“Ha dato ordini, ha reclutato, ha venduto i gioielli in Belgio”: chiesti 10 anni di carcere per il mandante della rapina a Kim Kardashian

  • Postato il 21 maggio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Il 13 maggio Kim Kardashian si è ritrovata per la prima volta faccia a faccia con gli uomini accusati di averla rapinata a mano armata nella sua suite d’hotel nell’ottobre 2016 durante la settimana della moda a Parigi. In quella notte, nella sua suite in rue Tronchet, l’influencer fu legata e imbavagliata da uomini travestiti da poliziotti, che le sottrassero gioielli per un valore milionario. Tra questi, anche l’anello da quasi 19 carati dal valore 3,5 milioni di euro regalato dall’ex marito Kanye West. Ora la procura francese ha chiesto 10 anni di carcere per Aomar Aït Khedache, 69 anni, ritenuto il “mandante” del colpo.

Khedache, soprannominato dai media francesi “uno dei nonni rapinatori”, ha ammesso il proprio coinvolgimento nella rapina, ma ha sempre negato di essere stato il capo. Secondo il pubblico ministero Anne-Dominique Merville, invece, è stato lui a organizzare l’intera operazione: “Ha dato ordini, ha reclutato, ha venduto i gioielli in Belgio”, ha detto in aula. Il magistrato ha aggiunto: “So, proprio come voi, che tra i 10 imputati, otto si proclamano innocenti. Eppure sono fermamente convinta che siano tutti colpevoli”. Per Merville, il gruppo agì con freddezza: “Erano mascherati, indossavano guanti, volevano sequestrarla e legarla. Non hanno alcuna empatia per Kim Kardashian, per la receptionist”.

In aula, Kardashian ha ripercorso i momenti dell’aggressione, spiegando di aver temuto per la sua vita: “Quella notte ero sicura di morire”, ha dichiarato. “Ho detto: “potete prendere tutto, ma devo poter tornare a casa, ho dei figli piccoli, per favore””. L’influencer ha poi scelto di perdonare Khedache, che le aveva inviato una lettera di scuse, letta durante il processo: “Questo non toglie nulla al trauma”, ha precisato. Buona parte della refurtiva non è mai stata ritrovata.

Il verdetto è atteso per il 23 maggio. Nessuno degli imputati si trova attualmente in carcere. Alcuni, tra cui lo stesso Khedache, presentano condizioni di salute precarie. Secondo il tribunale, dovranno essere valutati anche questi aspetti. Ma resta la gravità dei fatti: accuse di rapina a mano armata e sequestro di persona che, per altri membri della banda, potrebbero portare a pene fino a 30 anni.

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Il Fatto Quotidiano

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