I cibi insospettabili che alzano la glicemia, e probabilmente li hai in cucina
- Postato il 15 giugno 2025
- Lifestyle
- Di Blitz
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La glicemia, ovvero il livello di zucchero nel sangue, è un parametro che tutti dovrebbero conoscere, non solo chi convive con il diabete. Tuttavia, non tutti gli alimenti che la fanno aumentare sono “cattivi”. Il nostro corpo ha bisogno di glucosio per funzionare, e un innalzamento della glicemia dopo i pasti è un evento fisiologico, soprattutto nei soggetti sani.
Il problema nasce quando questi picchi glicemici sono frequenti e intensi, specialmente in chi ha uno stile di vita sedentario o già mostra segnali di insulino-resistenza. In questo contesto, alcuni cibi “insospettabili” possono contribuire, senza che ce ne rendiamo conto, a squilibri metabolici nel lungo periodo.
L’obiettivo non è quindi demonizzare questi alimenti, ma capire come e quando consumarli, e perché saper leggere le etichette è oggi una competenza fondamentale per chi vuole prendersi cura della propria salute.
I cibi che sembrano sani ma possono far salire la glicemia
Molti alimenti che troviamo nei supermercati e che vengono pubblicizzati come “salutari” o “light” nascondono zuccheri semplici o ingredienti ad alto indice glicemico. E non sempre ce ne accorgiamo.
Non si tratta solo di dolci o snack processati: alcuni prodotti da forno, bevande, cereali e persino verdure cotte possono avere un impatto più alto del previsto sulla glicemia. Questo non significa che vadano esclusi, ma solo consumati in modo più consapevole.
Vediamone alcuni.
Yogurt alla frutta, succhi e barrette: il paradosso dei prodotti “fit”

Molti prodotti pensati per chi segue uno stile di vita sano finiscono per essere molto zuccherati. Gli yogurt aromatizzati, ad esempio, anche se “light” o “senza grassi”, contengono spesso 10-12 g di zucchero per vasetto. Questo può causare un aumento rapido della glicemia, soprattutto se consumato da solo.
Anche i succhi di frutta 100% naturali, pur senza zuccheri aggiunti, possono causare picchi glicemici. L’assenza di fibre, infatti, fa sì che il fruttosio venga assorbito molto rapidamente. Meglio consumare la frutta intera.
Infine, attenzione alle barrette ai cereali, che spesso contengono sciroppo di glucosio, miele e altri dolcificanti nascosti. Non sono tutte uguali: alcune sono veri e propri dolcetti camuffati.
Pane integrale confezionato, gallette e cracker: i “falsi amici” del salato
Molti prodotti da forno che si presentano come integrali sono in realtà composti da farine raffinate, zuccheri aggiunti e ingredienti ad alto IG. Il pane integrale da supermercato, ad esempio, è spesso colorato con malto o caramello e contiene solo una minima parte di crusca reale.
Anche le gallette di riso, spesso associate a diete dimagranti, hanno un indice glicemico tra i più alti in assoluto. Il motivo è la trasformazione del riso in forma soffiata, che rende gli zuccheri rapidamente disponibili.
I cracker industriali, infine, pur essendo salati, spesso contengono zuccheri nascosti e farine altamente raffinate.
Patate, carote cotte e riso: vegetali e cereali da gestire con attenzione
Le patate (soprattutto bollite o schiacciate) sono tra gli alimenti più glicemici. La loro struttura amidacea le rende facilmente assimilabili, causando un rapido innalzamento della glicemia. Tuttavia, se raffreddate (ad esempio in insalata), formano amido resistente, meno impattante.
Le carote cotte possono alzare la glicemia più di quanto si pensi, se consumate in grandi quantità, ad esempio in vellutate o purè. Crude, invece, l’effetto è molto minore.
Il riso bianco, soprattutto in versione parboiled o raffinata, ha un indice glicemico elevato. Le alternative integrali, o il consumo abbinato a fibre e grassi, aiutano a bilanciare l’effetto.
Frutta secca e legumi: buoni alleati… se non processati
La frutta secca al naturale (noci, mandorle, nocciole) è ottima per rallentare l’assorbimento degli zuccheri. Ma quella tostata, salata o zuccherata può contenere ingredienti aggiunti che modificano radicalmente il profilo nutrizionale.
Anche i legumi in barattolo possono contenere zuccheri o conservanti. Leggi sempre l’etichetta: meglio scegliere prodotti con un solo ingrediente (legume + acqua).
Gli studi confermano: l’effetto glicemico è più complesso di quanto si pensi
Una ricerca condotta nel 2021 dalla Stanford University ha messo in evidenza come lo stesso alimento possa avere effetti glicemici diversi da persona a persona, in base a microbiota, genetica e stile di vita. Questo significa che non esiste un cibo universalmente “buono” o “cattivo”.
Un altro studio pubblicato su The American Journal of Clinical Nutrition ha dimostrato che il consumo regolare di alimenti ad alto IG è associato a un rischio maggiore di sviluppare insulino-resistenza e diabete, ma solo se inserito in un contesto dietetico sbilanciato e in presenza di sedentarietà.
Leggere le etichette: il primo passo per mangiare consapevolmente
Non servono grandi rivoluzioni, ma un po’ di attenzione. Imparare a leggere le etichette è il modo migliore per capire cosa stai mangiando. Un occhio attento dovrebbe verificare:
- La presenza di zuccheri tra i primi ingredienti
- Il contenuto di carboidrati di cui zuccheri
- Gli eventuali nomi alternativi dello zucchero (glucosio, fruttosio, sciroppo di mais, ecc.)
Ricorda: meno ingredienti ha un prodotto, e più li riconosci, più è probabile che faccia bene anche alla tua glicemia.
Non serve eliminare tutto: basta saper bilanciare
È importante ribadire che nessuno di questi cibi va escluso in modo assoluto, soprattutto in persone sane. Anche un alimento ad alto indice glicemico può essere parte di una dieta equilibrata, se consumato con moderazione e abbinato nel modo giusto.
Ad esempio, se mangi una patata, accompagnala con una porzione di verdure ricche di fibre e una fonte di proteine. Se ti concedi un succo, fallo durante un pasto completo e non da solo.
Il vero segreto per mantenere la glicemia stabile è l’equilibrio complessivo del pasto, non la singola scelta.
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