IA e minorenni: Google apre l’accesso all’intelligenza artificiale generativa ai minori di 13 anni

  • Postato il 5 maggio 2025
  • Tecnologia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Dalla prossima settimana anche ai minori di 13 anni sarà data la possibilità d’interagire con Gemini durante la loro navigazione su Google. A renderlo noto è il New York Times che ha chiarito come la novità sarà resa possibile a patto che i bambini abbiano un account supervisionato da genitori e tutori attraverso la funzione di ‘Family Link‘. L’iniziativa è stata spiegata da Google in una email inviata ai genitori: l’apertura dell’IA ai bambini servirà loro a “fare domande, ricevere aiuto con i compiti e inventare storie”, ed è una misura conforme – ha rassicurato Karl Ryan, portavoce di Google, al New York Times – alla legge federale statunitense sulla privacy online dei minori. “Gemini possiede specifiche misure di sicurezza per gli utenti più giovani per impedire al chatbot di produrre contenuti non sicuri. Quando un bambino con un account Family Link usa Gemini, l’azienda non userà tali dati per addestrare la sua intelligenza artificiale”.

La rassicurazione sulla conformità non arriva per caso: molte importanti aziende tecnologiche come Amazon, Microsoft e la stessa Google, hanno già pagato multe multimilionarie a seguito di denunce governative in base a cui avrebbero violato il Children’s Online Privacy Protection Act, una legge federale che impone ai big tecnologici di ottenere il permesso dei genitori prima di registrare informazioni personali come l’indirizzo di casa o un selfie. Le rassicurazioni di Google dunque arrivano “in anticipo”: non solo saranno garantite misure di sicurezza maggiori rispetto ad account tradizionali, ma i dati generati dai minorenni sull’app o il sito di Gemini non verranno utilizzati per l’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale.

Una misura che già presta il fianco a qualche critica: il sito Engadget ha infatti ricordato che la scorsa settimana un’organizzazione Usa di supporto alle famiglie, Common Sense Media, ha pubblicato un report secondo cui i chatbot IA “incoraggiano comportamenti dannosi, forniscono contenuti inappropriati e potenzialmente aggravano i problemi di salute mentale“. Non solo: Meta AI – ha riportato il Wall Street Journal – avrebbe intrattenuto conversazioni a sfondo sessuale con minori. Non solo contenuti dannosi, ma il fatto che vengano sottoposti a un’utenza più vulnerabile: se da un lato scuole, enti, soggetti si confrontano sui controversi effetti prodotti dall’intelligenza artificiale, dall’altro l’amministrazione Trump spinge affinché le istituzioni adottino questa tecnologia quale strumento utile di apprendimento e docenza. Come infatti scrive il New York Times riportando l’ufficio di ricerca globale dell’UNICEF, “L’intelligenza artificiale generativa ha prodotto contenuti pericolosi” capaci di “confondere, disinformare e manipolare” le giovani menti, incapaci ancora di riconoscere che i chatbot non sono umani.

Anche per questo motivo, l’email inviata da Google ai genitori raccomanda loro di mettere in guardia i figli sul fatto che “Gemini non è umano” e che è sconsigliato “inserire informazioni sensibili o personali in Gemini”. Perché, sebbene i filtri – recita la mail – cerchino di limitare l’accesso a contenuti inappropriati, questi “non sono perfetti” e perciò il minore “potrebbe imbattersi in contenuti che non si vuol far loro vedere”.

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Il Fatto Quotidiano

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