I luoghi di C’è ancora domani, il film di Paola Cortellesi che parla alle donne di oggi

Ogni 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, si riaccendono i riflettori su un tema che purtroppo resta attuale. Tra testimonianze, iniziative e momenti di riflessione, il cinema diventa spesso uno strumento potente per raccontare ciò che le parole, da sole, a volte non riescono a esprimere. Come “C’è ancora domani”, l’opera prima di Paola Cortellesi che è divenutata in pochissimo tempo un simbolo di consapevolezza femminile, resilienza e speranza.

Il successo di questo film non si è limitato al suo valore narrativo: la risposta del pubblico è stata straordinaria. Nel 2023 il film ha raggiunto 36,6 milioni di euro di incasso, diventando il titolo più visto dell’anno, ed è stato distribuito in 15 Paesi, tra cui la Francia. Anche il suo arrivo sulle piattaforme ha confermato l’onda lunga dell’entusiasmo: il film ha debuttato subito nelle top 10 di Netflix e, nel giorno della prima su Sky, ha registrato 714 mila spettatori, segnando un nuovo record. Numeri che testimoniano quanto la storia di Delia abbia saputo toccare corde profondissime e universalmente condivise.

Di cosa parla

La storia di Delia fatta di soprusi taciuti, abitudini accettate per necessità e piccoli atti di coraggio, si intreccia idealmente con quella di tante donne che ancora oggi lottano per un domani diverso. Girato in un intenso bianco e nero, il film rievoca la Roma della seconda metà degli anni Quaranta, quando la città iniziava appena a rialzarsi dopo la guerra.

Delia è una moglie e madre che vive all’ombra del marito Ivano (Valerio Mastandrea), autoritario, violento e convinto di poter imporre il proprio potere tra le mura domestiche. Accanto a lei, l’amica fidata Marisa (Emanuela Fanelli), unico spiraglio di leggerezza in giornate scandite da faccende, piccoli lavori e umiliazioni. Nel frattempo la giovane Marcella sogna di fuggire da quel mondo attraverso un matrimonio borghese. La vita sembra procedere per inerzia, finché una misteriosa lettera offre a Delia il coraggio di ribaltare il futuro già scritto.

C'è ancora domani
Ufficio stampa
Una scena del film C’è ancora domani

Dove è stato girato

Cortellesi porta lo spettatore in una Roma viva, pulsante, popolare, fatta di cortili, botteghe, mercati e vicoli in cui ancora oggi rivive l’atmosfera del dopoguerra. Il fulcro della storia è il complesso condominiale di via Bodoni 98, nel quartiere Testaccio. È nel cortile interno raggiungibile attraverso un piccolo cancelletto, dove Delia apre ogni giorno le finestre del seminterrato ricostruito negli studi di Cinecittà. Questo luogo diventa il teatro di quotidianità, confidenze e fatiche, ma anche il simbolo della sua resistenza silenziosa.

Le giornate di Delia scorrono tra una serie di piccoli lavori che la portano a muoversi attraverso quartieri diversi di Roma, disegnando un vero e proprio mosaico della città popolare del dopoguerra. La sua prima tappa è in via della Madonna dei Monti, dove si trova l’esterno del palazzo del notaio presso cui svolge alcune commissioni. Da lì si sposta ai Parioli, in via Locchi, dove si trova la merceria per cui effettua consegne e piccoli incarichi.

vicoli Roma
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Vicoli e palazzine di Roma

Il suo percorso prosegue poi a Torpignattara, quartiere che ospita il negozio di ombrelli e anche le partite a carte del marito Ivano. Poco distante dal lungotevere Testaccio, in via Flavio Gioia, Delia incrocia invece un posto di blocco americano: è qui che ha modo di conoscere il soldato William. In mezzo a questi spostamenti, il film regala anche uno dei suoi momenti visivi più suggestivi, ambientato su una terrazza con vista sul Vittoriano che apre lo sguardo sui tetti e sulle cupole della città.

Sebbene la storia sia ambientata principalmente a Testaccio, la narrazione si apre anche ad altri quartieri di Roma. La ricostruzione del mercato dove lavora Marisa è infatti collocata in piazza Testaccio, mentre la pausa sigaretta tra Delia e l’amica viene girata in via degli Ibernesi, nel rione Monti: un vicolo con scalinata che, pur sembrando vicino al mercato, in realtà appartiene a un’altra zona della città.

Un ruolo particolare lo gioca anche via di Monte Testaccio, strada tortuosa e in parte fatiscente, dove Delia incontra Nino (Vinicio Marchioni), l’amore di gioventù. L’incontro avviene nei pressi del civico 72, nella piccola officina dove l’uomo vive e lavora, e l’atmosfera sospesa della strada contribuisce a sottolineare il carico emotivo della scena. Il quartiere prende vita anche attraverso le sue botteghe storiche. In via Antonio Cecchi si trovano il forno, l’alimentari e la macelleria dove le donne del rione fanno la fila con la tessera annonaria. Girato l’angolo, a pochi passi, compare la gelateria Moretti, che nel film appartiene alla famiglia di Giulio: nella realtà è il celebre bar Giolitti di via Amerigo Vespucci, un punto di riferimento del quartiere fin dal 1914.

Per raccontare i ricordi d’amore tra Delia e Ivano, la regista sceglie invece i vicoli suggestivi di Trastevere. È qui che vengono girati i flashback del loro innamoramento, insieme alla scena del matrimonio ambientata nella splendida Chiesa di Santa Maria in Cappella, che aggiunge una nota intima e poetica ai momenti del passato. Infine, altre due location completano il mosaico della Roma scelta dalla Cortellesi.

La scena della scuola prende vita nell’ex ospedale Carlo Forlanini, nel quartiere Monteverde, noto per la sua monumentale scalinata d’ingresso. Le funzioni religiose della famiglia si svolgono invece nella chiesa di Santa Caterina dei Funari, nel rione Sant’Angelo: è proprio sul suo sagrato che Delia riceve una notizia destinata a cambiare il corso della sua esistenza.

Trastevere
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Trastevere
Autore
SiViaggia.it

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