“Grazie a me la prima scuola intitolata a Giancarlo Siani, la camorra voleva farla saltare in aria”
- Postato il 23 settembre 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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Nora Rizzi è una signora di quasi 83 anni che vive a Sorrento. Nel 1993 fu la preside che chiese ed ottenne di intitolare la propria scuola a Giancarlo Siani. Era la prima volta. Rizzi era preside di una scuola media al Parco Imperiale di Gragnano, un quartiere costruito dal costruttore padre di colui che sarebbe diventato uno dei più potenti narcotrafficanti del mondo, Raffaele Imperiale. La scuola fu vandalizzata una dozzina di volte. Il nome di Siani proprio non andava giù a chi comandava su quel territorio. Oggi ricorre il quarantennale dell’omicidio del cronista del Mattino, ucciso il 23.9.85 dal clan Nuvoletta per aver raccontato gli intrecci della camorra a Torre Annunziata. Grazie all’esempio della preside Rizzi, gli sono state intitolate altre quattro scuole.
Come e quando le venne l’idea?
Nel 1993 la scuola non c’era ancora, le classi erano distribuite tra bassi e negozi. La scuola la stava costruendo l’Imec di Torre Annunziata. Ero amica di Amato Lamberti (nel 1985 direttore dell’Osservatorio sulla camorra e amico di Siani, ndr), che mi regalò un libro con tutti gli articoli di Giancarlo. Lessi che si era occupato dell’Imec e dei legami di questa ditta con il senatore Dc Francesco Patriarca e la politica locale. Allora decisi di intitolargli la scuola.
E la cosa non piacque.
Siccome non erano trascorsi 10 anni dalla sua morte, mi spiegarono che c’era bisogno di una deroga, di una delibera del consiglio comunale. Patriarca si oppose, il consiglio non deliberava, ma io dissi ‘me ne andro’ solo quando la scuola si chiamerà Siani’. Ci voleva un sindaco disponibile e in quel momento non c’era.
Poi nel 1993 ci furono le elezioni comunali.
Organizzai un consiglio dei ragazzi a scuola, invitammo i candidati sindaci, feci preparare domande brutte per i candidati collegati a Patriarca e domande più belle al candidato del centrosinistra Sergio Troiano. Le elezioni le vinse Troiano e al suo primo consiglio comunale arrivò la delibera.
Così fu inaugurata la scuola ‘Giancarlo Siani’.
Il fratello, Paolo Siani, nemmeno lo conoscevo, lo vidi in quell’occasione per la prima volta. Invitammo anche il papà, che mi scrisse una lettera bellissima per spiegare perché non veniva, era troppo traumatizzato.
E’ vero che la scuola veniva vandalizzata di continuo?
Dieci allagamenti, un incendio, prima che dell’intitolazione ufficiale a Siani, ma la voce che volevamo dargli il suo nome era già sparsa. Dopo l’intitolazione, nessun danno. Però un mio ex alunno, camorrista, mi avvertì che volevano mettere una bomba per farla saltare in aria. Era il periodo in cui ero ospite nei programmi di Michele Santoro a denunciare le infiltrazioni della camorra sul territorio.
Questo che c’entra?
Avevano paura che facessi nomi scomodi in tv. Se la scuola fosse stata distrutta, sarei dovuta andare via, mi avrebbero zittita. Convinsi l’alunno a denunciare con la promessa di anonimato, venne con me al commissariato di Sorrento. Al momento del sopralluogo dei poliziotti, trovammo i carabinieri già nell’edificio. Ci fu uno scambio incrociato di domande sul perché di quelle presenze.
Poi che le è successo?
Per me, intitolata la scuola a Siani, la missione a Gragnano era finita. Avevo subito minacce, percosse, danni psicologici. Fui trascinata per strada, persi sangue dalle ginocchia. Andai a lavorare a Vico Equense dove mi vennero a trovare molte autorità, tra cui Luciano Violante.
Perché Siani va ricordato nelle scuole?
E’ l’esempio di un ragazzo che si era fatto da solo nel mondo del giornalismo, la sua famiglia si occupava d’altro. Aveva curiosità e voglia di fare, si occupava di temi che nessuno trattava, come i muschilli di Torre Annunziata (ragazzini di camorra, ndr). Siani fu tra i primi a scrivere che la camorra era anche nelle istituzioni, era un giornalista diverso da chi si limita alla cronaca, ma che voleva capire, indagare e insegnare.
E perché è diventato una star tra i giovani?
E’ il grande merito del fratello, Paolo Siani, con tutte le iniziative che ha fatto e che continua a fare, recuperando la Mehari dove fu ucciso, andando nelle scuole, collaborando al film di Marco Risi, dedicandosi anima e corpo a promuovere il lavoro ed il ricordo di Giancarlo. Come se avesse detto alla camorra: “Me lo avete ammazzato? Ed io lo farò rinascere”.
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