“Hanno compiuto un atto incredibilmente scollegato dalla realtà”: la furia della Peta contro William e Kate per la cucciolata della loro cagnolina Orla

  • Postato il 1 luglio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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La PETA se la prende con il Principe William e la principessa Kate. La polemica inscenata dall’importante associazione mondiale che si batte per i diritti degli animali ha criticato i reali inglesi per aver permesso alla loro cagnolina Orla di avere avuto una cucciolata. Secondo PETA la priorità in campo canino (e felino) sarebbe quella di adottare animali dai rifugi. “Dovrebbero sapere che i rifugi, qui e in tutto il mondo, sono pieni di cuccioli disperati in cerca di una seconda possibilità in una casa amorevole, e che far nascere una cucciolata in mezzo a questa crisi del randagismo è incredibilmente scollegato dalla realtà”, ha spiegato in un comunicato Elisa Allen, vicepresidente dei programmi di PETA.

“Se William vuole davvero prendere le redini, potrebbe ispirarsi all’esempio del re Carlo e della regina Camilla, che hanno scelto di adottare da un rifugio invece di contribuire al problema”. Galeotta fu una foto pubblicata sull’account Instagram ufficiale di Kate e William in occasione del compleanno del principe, dove il neo 43enne appare circondato da quattro cani: la cocker spaniel Orla e tre cuccioli. Orla è con i principi dal 2020 grazie al fratello di Kate, James Middleton, che glielo regalò come dono di nozze. Della cockerina il mondo era venuto a conoscenza nel maggio del 2022 quando la piccola principessa Charlotte era apparsa in una foto con la cagnolina nel giorno del suo settimo compleanno.

Peraltro, come sostiene il Daily Mail, Kate e William vorrebbero tenere un solo cucciolo figlio di Orla. Anche per questo PETA ha sottolineato come i principi avrebbero dovuto tenere a mente l’esempio di Carlo III e Camilla che hanno appena adottato Moley, un cucciolo recuperato presso il Battersea Dogs and Cats Home, rifugio del quale la sovrana è madrina. La reazione di PETA ha provocato diverse proteste perfino nel parlamento britannico (il deputato Andrew Rosindell ha chiesto di revocare lo status di ente benefico all’associazione, ad esempio, definendo la PETA un’organizzazione “estremista”). PETA però, forte di centinaia di migliaia di adesioni negli anni per aver combattuto in primis l’uccisione di milioni di animali per fare pellicce, ha tenuto il punto sottolineando un aspetto cruciale e peculiare rispetto alle lunghe, diffuse, radicate, battaglie animaliste in tutto il Regno Unito fin dall’ottocento che hanno coinvolto tutte le classi sociali: la compassione verso la sofferenza altrui prima di ogni altra gioia per se stessi: “L’obiettivo di PETA è, e resta, quello di ridurre la sofferenza degli animali e le persone sono grate di ricevere informazioni frutto delle nostre inchieste e di altre fonti verificate, che permettono loro di prendere decisioni più compassionevoli”.

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Il Fatto Quotidiano

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