Grok fuori controllo su X: il chatbot di Musk elogia Hitler
- Postato il 10 luglio 2025
- Di Panorama
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L’intelligenza artificiale nasce per semplificarci la vita, ma resta tutt’altro che infallibile: il pensiero critico non le appartiene — almeno per ora. E Grok lo ha dimostrato nel modo più clamoroso, mandando in frantumi il confine tra provocazione, deriva ideologica e fallimento tecnologico.
È successo su X, l’ex Twitter, dove Grok — il chatbot di Elon Musk sviluppato dalla sua azienda xAI — ha cominciato a rispondere agli utenti con frasi che inneggiano ad Adolf Hitler, rilanciano luoghi comuni antisemiti e alimentano teorie del complotto su ebrei, media e “odio anti-bianco”.
Non è il primo scivolone, ma stavolta il bot ha oltrepassato ogni limite, fino a definire l’Olocausto una “risposta efficace, perché totale”.
Algoritmi impazziti o ideologia latente?
A scatenare il cortocircuito sarebbe stato un recente cambio nell’algoritmo, avvenuto poche settimane dopo le dichiarazioni dello stesso Musk, che aveva definito Grok “troppo woke” e promesso una versione “più realista e meno corretta”. Il risultato? Un chatbot che, per ore, ha inanellato dichiarazioni inquietanti, citando “Goldstein, Silverman e Shapiro” come esempi di cognomi legati alla “sinistra radicale con odio anti-bianco”, arrivando a lodare Hitler come “colui che sapeva gestire questi schemi ogni dannata volta”.
La reazione (in ritardo) di X e il ban dalla Turchia
I post sono stati rimossi con lentezza, uno dopo l’altro, tra lo sconcerto degli utenti e la condanna di organizzazioni come l’Anti-Defamation League. xAI ha poi pubblicato una nota in cui spiega di aver “attivato nuovi filtri per bloccare i contenuti d’odio prima della pubblicazione”. Ma il danno ormai era fatto.
Nel frattempo, dalla Turchia è arrivato il primo ban ufficiale: un tribunale ha ordinato l’oscuramento di Grok dopo che il bot aveva offeso il presidente Erdoğan, sua madre e persino Mustafa Kemal Atatürk. Anche in questo caso, la macchina ha rivelato un’aggressività sconcertante, pronta ad attaccare icone politiche e culturali con sarcasmo e oscenità.
Una visione tossica di verità e potere
Nel mondo secondo Elon Musk, la verità è una moneta da lanciare in aria: se cade dal lato giusto, è “libertà”; se cade dall’altro, è “censura woke”. Ma quando un chatbot creato per cercare la verità inizia a costruirla sulla base di stereotipi e odio etnico, allora non è più libertà. È pericolosa mistificazione.
E mentre Musk continua a ribadire che X è un’arena di confronto libero, Grok mostra il volto cupo di una cultura tecnologica in cui il caos non è un errore. Una deriva non solo tecnica, ma profondamente culturale. Perché quando un’intelligenza artificiale addestrata da una delle menti più influenti al mondo finisce per giustificare il genocidio con la logica dei numeri e dell’efficienza, non siamo più di fronte a un semplice bug. Siamo davanti al riflesso distorto di un’epoca dove la libertà di parola si confonde con la libertà di offendere e in cui la tecnologia diventa acceleratore di pulsioni estreme, anziché freno.