, che ero riuscito – racconta – ad entrare in una piattaforma e avere questi utili. Allora cosa succede? Che per averli ancora più svincolati si fa un contratto dicendo che io il 50% dei miei utili lo devolvo in beneficenza all’ospedale. La donazione ha più credibilità della pulizia dei soldi. E non si pagano tasse».

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CONTROLLO DELLA ‘NDRANGHETA SUI TITOLI DI STATO

Il passaggio forse più inquietante è però quello in cui Mancuso spiega come la ‘ndrangheta controlli il mercato dei titoli di Stato. «Normalmente sono titoli veri, ma altri sono falsificati. Questi titoli spesso non vengono cambiati dalla banca ricevente perché la loro quantità è tale da porne in crisi la liquidità. Succede perciò che alcune banche svizzere le cambiano. Alcune persone di Lamezia sono state arrestate in Svizzera per aver tentato di cambiare titoli falsi americani per circa 800 milioni di dollari».

BLOCCO FONDI PER MEZZO MILIARDO

Soldi, tanti soldi. Per far fruttare un blocco fondi, l’operazione di cui Mancuso era uno specialista, «normalmente» occorre mezzo miliardo di euro. Ma si può partire con 240 milioni. Quando i segugi dell’Arma sguinzagliati dal procuratore Guarascio nell’ambito dell’inchiesta Kyterion, condotta contro la cosca Grande Aracri di Cutro, trovarono appunto 240 milioni sul conto di Mancuso, saltarono dalla sedia. Poi, quando ha iniziato a collaborare con la giustizia, si è aperto un mondo.

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