I Giovani Democratici contestano Fiano sulla Palestina: i big del Pd li sgridano. Schlein aveva chiesto: “Siate autonomi”
- Postato il 26 novembre 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Autonomi”, sì. Ma non troppo. Con “libertà di iniziativa politica”, purché non disturbi. Invitati ad essere “un passo avanti al Pd stesso”, salvo poi essere ricondotti immediatamente nei ranghi. I Giovani Democratici provano a spiccare il volo, a margine di un evento di Sinistra per Israele si schierano con i manifestanti pro-Palestina e criticano le posizioni del deputato dem Emanuele Fiano. Ma vengono respinti sia dagli attivisti anti-sionisti, sia dal loro stesso partito, che si dissocia e li rimprovera. Appena due settimane fa la segretaria Elly Schlein, al Congresso GD di Napoli, li aveva invitati a essere “autonomi”, “un passo avanti a noi”. Peccato che, non appena le nuove leve l’hanno presa in parola, i big di partito si siano infiammati.
Il casus belli risale a lunedì 24, durante la serata “La pace è possibile?”, organizzata dall’Associazione Italia-Israele, alla Biblioteca Caversazzi di Bergamo. Sul palco, oltre a Fiano, ci sono Luciano Belli Paci , anche lui come il dem di Sinistra per Israele, e il giornalista Gabriele Eschenazi. Una volta entrati gli ospiti e il pubblico, una quarantina di manifestanti pro-Pal resta fuori, insieme a dieci giovani dem. Sono proprio questi ultimi a dichiarare che “la sinistra non può dialogare con ‘sionisti moderati’, ma con antifascisti e antisionisti”. Una presa di posizione che però non trova sponde: gli altri attivisti li isolano accusandoli di voler “lavare la coscienza a un partito imperialista”, il Pd bergamasco interviene subito per prendere le distanze.
A rimproverare la propria giovanile sono la sindaca di Bergamo Elena Carnevali, i consiglieri regionali Davide Casati e Jacopo Scandella, e Pasquale Gandolfi della direzione provinciale. In una nota firmata anche dall’europarlamentare Giorgio Gori, i politici dem esprimono “netta contrarietà” e “viva solidarietà” a Fiano, già contestato poche settimane fa alla Ca’ Foscari di Venezia. Si può “dissentire dalle sue posizioni”, scrivono, ma “non è accettabile che la sua battaglia per ‘due popoli e due Stati’, incentrata sui diritti del popolo israeliano e di quello palestinese, venga messa all’indice”.
Parole che trovano eco in altri esponenti del partito. Dopo il crescere delle polemiche, i GD Lombardia rispondono apertamente sui social con un post Instagram in cui rivendicano la propria “coerenza nel sostegno alla causa palestinese” e spiegano di aver voluto un confronto “aperto e consapevole”, attraverso un “presidio pacifico” che esprimesse una “posizione autonoma”. Esattamente quel “conflitto dialettico e costruttivo” che Schlein auspicava dal palco di Napoli.
Eppure le posizioni discordanti non riguardano solo il rapporto tra Pd e Giovani Democratici, ma il Nazareno stesso. Alla Festa de L’Espresso, appena pochi giorni fa, il consigliere regionale Paolo Romano sosteneva che le posizioni più nette in difesa di Israele sarebbero “minoritarie nel partito”: “Riguardano una persona su cento, praticamente l’errore statistico”. Un uno per cento che sembra però avere un peso specifico non irrilevante: abbastanza da frenare sul nascere le iniziative delle nuove leve GD, appena uscite da un congresso arrivato dopo cinque anni di blocco e fresche dell’elezione della segretaria Virginia Libero.
Così, a quindici giorni dal congresso che sembrava aver dato nuovo slancio al movimento giovanile, e a ottocento chilometri da Napoli, il giovane segretario provinciale di Bergamo, Lorenzo Lazzaris, si è ritrovato prima respinto dai coetanei militanti della sinistra, poi duramente rimproverato dalla “vecchia guardia” istituzionale. E ammainando la bandiera arancione, a margine dell’evento dedicato alla pace, ha sancito suo malgrado l’ennesima frattura dem.
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