I vigili del fuoco di Albenga ricordano l’elicotterista Rinaldo Enrico, morto in servizio 52 anni fa
- Postato il 7 maggio 2025
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- Di Il Vostro Giornale
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Albenga. I vigili del fuoco di Albenga hanno ricordato l’elicotterista Rinaldo Enrico, morto in servizio 52 anni fa.
“Tra le figure che hanno scritto le pagine più luminose della storia dei Vigili del Fuoco italiani, spicca il nome del maggiore Rinaldo Enrico, nato ad Albenga nel 1920 – lo ricordano i colleghi -. Uomo di coraggio e di visione, fu uno dei primi piloti d’elicottero del Corpo nazionale e fondò il nucleo elicotteristico dei Vigili del Fuoco di Genova, ponendo le basi per un nuovo modo di concepire il soccorso. La sua vita fu segnata da un’instancabile dedizione al salvataggio di vite umane. Prima ancora di solcare i cieli, Enrico era stato sommozzatore e nel 1961 si distinse contribuendo a salvare sette operai dei cantieri Ansaldo di Sestri Ponente, intrappolati in una cassaforma in cemento ribaltata. Un’impresa che già allora parlava del suo sangue freddo e della sua ferrea determinazione”.
“Ma fu con il suo inseparabile “Libellula”, un piccolo elicottero biposto, che divenne simbolo di eroismo – proseguono -. Tra le missioni che lo resero celebre, quella del 9 aprile 1970, giorno del naufragio della London Valour, è ancora viva nella memoria di molti: la nave fu sbattuta contro la diga foranea di Genova da un mare forza otto, con raffiche di vento superiori ai cento chilometri orari. Enrico, in condizioni proibitive, riuscì a trarre in salvo cinque marinai. Venti, purtroppo, furono le vittime. “Se avessi avuto un elicottero più potente, avrei potuto salvarli tutti”, disse con dolore. Le sue parole non rimasero inascoltate: pochi mesi dopo, il suo velivolo fu sostituito con un mezzo più grande, più adatto a missioni complesse”.
“Quel nuovo elicottero fu anche il teatro della sua fine. Era il 6 maggio 1973, una domenica sera immersa nella nebbia ad Arenzano. Durante un volo di addestramento partito da Villanova d’Albenga, Enrico precipitò in mare insieme ai colleghi Ugo Vignolo, Elio Magnanego ed il pilota civile Ugo Roda. Nessuno sopravvisse. Rinaldo Enrico ha lasciato un’eredità incancellabile: 57 vite salvate, una medaglia d’argento al Valor Civile e una d’oro al Merito Civile. Ma soprattutto, ha lasciato l’esempio di un uomo che non ha mai esitato a mettere la propria vita al servizio degli altri. Un pioniere, un innovatore, un eroe”, concludono.
