I vaccini anti-Covid raddoppiano la sopravvivenza nei pazienti oncologici in immunoterapia

  • Postato il 25 ottobre 2025
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Nuove evidenze suggeriscono che i vaccini anti CoVID a mRNA, come Comirnaty (Pfizer-BioNTech) e Spikevax (Moderna), somministrati nei pazienti oncologici sottoposti a immunoterapia, sembrano potenziare l’efficacia del trattamento e migliorare notevolmente la sopravvivenza.

Il dato emerso da uno studio guidato dal Anderson Cancer Center dell’Università del Texas è di quelli che catturano l’attenzione: in pazienti con melanoma o tumore al polmone in stadio avanzato trattati con inibitori dei checkpoint immunitari, la vaccinazione entro 100 giorni dall’inizio dell’immunoterapia ha portato a una probabilità di sopravvivenza più che doppia rispetto a chi non aveva ricevuto il vaccino.

Si tratta di un dato preliminare, ma se confermato potrebbe segnare una svolta anche nell’uso dei vaccini mRNA come supporto all’oncologia.

Come è stato condotto lo studio

Il team di ricerca, coordinato da Adam Grippin (MD Anderson) in collaborazione con l’Università della Florida e altri istituti, ha analizzato i dati clinici di oltre 1 000 pazienti affetti da melanoma o carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) trattati con immunoterapia tra il 2019 e il 2023.

I pazienti sono stati raggruppati in base alla vaccinazione con vaccino mRNA anti-SARS-CoV-2 entro 100 giorni dall’inizio del trattamento immunoterapico oppure non vaccinati. L’analisi ha evidenziato che nei pazienti vaccinati la sopravvivenza media a tre anni era significativamente superiore.

In parallelo, i ricercatori hanno condotto esperimenti su modelli murini: nei topi, la vaccinazione mRNA ha stimolato la risposta immunitaria (interferoni di tipo I, attivazione dei linfociti CD8+) che ha reso i tumori “immunologicamente caldi”, cioè più suscettibili all’azione degli immunoterapici.

Insomma: un effetto “riscaldamento” del sistema immunitario, che porta a una migliore risposta contro il tumore.

Perché i vaccini mRNA possono “potenziare” l’immunoterapia

La spiegazione proposta dagli autori dello studio è affascinante e complessa. In sostanza, il vaccino mRNA anti-Covid stimola una risposta immunitaria generale — alla quale i tumori, spesso “freddi” e difficili da attaccare, possono reagire diventando più vulnerabili.
Secondo lo studio su Nature, “i vaccini mRNA contro SARS-CoV-2 reset­tano il microambiente immunitario e potenziano l’azione degli inibitori dei checkpoint” grazie a un picco di interferone di tipo I e a una successiva attivazione dei linfociti T citotossici CD8+.
Questo significa che un vaccino sviluppato per un virus potrebbe, indirettamente, diventare un alleato nel trattamento dei tumori resistenti, aprendo la strada a nuove combinazioni terapeutiche.

I risultati in numeri

vaccini
I risultati in numeri (blitzquotidiano.it)

Nei pazienti con carcinoma polmonare trattati con immunoterapia, la mediana di sopravvivenza è passata da circa 20,6 mesi a 37,3 mesi per i vaccinati mRNA entro 100 giorni.

Nei casi di melanoma, il tasso di sopravvivenza a tre anni è aumentato dal ~30 % a oltre il 60 % nei vaccinati rispetto ai non vaccinati.

Questi dati sono ancora da considerare preliminari e non dimostrano ancora causalità, come sottolineano gli esperti: serve una sperimentazione clinica controllata per confermare l’effetto.

Tuttavia è evidente che l’associazione tra vaccinazione mRNA e immunoterapia può rappresentare un elemento di novità molto rilevante nella battaglia contro il cancro.

Quali implicazioni per i pazienti oncologici

Per i malati di cancro che stanno per iniziare o stanno già seguendo una terapia immunoterapica, lo studio apre una riflessione importante:

La vaccinazione anti-Covid mRNA potrebbe essere considerata come parte integrante del percorso terapeutico oncologico, sebbene al momento non esista ancora un protocollo ufficiale che lo imponga.

I medici potrebbero prendere in considerazione la tempistica della vaccinazione rispetto all’avvio dell’immunoterapia, affinché l’effetto sinergico sia massimo.

Gli oncologi e i pazienti devono essere consapevoli che, pur non sostituendo la terapia oncologica, la vaccinazione potrebbe aumentare le probabilità di successo della stessa. Naturalmente, ogni decisione va presa insieme al team oncologico, valutando lo stato di salute generale, il tipo di tumore, e le terapie in corso.

Cosa non possiamo ancora affermare

È essenziale chiarire alcuni punti per evitare fraintendimenti:

  • Lo studio è osservazionale e retrospettivo, non randomizzato. Ciò significa che non è provata una scelta causale tra vaccino e aumento della sopravvivenza.

  • Il campione riguarda tumori specifici (melanoma, NSCLC) e non è ancora stato esteso a tutti i tipi o stadi di cancro.

  • Il vaccino da solo non cura il cancro: l’effetto è stato osservato in combinazione con immunoterapia.

  • Occorre cautela nel comunicare i risultati: come ricorda un esperto, «I pazienti più in forma tendono anche a ricevere il vaccino, il che può influenzare i risultati».
    Insomma, non siamo ancora di fronte a un “vaccino anti-cancro” pronto all’uso, ma a una scoperta che potrebbe aprire una nuova frontiera nella cura oncologica.

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Blitz

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