I Mille di Pio IX: l’esercito dimenticato che sfidò l’Italia unita

  • Postato il 18 ottobre 2025
  • Di Panorama
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Facciamo un viaggio indietro nel tempo. Siamo nel 1860, tra le fila dell’esercito piemontese. «Poche ore prima di invadere lo Stato Pontificio, il generale Enrico Cialdini, capintesta degli assedianti, incitava così i suoi uomini contro i combattenti del Papa: “Soldati, vi conduco contro una masnada di briachi stranieri che sete d’oro e vaghezza di saccheggio trasse nei nostri paesi. Combattere, disperdere inesorabilmente…». Gli faceva eco il generale Manfredo Fanti che definiva l’esercito pontificio «bande straniere senza patria e senza tetto».

Ora, i risorgimentalisti fecero una descrizione dei militari che difesero lo Stato della Chiesa identica a quella di Cialdini e Fanti, e dunque piuttosto ingenerosa. Pare invece che le cose fossero un po’ diverse. Anche se, naturalmente, dobbiamo essere felici e orgogliosi che i soldati piemontesi abbiano vinto e che l’Italia sia diventata, finalmente, una vera e propria nazione a livello geografico e non solo linguistico e culturale.

“I Mille di Pio IX”: il libro di Alfio Caruso

Alfio Caruso scrive dunque I Mille di Pio IX (edizione Diarkos), un saggio nel quale descrive il turbolento decennio che vide l’Italia unificarsi sotto il tricolore. In quel periodo di lotte intestine, un esercito composito e determinato impugnò le armi per difendere Pio IX e il potere temporale della Chiesa.

Che i papalini difendessero una causa giusta o sbagliata, è un altro paio di maniche. Di sicuro, a lottare per lo Stato della Chiesa non fu un’armata Brancaleone di ubriaconi o di mercenari, né di semplici avventurieri. No. A rischiare, e in molti casi a rimetterci la pelle furono principi, conti, duchi e baroni provenienti da tutta Europa. Soldati olandesi, tedeschi, irlandesi e persino alcuni italiani, uniti dalla fede e dall’ostilità verso la nuova Italia, che consideravano preda della massoneria e nemica della tradizione cattolica.

Nobiltà romana e timori per la fine del potere papale

La nobiltà romana pensava che l’esercito sabaudo avrebbe rappresentato una svolta estremista contro il potere del Papa. E soprattutto che avrebbe polverizzato le posizioni da loro acquisite nei secoli. Un pensiero affine a quello del Principe di Salina, grande protagonista del capolavoro senza tempo “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Tra i nobili “terrorizzati” risultava il principe Alessandro Torlonia, proprietario di ben un decimo (25 mila ettari) dell’immenso agro romano.

Bisogna essere tuttavia equilibrati. A opporsi ai piemontesi non furono certo dei crociati senza macchia e senza paura, in difesa eroica del Santo Sepolcro a qualsiasi costo. Ci fu chi si arruolò per odio, chi per denaro, come diversi veterani tedeschi e olandesi. Per molti, tuttavia, la spinta ad imbracciare l’archibugio venne effettivamente dalla fede. E «dall’attaccamento alla persona del Santo Padre, le cui rigidezze dogmatiche così detestate dagli avversari rappresentavano il mastice dell’intransigenza cattolica», come spiega l’autore.

I volontari europei che difesero Pio IX

In questo clima si formò il nucleo indissolubile di fedelissimi del Pontefice: un migliaio di uomini che metterà in gioco la propria vita per difendere Pio IX dall’Italia dei Savoia e di Garibaldi.

Straordinaria era la composizione eterogenea dell’esercito pontificio. Già, perché per la prima volta nella storia il fabbro bavarese combatteva a fianco del conte francese, lo studente italiano dell’agricoltore irlandese, l’ex seminarista fiammingo del cacciatore di bisonti statunitense.

La conquista di Roma e la nascita dell’Italia unita

Nei fatti, con la conquista di Roma, l’Italia era geograficamente completa. Nord e Sud finalmente uniti. E da italiani, dobbiamo esserne orgogliosi. Eppure, ci fu chi, a torto, nel nome del Papa, se ne tenne distante. Il colonnello Achille Azzanesi, per esempio, fu ingiuriato l’8 dicembre 1870 in piazza San Pietro mentre inneggiava a Pio IX durante le solenni funzioni in gloria dell’Immacolata Concezione. Decise di ritirarsi a vita privata, sentendosi straniero in casa.

La verità è che l’Italia, come sentire comune del suo popolo, nacque solo dopo la prima guerra mondiale. La vera unità, il sentirsi parte di qualcosa di più grande di una città o di una regione. Perché avvenisse, era necessario che un veneto, un abruzzese e un siciliano lottassero insieme in trincea per una patria comune. Fu lì che nacque davvero l’Italia.

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Panorama

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