Hamas in Europa: rete segreta smantellata, ma l’allarme sicurezza rimane

  • Postato il 20 novembre 2025
  • Di Panorama
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Un’operazione di intelligence durata mesi e coordinata dal Mossad insieme ai servizi di sicurezza di numerosi Paesi europei ha messo in luce l’esistenza di una rete sotterranea attribuita a Hamas e concepita per organizzare attacchi contro obiettivi israeliani ed ebraici sul territorio europeo. Quello che fino a poco tempo fa appariva come un semplice sospetto, legato a movimenti opachi in alcune comunità della diaspora, è stato ora circoscritto in un quadro investigativo solido, fondato su arresti, sequestri e intercettazioni dirette. Unità specializzate nel contrasto al terrorismo hanno operato in Germania, Austria e in diversi altri Stati membri, individuando arsenali nascosti, strutture logistiche di supporto e gli individui incaricati di costruire l’infrastruttura operativa. I protagonisti della rete erano distribuiti in più Paesi, utilizzavano documenti di copertura e si muovevano tra l’Europa, la Turchia e il Medio Oriente con una disinvoltura che ha attirato l’attenzione degli investigatori dopo il 7 ottobre.

Uno degli episodi che ha segnato un punto di svolta nelle indagini risale a settembre, quando la Direzione per la Sicurezza Nazionale austriaca (DSN) ha condotto un intervento mirato a Vienna. Nel corso dell’operazione, gli agenti hanno rinvenuto un deposito clandestino contenente pistole, munizioni e ordigni esplosivi artigianali pronti all’uso. L’analisi delle connessioni ha permesso di attribuire il nascondiglio a Muhammad Naim, figlio di Bassem Naim, uno dei principali dirigenti politici di Hamas a Gaza e figura di fiducia di Khalil al-Hayya, altro nome di spicco del movimento.

Le verifiche condotte nelle settimane successive hanno rivelato che, proprio nei giorni in cui il deposito veniva allestito, Muhammad Naim e suo padre si trovavano in Qatar per un incontro ad alto livello. Un elemento che gli inquirenti considerano significativo: la simultaneità suggerisce un possibile coordinamento tra le strutture operative europee e la leadership politica del movimento. Parallelamente, altri filoni investigativi hanno portato l’attenzione su Istanbul, dove Hamas mantiene una presenza consolidata e un ambiente favorevole alle proprie attività. Proprio in questo contesto, a novembre, la Germania ha arrestato Barhan al-Khatib, considerato uno degli uomini chiave della rete e responsabile di diverse fasi organizzative in territorio europeo. Secondo gli investigatori, Al-Khatib si sarebbe spostato tra Turchia, Balcani e Paesi dell’Europa centrale per completare missioni operative e coordinare gli altri membri del gruppo. I servizi europei hanno inoltre ampliato il fronte della loro risposta attraverso strumenti legislativi e diplomatici. In più Paesi sono state chiuse associazioni culturali, fondazioni e centri religiosi ritenuti funzionali alla raccolta di fondi, al reclutamento o alla diffusione dell’ideologia del movimento.

La mappa delle organizzazioni sospette appare ampia e in costante aggiornamento, segno della crescente attenzione da parte dell’Europa verso attività che per anni sono rimaste sotto traccia. Fonti della sicurezza parlano di un tentativo sistematico di Hamas di rafforzare la propria presenza nel continente, non solo in chiave logistica, ma anche con finalità operative. Una dinamica che avrebbe subito un’accelerazione dopo gli eventi del 7 ottobre e il conseguente conflitto con Israele. In una nota ufficiale, il Mossad ha confermato il proprio ruolo nel coordinamento internazionale: «L’organizzazione continua a collaborare con le agenzie di intelligence in tutto il mondo e ha impedito decine di attacchi contro cittadini israeliani, comunità ebraiche e infrastrutture civili. Questo impegno costituisce parte integrante della nostra missione globale di contrasto al terrorismo e di difesa dello Stato di Israele». La complessa indagine, ancora in corso, lascia emergere un quadro inequivocabile: Hamas ha tentato di strutturare in Europa una rete operativa con ramificazioni politiche, logistiche e militari. Il lavoro congiunto tra Mossad e servizi europei ha impedito che tali strutture si trasformassero in un ciclo operativo di attacchi, ma resta aperta la questione più ampia: fino a che punto l’organizzazione sia riuscita a infiltrarsi nel continente e quali altre cellule dormienti possano ancora essere presenti.

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Panorama

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