Hulkenberg sul podio, McLaren in fuga e Ferrari in confusione

  • Postato il 4 luglio 2025
  • Di Il Foglio
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Hulkenberg sul podio, McLaren in fuga e Ferrari in confusione

"Un giorno mi ritirerò con il record di... quasi podi. È un talento, no?"…quando lo disse, Nico Hulkenberg forse si era rassegnato a passare alla storia dalla parte sbagliata. Ci sono volute 239 gare per vederlo una volta su podio. E, diciamolo sinceramente, sapendosi alla guida di una Sauber a inizio stagione non è che il tedesco ci credeva tantissimo di riuscire a cancellare quel record. E’ arrivato a Silverstone il risarcimento più meritato per un ragazzo che ama collezionare vini, ha un cane che si chiama Zeus e guida una vettura motorizzata Ferrari con un team principal che ha guidato anche la Rossa. Al punto che con una punta di ironia non piccola molti di noi hanno ribattezzato la Sauber, la “Binotta”.

 

E vedere Hamilton arrivare vicino a Hulk, provarci ma non riuscirci e infine arrendersi a vedere il biondo a podio e il Re Nero giù, una cosa che non accadeva dal 2014, scrive un’altra pagina poco encomiabile per la Ferrari. Per tacere del 14esimo posto di Leclerc, auto-flagellatosi dopo le qualifiche e totalmente fuori gara per una scelta coraggiosa ma alla fine totalmente sbagliata di pescare un coniglio dal cilindro andando a cambiare le gomme dopo un solo giro. Ok, per vincere bisogna anche rischiare. Lo ha detto anche Russell al suo ingegnere quando l’inglese ha chiesto al muretto se fossero coraggiosi o meno. Si doveva decidere quando mettere per la prima volta le gomme da asciutto. E Russell si è sentito dire che un conto è il coraggio e un altro andarsi a suicidare. Leclerc è e rimane una delle poche certezze dalla Ferrari. Però da Silverstone arriva forte la sensazione che il Principino sia ancora troppo emotivamente coinvolto nelle scelte che compie, con il rischio di non riuscire a massimizzare sempre il potenziale della sua vettura. E a Silverstone questo potenziale era tutt’altro che basso.

 

D’accordo, è stata una gara pazza. Tre volte la safety, due volte la virtual, una serie infinita di uscite di pista e condizioni meteo nella più tipica tradizione inglese. Ok, gara matta, ma alla fine se la gara matta la stravincono le Mc Laren con distacco ciclistico allora bisogna dare a Ron Dennis quel che è di Ron Dennis. Che nel 2015, un’era geologica fa, con le attuali papaya vergognosamente in fondo alla classifica gara dopo gara si lanciò in una previsione alla Fra Cristoforo che minaccia Don Rodrigo. Disse, più o meno, “un giorno torneremo a vincere e quando lo faremo sarà un dominio”.

 

Ron Dennis da tempo non è più della partita, eppure la profezia si è avverata in modo definitivo. In tutto questo la sfida tra Piastri e Norris si è arricchita di un nuovo episodio non di gara. La penalità di dieci secondi per aver frenato, in modo assolutamente scellerato, dietro la safety car rischiando di farsi tamponare da Verstappen, gli ha probabilmente impedito un nuovo allungo in classifica. Stavolta Norris ha esultato, ha sorriso, ha fatto vedere di avere quel sangue nelle vene che in Austria la scorsa settimana sembra assente. Otto punti di vantaggio per Piastri quando siamo esattamente a metà sono un’inezia.

 

Si andrà avanti così fino alla fine, da Silverstone una piccola inversione di tendenza pro-Norris è comunque arrivata. Piasti ha buttalo la vittoria con quella penalità, è il primo vero regalo che fa a Lando. Che viene da due vittorie consecutive dopo la frittata del Canada. Qualche segnale incoraggiante per il timido Lando, in attesa di rinnovare il duello a fine luglio a Spa.

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Autore
Il Foglio

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