I funerali di Giorgio Armani nel borgo “blindato” di Rivalta: “Ha chiesto di essere sepolto qui, aveva un rapporto affettivo molto intenso con questo luogo”
- Postato il 8 settembre 2025
- Moda E Stile
- Di Il Fatto Quotidiano
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Un addio composto, elegante, proprio come lo stile che ha imposto al mondo. Dopo due giorni di ininterrotto omaggio pubblico, oggi l’Italia saluta per l’ultima volta Giorgio Armani. I funerali si svolgeranno alle 15 in forma strettamente privata nella piccola chiesa di San Martino, nel borgo medievale di Rivalta di Gazzola (Piacenza), che per l’occasione sarà “blindata” per garantire la massima riservatezza. Lì, lo stilista sarà sepolto nella cappella di famiglia, accanto alla madre Maria, al padre Ugo e al fratello Sergio. Alla cerimonia prenderanno parte solo una ventina di persone, come da precise volontà del signor Armani: ci saranno le nipoti, la sorella, il compagno e braccio destro creativo, Leo Dell’Orco, che, nella penombra della camera ardente, ha raccolto le condoglianze di migliaia di persone.
“Ha chiesto di essere sepolto qui – ha detto a Repubblica il parroco che celebrerà il funerale, don Giuseppe Busiani – frequentava questo luogo perché la mamma vi ha abitato e il nipote Andrea ha celebrato qui il suo matrimonio: quello che so è che aveva un rapporto affettivo molto intenso con questo luogo. La sua mamma ha passato molto tempo qui, negli ultimi anni. Ho percepito un grande rispetto per questi luoghi, sono persone molto delicate, molto disponibili. Credo che i funerali li vogliano fare nel modo più riservato possibile, sarà una preghiera quasi silenziosa, un fatto di famiglia”.
L’ultimo atto pubblico è stato la camera ardente, allestita nel suo Armani/Teatro di via Bergognone a Milano. Per due giorni, un fiume di circa 16.000 persone ha sfilato in un silenzio quasi irreale di fronte al feretro. Una coda composta di gente comune – anziani, giovani, famiglie con bambini – si è mescolata a un parterre di celebrità, politici, sportivi e imprenditori, tutti uniti dal desiderio di rendere omaggio a un’icona.
“Non eravamo preparati, ma teniamo duro. Siamo stati indecisi se organizzare o meno la camera ardente per uno o due giorni, ci sembrava quasi esagerato”, ha confidato Leo Dell’Orco al Corriere della Sera. “E invece siamo stati sopraffatti dalla quantità di folla, dall’affetto e dal rispetto che tutti ci stanno dimostrando. È stato giusto così. La cosa più bella è che l’80, 90 per cento di chi è venuto in questi due giorni lo ha fatto senza conoscerlo, solo per rendergli omaggio. Ci sono famiglie intere, uomini e donne di tutte le età. È bellissimo. Vedere tutte queste persone ci ha fatto capire quanto la gente lo amasse. Chissà cosa avrebbe detto lui”.
Le testimonianze raccolte all’uscita dipingono il ritratto di un uomo complesso e amato. “Era doveroso essere qua”, ha dichiarato il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, “perché è stata un’eccellenza, un genio che ha portato la bellezza italiana nel mondo, ma anche un grande imprenditore”. L’ex sindaco di Roma, Francesco Rutelli, ha ricordato un aneddoto: “Gli chiesi ‘perché non fai tu l’aggregazione dei gruppi italiani?’. E lui mi rispose che era impossibile. Ma per lui non è stato niente impossibile, e quello che vediamo oggi lo dimostra”. Dal mondo dello sport, il tennista Fabio Fognini ha detto: “Sono stato uno dei primi a indossare e avere l’onore di portare il suo marchio in giro per il mondo”. Gli ha fatto eco la moglie, Flavia Pennetta: “Vedere tanta gente qui oggi a salutarlo rappresenta l’amore che ha seminato”. Per il campione del mondo del 1982, Marco Tardelli, Armani era “una persona generosa, serena. Non si era montato la testa”.
L’attore Stefano Accorsi ha ricordato la sua “curiosità innata”: “Eravamo a una sua sfilata e avevo appena fatto un film. Ci aveva tenuto a dirmi che l’aveva visto e mi ha fatto un’analisi molto precisa. L’affetto non è determinato dalle vendite, è frutto di tutto quello che ha fatto”. E Enrico Lo Verso ha aggiunto: “Quegli occhi fermavano il tempo”. Presente anche Santo Versace, fratello dello storico “rivale” Gianni, a testimonianza di un rispetto che andava oltre la competizione. Ma il ricordo più toccante è forse quello della sua musa, Antonia Dell’Atte, che con la voce rotta dalla commozione ha detto: “Mi sento orfana di un padre. […] Lo vedo lì, vedo Giorgio, perché per me è immortale”.
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