“Ho pestato il piede a una ragazza, una testata e sono finito in coma. Da Allegri a Galliani, il calcio mi ha dimenticato”: il racconto di Gianluca Sordo

  • Postato il 29 aprile 2025
  • Calcio
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Finire in coma per una banale discussione in un bar. Poi dover affrontare una lunga riabilitazione e subire ancora oggi le conseguenze di quel gesto: una testata che gli ha condizionato la vita. Mentre stava finendo la sua carriera nel calcio, per Gianluca Sordo è cominciato un calvario tremendo, che l’ex giocatore di Torino e Milan (tra le altre) ha raccontato in una lunga intervista al Corriere della Sera: “Zoppico, ho dei deficit motori con la parte sinistra del corpo e la testa mi va a fuoco anche quando leggo solo mezza pagina di giornale sportivo. Percepisco una pensione di invalidità“. Sordo ha vinto un Europeo U21 con l’Italia e uno scudetto col Milan nel 1994. Ma è stato soprattutto uno dei protagonisti della cavalcata del Torino fino alla finale di Coppa Uefa nel 1992, persa dai granata contro l’Ajax con l’eterno rimpianto per una traversa colpita proprio da Sordo. Dopo l’aggressione subita nel 2005, però, il mondo del calcio lo ha messo da parte: “Mi ha dimenticato, nessuno si è degnato di chiedersi se fossi ancora vivo o no, solo gli ex compagni di squadra”.

Il racconto di Sordo, 117 partite in Serie A, parte dall’aggressione subita in un bar 20 anni fa: “Mi allenavo tutti i giorni, nella speranza di trovare una squadra in C2. Ogni venerdì, poi, andavo a giocare a calcetto con i miei amici, quindi una pizza a cena e una bevuta in un bar a Marina di Massa prima di tornare a casa. Una sera, senza volerlo, pesto il piede a una ragazza. Le chiedo scusa un paio di volte, lei non le accetta. Alla terza perdo la pazienza e la mando a quel paese”. A quel punto un ragazzo, racconta Sordo, gli dà una testata alla tempia: “Torno a casa, inizio a vomitare nel letto, non riuscivo a parlare o a muovermi”. La situazione precipita: ” Mi fanno una tac, avevo un ematoma cerebrale. Alle 8 del mattino mi operano a Pisa, salvandomi la vita. È un miracolo che sia qui a raccontarlo”, prosegue Sordo.

Dopo il miracolo, però, comincia il calvario: “Finisco in coma per quattro giorni, quindi un mese di terapia intensiva e una lunga riabilitazione pagata tutta di tasca mia. I danni però me li porto dietro ancora oggi”. La ripresa è complicata: “Non sono più un ragazzino, ho solo la terza media e una memoria, soprattutto a breve termine, compromessa“. E Sordo è rimasto soprattutto deluso dalla mancata vicinanza del mondo del calcio. Anche del suo ultimo allenatore all’Aglianese, un certo Massimiliano Allegri: “Gli davo una mano, in campo si era creato un bel rapporto,“. Poi l’aggressione, il coma e la terapia intensiva: “In un mese non si è mai fatto vedere o sentire. Tutti sapevano quello che mi era accaduto, ne avevano parlato tv, radio e giornali. Non ero andato in Groenlandia, stavo lì a pochi minuti d’auto da lui, una persona con cui avevo condiviso le giornate fino a qualche mese prima. Mai un lunedì dopo le partite che sia venuto a salutarmi“. Sordo racconta di aver rivisto Allegri anni dopo a Forte dei Marmi: “Ha provato ad abbracciarmi fuori da un negozio come se non fosse successo niente, ma avrebbe dovuto pensarci prima. Ero arrabbiato, lo mandai a quel paese. Mi è dispiaciuto perché era con una persona anziana, forse il padre. E stavo per fare lo stesso anche con Galliani, poi un mio amico mi ha fermato in tempo”.

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