I riservisti drusi dell’Idf scrivono a Netanyahu: “Pronti a combattere in Siria per difendere i nostri fratelli”

  • Postato il 2 maggio 2025
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“Quando il leader siriano Ahmed al-Sharaa al Jolani si sveglia la mattina e vede i risultati dell’attacco dei caccia dell’aeronautica militare israeliana, capisce che Israele è determinato a impedire che venga fatto del male ai drusi in Siria; è nostro dovere proteggerli da qualsiasi danno, per il bene dei nostri fratelli drusi in Israele, per la loro lealtà verso lo Stato e per il loro immenso contributo alla sicurezza di Israele”. Così Israel Katz, ministro della Difesa dello Stato ebraico, ha commentato il raid compiuto nei dintorni del palazzo presidenziale di Damasco. Gli stessi riservisti drusi dell’Idf – come ha riportato l’emittente Kan – hanno inviato una lettera al governo scrivendo a chiare lettere che se non si muove, faranno da soli: “Centinaia di soldati drusi sono pronti a offrirsi volontari per combattere al fianco dei fratelli in Siria per salvarli, anche a costo di assumersi la responsabilità dei rischi che ciò comporta per le nostre vite”.

Per capire questa presa di posizione è necessario ripercorrere la stessa storia dello Stato ebraico. I drusi ne sono una componente minoritaria ma non meno importante, e rappresentano un esempio concreto di contro-narrativa per cui Israele tratta bene solo gli ebrei e ghettizza il resto della popolazione. Si parla di circa 152.000 persone, residenti principalmente nell’Alta Galilea, sul Monte Carmelo e sul Golan; ci sono poi le comunità del Libano, della Siria e della Giordania. I drusi hanno una matrice sciita ma non escludono altri culti, come l’induismo, il cristianesimo e l’ebraismo. Al contrario dei palestinesi musulmani e cristiani residenti, i drusi partecipano al servizio di leva e nel tempo i giovani lo hanno sfruttato per implementare la loro partecipazione alla società israeliana.

Questa alleanza ha radici che risalgono agli anni 30: dentro la comunità araba i musulmani presero di mira i drusi, tanto da eliminare diversi esponenti di primo piano; i drusi decisero così di allearsi con lo Yishuv, il nucleo ebraico che abitava in Palestina ai tempi del Mandato. Un rapporto che si cementificò prima nel 1948, durante la guerra arabo-israeliana, con i volontari drusi che si arruolarono nell’Idf, e poi nel 1956, quando i leader arabi firmarono l’accordo per estendere ai propri giovani la leva nell’esercito d’Israele. Oggi, i drusi sono al comando di unità importanti: nel 2022 il colonnello Ghassan Alian è salito al vertice della Brigata Golani. Non è un esempio buttato lì, perché proprio la comunità del Golan era stata tra le più restie ad accettare la leva, ma con il tempo, il servizio militare è stato visto come esperienza di integrazione.

La conoscenza dell’arabo come lingua madre da parte dei soldati permette loro di lavorare in aree molto sensibili, sia ai confini dello Stato che a Gerusalemme, nell’area del Monte del Tempio. Il 7 ottobre 2023 – giorno del massacro firmato da Hamas con più di 1.200 morti e centinaia di ostaggi catturati – i drusi sono stati in prima linea. Il colonnello Salman Habaka è rimasto ucciso nella difesa del kibbutz Be’eri. Tornando ai drusi della Siria, dopo la caduta di Assad, lo Stato ebraico ha occupato un’area per “motivi di sicurezza”. Da subito il governo ha avvisato i jihadisti al potere che si sarebbero dovuti far carico della sicurezza della comunità drusa. Ma nei giorni scorsi la situazione è precipitata.

L’Osservatorio siriano per i diritti umani – organismo che opera in Gran Bretagna ma ha parecchi contatti sul terreno siriano – ha raccontato di scontri feroci tra sunniti e drusi, con un bilancio di un centinaio di vittime. Pare che tutto sia iniziato con un audio sui social media che insultava il profeta Maometto. Sebbene lo stesso governo di Al Jolani abbia smentito che si trattasse di opera di un druso, la violenza ha prevalso. Da qui la reazione di Israele e quella dei riservisti: quest’ultimi hanno dato il sangue per lo Stato ebraico, e ora vogliono che lo Stato ebraico difenda la loro comunità.

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