I peggiori posti dove vivere in Piemonte: tra povertà, disoccupazione e smog

  • Postato il 29 giugno 2025
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  • Di Quotidiano Piemontese
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TORINO – In Piemonte ci sono luoghi dove vivere significa fare i conti con povertà diffusa, servizi carenti, inquinamento cronico o disoccupazione alta. A dirlo sono i dati su redditi, lavoro, ambiente e demografia, che segnalano criticità tanto nei piccoli paesi di montagna quanto nelle periferie urbane più degradate.

Borghi montani dimenticati

Nell’Ossola e nel Cuneese si trovano alcuni tra i comuni più poveri d’Italia: Gurro, Valle Cannobina, Re, e ancora Castelmagno, Elva, Oncino. Qui i redditi medi non superano i 13 mila euro l’anno, la popolazione è anziana e i servizi quasi assenti. In molti casi scuole, banche e trasporti non esistono più.

Questi borghi offrono paesaggi incontaminati, ma vivere qui oggi significa isolamento, disoccupazione e marginalità estrema.

Periferie urbane invivibili

Non va meglio in città, soprattutto nelle periferie di Torino, Asti e Alessandria. Zone come Rebaudengo, Grassi, Baussano e D’Annunzio registrano ogni anno decine di giorni oltre i limiti di PM₁₀ (polveri sottili) e biossido di azoto. L’aria è spesso irrespirabile.

A questo si aggiungono tassi di disoccupazione tra i più alti della regione (fino al 7% nel Torinese) e un 11,7% di popolazione in povertà relativa, secondo l’ISTAT.

Le due facce del disagio

In sintesi, i peggiori posti dove vivere in Piemonte oggi sono:

  • i micro-comuni montani spopolati, con bassi redditi e zero servizi;

  • le periferie urbane inquinate, con scarsa qualità della vita e problemi occupazionali.

Una doppia fragilità – economica e ambientale – che tocca sia le aree isolate che quelle densamente popolate, rendendo queste zone tra le più difficili in cui vivere nella regione.

Fonti: Analisi dei redditi comunali dal report MEF,  relazione ARPA Piemonte su qualità dell’aria, dati ISTAT e Annuario regionale 2024 su povertà e occupazione

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Quotidiano Piemontese

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