Guerra totale: il gran rifiuto di Schlein, meglio un concerto dell’ambasciata

  • Postato il 3 luglio 2025
  • Politica
  • Di Blitz
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Scenari di guerra: Trump taglia le armi a Kiev. Niente più missili intercettatori, cioè niente più contraerea.

Mosca esulta: “La fine della guerra è vicina”, sostiene il Cremlino. Risponde Kiev: “Una scelta disumana”.

Siamo alle solite: invece di cambiare rotta e trovare un accordo, si litiga ancor prima di pronunciare la parola pace. Sono 1226 giorni che si va avanti così: un passo avanti e un altro indietro, come a voler dire: la Russia non può perdere e l’Ucraina non può vincere.

Si temporeggia in attesa di tempi migliori mentre a Gaza muoiono ogni giorno centinaia di persone e Zelensky mostra le immagini di città distrutte e, in alcuni casi, rase al suolo.

La guerra a Gaza

Guerra totale: il gran rifiuto di Schlein, meglio un concerto dell’ambasciata nella foto: Carri armati di israele a gaza
Guerra totale: il gran rifiuto di Schlein, meglio un concerto dell’ambasciata – Blitzquotidiano.it (foto Ansa)

Le bandiere che occupano spazi sempre più grandi sono quelle della Palestina. Mentre i vessilli israeliani si contano sulle dita di una mano come se ci fossero vittime di serie A e di serie B.

Il Papa continua a invocare la pace, lo dice ogni qual volta discorra con uomini o donne che dovrebbero avere le sue stesse idee. Al contrario, all’orizzonte non appare nulla se non qualche segnale che svanisce nel giro di 24 ore. Ieri la nostra premier è andata in Vaticano ed ha avuto un colloquio di oltre mezz’ora con Leone XIV: naturalmente si è parlato di una tregua che possa protrarsi fino al momento in cui le armi cessino di farsi sentire.

Giorgia Meloni si è detta pronta a qualsiasi sacrificio ed ha lanciato una idea che potrebbe avere qualche risultato: Roma, la capitale del cattolicesimo oltre che sede di incontri diplomatici che potrebbero avere successo.

Destra e sinistra, scontro continuo

Purtroppo, lo scenario non promette nulla di buono, perchè l’ideologia trionfa dappertutto. Si è di destra o di sinistra, mai in quella zona d’ombra che potrebbe significare la tranquillità nel mondo.

A Roma, nel giorno della festa dell’indipendenza americana, a Villa Taverna sede dell’ambasciata degli Stati Uniti,, si vuole festeggiare l’evento con una cena a cui vengono invitati tutti gli uomini politici che contano: Giorgia Meloni dice subito si. Elly Schlein rifiuta l’invito perchè deve andare a un concerto rock. Una sgarberia? Chiamatela come più vi aggrada. Però, le proprie idee non debbono mai andare contro le regole diplomatiche, necessarie perchè il mondo continui a vivere senza il pericolo di una guerra. 

La segretaria del Pd presenta le sue giustificazioni non ufficiali, naturalmente. La confusione è talmente grande nel partito che guida per  cui ogni passo può essere interpretato in maniera diversa. “Con il caldo che ci attanaglia, la sinistra si scioglie”, scrive un giornale non certo gradito in via del Nazareno. Elly naviga tra Scilla e Cariddi. Non sa a chi dare i resti. Si invoca in autunno il congresso e pur di non soccombere, lancia l’idea di una direzione. Più o meno una specie di manuale Cencelli in cui il potere viene diviso in parti uguali.

Svanito il sogno del campo largo ieri al (contrario della Schlein) GiuseppeConte è andato al ricevimento di villa Taverna come a voler significare: vedete le nostre strade si dividono sempre. 

Umanamente, la segretaria la si può comprendere, diplomaticamente no,  in modo assoluto, perchè ne va di mezzo la credibilità del Paese che in parte rappresenta.

Pina Picierno, una delle più accanite sostenitrici di un nuovo corso è lapidaria: “Confronto zero”, dice alzando il tono della voce. I riformisti si moltiplicano perchè il potere fa gola a tutti e se non comandi, ti sfugge di mano.

Con il sole che batte forte e la temperatura che va spesso al di là dei 40 gradi, non si smette mai di dividersi invece cha andare alla ricerca di un denominatore comune.

Nemmeno i premi letterari sono immuni. Al Premio Strega  non parteciperà, neanche come invitato, il ministro Alessandro Giuli, vale a dire il rappresentante numero uno della cultura. “Mi hanno chiamato”, risponde ai giornalisti, “facendomi capire che la mia presenza non sarebbe stata gradita. Pensate: non mi hanno mandato neanche i libri selezionati per il gran finale”.

Ecco fatto: in Italia, tutto si riduce al confronto politico. Se non sei con me, sei contro di me. Ma la cultura non dovrebbe essere estranea a simili beghe?

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Autore
Blitz

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