I dossier sul tavolo di Fico dopo la vittoria in Campania: il caso Acerra, la sede della Regione e i manager della sanità

  • Postato il 24 novembre 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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La remuntada di Edmondo Cirielli era un’invenzione. Ma il difficile per Roberto Fico inizia ora. Portata a casa senza apprensione la vittoria, con un distacco di quasi 20 punti percentuali, il neo presidente della Campania dovrà capire fino a dove poter allargare gli spazi di manovra e alzare il livello di agibilità del suo mandato. Fico lo ha ottenuto alla guida di un campo largo ricco di partiti e di leader coi quali in passato lui e il M5s hanno collezionato scontri e prese di distanze su temi politici e di programma: Vincenzo De Luca, Armando Cesaro, Clemente Mastella, Matteo Renzi. Il matrimonio di interesse celebrato prima della vittoria va ora messo alla prova della convivenza, sui temi sensibili dell’eredità del deluchismo e della continuità-discontinuità col deluchismo.

In soldoni: cosa farà Fico riguardo al ‘Il Faro’, il faraonico disegno di rigenerazione urbana dell’area Garibaldi di Napoli, con la nuova sede della Regione, l’auditorium, i servizi connessi, costo da 700 milioni di euro, annunciato da De Luca, sul quale c’è il gelo del sindaco Gaetano Manfredi? Chiuderà o no il termovalorizzatore di Acerra, come aveva accennato a febbraio durante un’assemblea degli attivisti pentastellati? Lascerà al loro posto, o proverà ad avvicendare, i quindici manager della sanità con mandato triennale nominati dal suo predecessore a giugno, in extremis? Come affronterà la questione della privatizzazione del servizio idrico nel Sannio? Sugli altri maxi progetti lasciati da De Luca qui e lì con il loro carico di tensioni e conflittualità sui territori – valga come esempio l’ospedale unico della costiera sorrentina – che posizione assumerà?

La storia di Fico incarna temi e valori in antitesi con quelli di De Luca e i metodi autoritari del presidente uscente, e quindi le risposte alle domande di prima non sono scontate. Ma per chiudere l’accordo col Pd ed evitare di trovarsi i deluchiani contro, l’ex presidente della Camera ha dovuto ingoiare un patto di non belligeranza, ripetendo il mantra della ‘ripartenza da quanto di buono fatto’. E non potrà certo rimangiarselo.

Secondo le ultime proiezioni si delinea per Fico un consiglio regionale non semplicissimo da governare. Il centrosinistra è intorno al 58 per cento, “A testa alta”, la civica del governatore uscente, è data al 7,5%, due punti in più della lista “Fico presidente”, la civica del governatore subentrante. Il Pd è primo partito verso il 18%, un punto in più del 2020 (quando le due civiche di De Luca, sommate, sfiorarono il 19%). M5s è al 9,5% (mezzo punto in meno del 2020, quando non era in coalizione). Sarà tutto più chiaro quando saranno assegnati i seggi lista per lista.

Al momento il centrodestra è inchiodato al 37%. FI è al 12%, FdI al 10%, Lista Cirielli Presidente al 6,9%, Lega al 5,4%, Noi Moderati all’1,8%, Pensionati-Consumatori allo 0,5%, Udc allo 0,4%, Democrazia Cristiana allo 0,4%. Da questi numeri emerge il ruolo chiave del Pd e di De Luca – che ha candidato uomini suoi anche nei dem – nella vittoria e nel futuro governo di Fico, che avrà quotidianamente a che fare con Piero De Luca. L’elezione del figlio del governatore uscente a segretario campano dei dem da candidato unico del congresso è stata uno dei tasselli del puzzle della pacificazione. “Una ferita”, fu il commento di Sandro Ruotolo, della segreteria Schlein, il più antideluchiano degli antideluchiani. Si presume rimarginata.

Per il centrodestra è una disfatta. Per il governo Meloni, che aveva schierato un viceministro degli Esteri. Per FdI, superata da Forza Italia. Mesi trascorsi ad inseguire una candidatura di sintesi, capace di guardare al centro e ai moderati, si sono conclusi con la scelta di Cirielli, il nome più ideologizzato tra quelli della (non vasta) rosa. Il generale dei carabinieri ha accettato nella consapevolezza della sconfitta: infatti non si è dimesso dalla Farnesina. Per tentare una rimonta lui e i suoi l’hanno buttata in caciara, con una campagna aggressiva: l’indignazione per la barchetta di Fico, l’ennesima promessa di condono edilizio. E la forbice, invece di stringersi, si è allargata.

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Il Fatto Quotidiano

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