I big dell’alimentare investono negli integratori: “Le loro pubblicità sono fuorvianti e contrarie alle regole Ue”

  • Postato il 15 agosto 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Le grandi aziende alimentari, spesso specializzate nella produzione di dannosi cibi ultra processati, stanno investendo sempre di più nella commercializzazione degli integratori alimentari sostenendo che abbiano effetti benefici per la salute. Ma si tratta di claim spesso non supportati da evidenze scientifiche e in violazione delle normative sulla pubblicità dell’Unione europea, che traggono in inganno i consumatori. Lo rivela un’analisi sul mercato dei Paesi Bassi condotta dall’Investigative Desk, un gruppo di giornalisti specializzati, e pubblicata sul sito di giornalismo investigativo Follow the Money.

Al centro dell’indagine ci sono Nestlé e Unilever, colossi del settore. Le due multinazionali promuovono l’idea, smentita dagli scienziati, che per stare in salute basti un barattolo di integratori. Il mercato sta diventando del resto sempre più redditizio: nel 2024, il giro d’affari europeo degli integratori alimentari è stato valutato più di 87 miliardi di euro e secondo le previsioni supererà i 124 miliardi entro il 2030.

Capsule, compresse o caramelle gommose: in qualsiasi forma siano venduti, gli integratori stanno spopolando come un vero e proprio stile di vita, grazie soprattutto agli influencer che li commercializzano sui social. Il messaggio è passato da “salute come assenza di malattia” a “salute come stile di vita”, ha dichiarato nel 2022 ai proprio azionisti Jostein Solheim, CEO Health and Wellbeing di Unilever. La fetta di consumatori più in crescita, poi, è quella delle generazioni più giovani: “Entro il 2040, il 58% del consumo previsto di vitamine, minerali e integratori proverrà dai millennial e dalla Gen Z“, spiega l’inchiesta. Nestlé grazie ai suoi investimenti nel settore nel 2024 ha raddoppiato il fatturato 2020 della sua divisione Health Science, passando da 3,5 miliardi di euro a oltre 7 miliardi.

Tuttavia, la pubblicizzazione degli integratori da parte di queste aziende avviene in maniera fuorviante e spesso in contrasto con la normativa Ue, che si applica ovunque il prodotto sia pubblicizzato: dall’etichetta ai social media. A metà maggio un organismo di autoregolamentazione istituito dall’industria olandese degli integratori ha analizzato le dichiarazioni presentate per 437 prodotti per individuare se fossero coerenti con le regole europee. Quasi la metà, 212, sono risultate in contrasto, mentre anche quelle in regola contenevano comunque indicazioni fuorvianti.

Tra gli integratori di Unilever disponibili nei Paesi Bassi, 68 dei 72 prodotti riportavano indicazioni non autorizzate sulla confezione o nella pubblicità. Dei 354 prodotti Nestlé, invece, 115 riportavano affermazioni che non erano state autorizzate, come “supporta un sangue sano” o “aiuta a mantenere un livello di colesterolo adeguato”. 18 prodotti Nestlé riportavano persino dichiarazioni mediche, riservate ai farmaci, come “ha proprietà antinfiammatorie“. L’analisi ha rivelato anche che 24 integratori alimentari sono stati pubblicizzati con dichiarazioni che suggeriscono che il prodotto può prevenire, trattare o curare malattie, in violazione delle regole Ue.

“È puro inganno del consumatore”, ha detto Renger Witkamp, professore di nutrizione e salute all’Università di Wageningen, commentando l’analisi. “Se mangi e vivi in modo sano, non c’è motivo di prendere tutti questi extra”. Solo in casi specifici, come quando le persone sono vegane, incinte o assumono determinati farmaci, gli integratori potrebbero essere utili. Tutto però suggerisce alle aziende di investire in questo settore. I giornalisti di The Investigative Desk hanno rivelato che la maggior parte delle grandi aziende europee dell’alimentare sta investendo in trattamenti per malattie comunemente legate a diete malsane. I loro prodotti contribuiscono al problema, poi loro stesse vendono la “cura”.

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