Guerra in Ucraina: Mosca apre ai colloqui diretti con Kiev, ma frena sull’accordo definitivo
- Postato il 22 aprile 2025
- Di Panorama
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Dopo la tregua pasquale annunciata sabato pomeriggio dal Presidente russo Vladimir Putin la guerra in Ucraina è ripresa con il consueto vigore e tasso di distruzione. Lunedì, invece, era arrivata un’apertura dal Cremlino relativa a possibili negoziati diretti con Kiev per interrompere gli attacchi sugli obiettivi civili.
Oggi il Portavoce del Presidente russo, Dimitri Peskov, ha puntualizzato le dichiarazioni fatte ieri da Putin: «Il Presidente ha ripetutamente sottolineato l’apertura di Mosca per i negoziati. Le dichiarazioni di ieri relative ad una possibile moratoria sugli attacchi agli obiettivi civili sono un’altra prova di questa apertura, ma, se Kiev è pronta a tali colloqui, allora dovrebbe intraprendere le misure legislative adeguate e rimuovere gli ostacoli alle negoziazioni con la Russia».
Ciò a cui fa riferimento Peskov è un decreto legge firmato da Volodymyr Zelensky nel novembre del 2022 che vieta qualsiasi tipo di negoziato con Vladimir Putin. Questa decisione è stata presa in risposta all’annessione da parte della Russia delle quattro regioni ucraine occupate da Mosca: Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia. La Russia ha più volte ribadito che la cancellazione di tale decreto è una precondizione per qualsiasi trattativa seria.
Fino ad ora i cessate il fuoco implementati (quello di 30 giorni sugli attacchi alle infrastrutture energetiche e quello di domenica per la Pasqua) sono stati attuati o con la mediazione americana o con un’iniziativa unilaterale a cui l’altra parte ha deciso di aderire.
Donald Trump ha però fretta di chiudere definitivamente la guerra, che va avanti ormai da più di tre anni. Lo aveva detto chiaramente in campagna elettorale e lo ha ribadito con le sue azioni nei primi mesi di governo: trattative dirette con Mosca (ripudiando la linea politica di Biden) e maggiori pressioni su Kiev per fare concessioni, d’altra parte senza l’aiuto di Washington l’Ucraina è ben consapevole di non poter continuare a combattere.
L’apertura di Mosca a negoziati diretti con Kiev arriva alla vigilia del vertice di domani a Londra, dove parteciperanno sia il segretario di Stato americano Marco Rubio che gli inviati speciali del Presidente americano Steve Witkoff e Keith Kellogg. L’incontro fa seguito a quello della settimana scorsa svoltosi a Parigi, dove secondo la stampa americana il segretario americano avrebbe presentato una proposta per arrivare ad una tregua. Subito dopo l’incontro, Rubio aveva avvisato che i tentativi di mediazione americana non sarebbero andati avanti a lungo, sottolineando che l’America ha altri problemi a cui badare.
Secondo le indiscrezioni della stampa americana la proposta presentata da Rubio prevede il riconoscimento americano della Crimea come territorio russo, il divieto per Kiev di entrare nella Nato, un cessate il fuoco sulla linea del fronte e la rimozione delle sanzioni più dure contro Mosca. Il Presidente Trump nutre molta fiducia nel piano, tanto da aver annunciato ieri che avrebbe dato «i dettagli nei prossimi giorni».
Rispetto a quanto già detto, secondo il New York Post altri dettagli riguarderebbero un riconoscimento de facto da parte di Kiev della perdita dei territori ora occupati da Mosca, oltre al dispiegamento di soldati europei in Ucraina (ma non sulla linea del fronte).
Resta da vedere la risposta di Mosca. La proposta infatti supera alcune delle linee rosse per cui Mosca a sempre dichiarato di voler continuare a combattere, come la presenza di soldati europei dentro l’Ucraina e il non riconoscimento da parte di Kiev della perdita dei quattro territori annessi alla Russia (oltre alla Crimea).
Al momento il Cremlino rimane attendista, molti i dettagli dell’accordo definitivo da curare. Peskov ha annunciato oggi che l’accordo per la risoluzione del conflitto «tratta di una questione talmente complessa che probabilmente è meglio non stabilire una scadenza ravvicinata e cercare di giungere a una soluzione fattibile in un breve lasso di tempo». La guerra, dunque, andrà ancora avanti.