Guerra in Ucraina, a pochi giorni dal vertice con Trump le truppe russe sfondano nel Donetsk

  • Postato il 12 agosto 2025
  • Di Panorama
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A tre giorni dal vertice previsto in Alaska fra Donald Trump e Vladimir Putin, le Forze armate di Mosca hanno compiuto una poderosa avanzata nel Donetsk, conseguendo uno sfondamento localizzato del fronte nell’Ucraina sud-orientale, vicino alla città mineraria di Dobropillia. L’offensiva russa, come riportato anche dal canale Telegram ucraino DeepState (legato al ministero della Difesa di Kiev) ha mostrato che le forze russe sono avanzate di oltre 10 km verso nord su due fronti nelle ultime 24 ore.

«La situazione è piuttosto caotica, poiché il nemico, avendo individuato delle falle nella difesa, sta penetrando più in profondità, cercando di consolidare e accumulare rapidamente le forze per un ulteriore avanzamento», è stato il commento del canale DeepState. Per cercare di arginare l’offensiva russa, che nella giornata odierna ha guadagnato d’intensità, è stato dispiegata nella zona la 12esima brigata Azov (ricostituita dopo la sua distruzione nell’assedio di Mariupol nel 2022).

Nel frattempo, le Forze armate russe minacciano di accerchiare la città di Pokrovsk e di Mirnohrad, per le quali si combatte da mesi, mentre alcuni blogger di guerra ucraini segnalano già la presenza di truppe di ricognizione russe a Dobripillia. Nelle ultime ore le Forze armate di Mosca hanno quindi ulteriormente espanso il loro sfondamento. Se l’esercito russo dovesse riuscire a consolidare e a espandere il proprio controllo sul territorio, l’intero settore ucraino nel Donetsk sarebbe a rischio.

Benché infatti il territorio conquistato dai russi negli ultimi due giorni sia poco se paragonato alle grandi offensive delle guerre di movimento combattute nell’ultimo secolo, occorre ricordare che quella in Ucraina è una guerra di attrito e di posizione, fatta di trincee e di costante monitoraggio del nemico a mezzo di droni. Un avanzamento di 20 chilometri in una specifica parte del fronte rappresenta dunque uno sfondamento, benché localizzato.

Il destino del 30% di territorio dell’oblast di Donetsk ancora controllato da Kiev sarà deciso nei prossimi giorni, sia sul campo di battaglia che nelle trattative diplomatiche attese per venerdì fra Stati Uniti e Russia. Forse, dunque, la recente offensiva russa va vista come un tentativo di forzare la mano in sede diplomatica, mostrando all’occidente come Mosca possa raggiungere i suoi obiettivi anche senza accordi diplomatici.

Nella notte, intanto, i Paesi dell’Unione Europea hanno pubblicato una dichiarazione congiunta, con l’unica eccezione dell’Ungheria, in cui affermano che «il popolo ucraino deve avere la libertà di decidere il proprio futuro. Il percorso per la pace in Ucraina non può essere deciso senza l’Ucraina; i negoziati seri possono solo avvenire nel contesto di un cessate il fuoco o di una riduzione delle ostilità».

Alla posizione oltranzista dell’Europa, che non parteciperà al vertice in Alaska, si contrappone la parziale apertura del Segretario generale della Nato Mark Rutte, che ha affermato come l’Alleanza possa «immaginare un riconoscimento de facto del controllo della Russia sul territorio ucraino». Mai come ora, a pochi giorni dal faccia a faccia Trump-Putin, guerra e diplomazia si intrecciano.

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Panorama

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