“Gravi danni neurologici dopo il vaccino Covid”: il Tribunale riconosce il nesso e condanna il ministero a pagare indennizzo
- Postato il 14 ottobre 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
- 2 Visualizzazioni
.png)
Una settimana dopo essersi sottoposta alla seconda dose di vaccino anti Covid, una donna – già affetta da una malattia autoimmune – aveva sofferto di “gravi sintomi neurologici”. Dieci mesi dopo il ricovero in ospedale e questa frase nella lettera di dimissioni: “Non è escludibile un ruolo scatenante vaccinico”. Ma il ministero della Salute aveva negato l’indennizzo e la paziente, 52 anni, non più in grado di camminare, si è rivolta alla magistratura. Il Tribunale civile di Asti – il 26 settembre scorso – ha riconosciuto con sentenza di primo grado “il nesso di causa” tra la vaccinazione e un grave danno neurologico. Il ministero è stato condannato al riconoscimento del legame.
Le motivazioni
L’indennizzo – non si tratta di un risarcimento – è di circa tremila euro al mese, con versamento bimestrale. Il Tribunale aveva nominato due consulenti tecnici, Agostino Maiello e Stefano Zacà, che hanno escluso la malattia di cui soffre la 52enne come elemento scatenante e hanno affermato che “in termini probabilistici, tenuto conto di tutti i complessivi elementi descritti nella relazione peritale, che il ciclo vaccinale di cui si discute abbia causato la patologia di mielite/poliradicolonevrite”.
Scrive il Tribunale: “Vero è che sebbene Comirnaty (ideato da Biontech e prodotto da Pfizer, ndr) abbia dimostrato elevata efficacia e buon profilo di sicurezza, è da considerare che sono comunque riportate reazioni avverse neurologiche importanti e che, tra queste, è compresa la mielite trasversa acuta (ATM), condizione infiammatoria del midollo spinale in grado di determinare
paralisi, disturbi sensitivi e disfunzioni autonomiche”. La 52enne non può più camminare e aveva iniziato ad accusare i primi sintomi dopo avere ricevuto due dosi del vaccino: la prima 4 aprile aprile del 2021 e la seconda il 28. A tutelare la donna in sede civile gli avvocati Renato Ambrosio, Stefano Bertone, Chiara Ghibaudo e Stefania Gianfreda, dello studio Ambrosio& Commodo di Torino. “I consulenti tecnici – ha spiegato Bertone – sono professionisti terzi e imparziali, e hanno concluso per un nesso di causa molto forte fra l’evento e il danno grave subito”.
Il nesso e la ridotta distanza temporale
Se il nesso è stato accertato “in termini probabilistici”, dai consulenti è arrivata l’esclusione di un innesco della malattia da parte della malattia di cui era affetta la donna. Anche se “era astrattamente a maggior rischio di disreattività a diversi fattori ed agenti esterni” “è di tutta evidenza che le gravi manifestazioni cliniche si sono manifestate ad una settimana dalla somministrazione della seconda dose di Comirnaty configurando, e non potrebbe essere diversamente, un elemento cronologico di causalità che non può essere ridotto a semplice coincidenza parrebbero essere travisate le finalità dei criteri Brighton che sono nati per la standardizzazione della sorveglianza vaccinale epidemiologica e certamente non per escludere la diagnosi clinica in ambito neurologico o medico-legale” scrive il Tribunale in sentenza. Non c’erano state modifiche nell’assunzione di farmaci che comunque la donna prendeva da molto tempo, mentre i sintomi neurologici erano comparsi una settimana dopo la somministrazione del vaccino e per chi ha giudicato la ridotta distanza temporale tra iniezione e comparsa dei sintomi è stata un elemento determinante per la decisione.
Gli avvocati
L’avvocata Ghibaudo ha aggiunto che “i danni fisici permanenti patiti sono davvero gravi: basti pensare che la signora non deambula più da sola. L’indennizzo erogato dallo Stato le permetterà di far fronte ad almeno una piccola quota di sofferenza”. Ambrosio ha infine evidenziato: “Da sempre il nostro studio si preoccupa di assistere chi ha subito danni gravi alla salute da prodotti farmaceutici e dispositivi medici”. La sentenza, dello scorso 26 settembre, cita inoltre il database dell’Aifa, che riporta 593 casi di mielite trasversa registrati dopo la vaccinazione fino al 2022, di cui 280 associati ai vaccini a mRna. “Sono stati individuati – afferma Bertone – casi isolati in cui il vaccino con virus inattivo e i vaccini di base di mRna hanno provocato sindromi acute di demielinizzazione del midollo spinale, come la sclerosi multipla e la neuromielite ottica”. Bertone ha infine ricordato che, in un comunicato dell’European Medicine Agency, “il comitato ha esaminato le informazioni disponibili sui casi segnalati a livello globale e, alla luce della letteratura scientifica, ha concluso che la relazione causale tra i vaccini e la mielite trasversa è almeno ragionevolmente possibile“.
Lo studio
Nelle 9 pagine di sentenza si cita anche uno studio del 2024 che “ha identificato la mielite trasversa come un possibile ma raro effetto collaterale, con incidenza di 1,82 casi per milione di dosi somministrate. I meccanismi biologici causativi non sono, oggi, del tutto noti ma è comunque ipotizzato un mimetismo molecolare, una iperattivazione immunitaria od un coinvolgimento di IL-6 e IL-17 nella consapevolezza che la seconda dose di vaccino può essere associata ad una intensificazione della risposta infiammatoria proprio per l’aumento dei livelli sierici di IL-6. Ciò che è certo – prosegue la sentenza – è che si innescano reazioni immunitarie anomale con complicanze neurologiche e che la temporalità degli eventi e l’intensità della risposta immunitaria indotta dalla seconda dose di vaccino consente di individuare, soprattutto in soggetti che possono essere in qualche modo predisposti, l’esistenza di un rapporto causale per attivazione o riattivazione di processi autoimmunitari con coinvolgimento del midollo spinale anche perché, nel caso di specie, è dimostrata l’esclusione di possibili cause alternative”.
L'articolo “Gravi danni neurologici dopo il vaccino Covid”: il Tribunale riconosce il nesso e condanna il ministero a pagare indennizzo proviene da Il Fatto Quotidiano.