Il Baltico resta un mare ad alta tensione. Cos’è successo con la Adler

  • Postato il 22 dicembre 2025
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  • Di Formiche
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Nelle scorse ore c’è stata una nuova crescita delle tensioni nel Mar Baltico, dopo che le autorità svedesi hanno abbordato una nave cargo russa sanzionata appena al largo della costa occidentale del Paese.

L’unità ha segnalato un’avaria al motore nella mattinata di sabato, fermandosi all’interno delle acque territoriali svedesi, nei pressi della località di Höganäs, nello stretto che separa Danimarca e Svezia. Durante la notte tra sabato e domenica, funzionari della dogana e delle autorità di frontiera hanno quindi proceduto all’abbordaggio. Secondo quanto comunicato dal servizio doganale svedese, l’equipaggio si è mostrato collaborativo e l’ispezione era ancora in corso nella mattinata di domenica. I media locali hanno riferito del coinvolgimento anche dei servizi d’intelligence e della procura svedese.

Il vascello in questione, Adler, è una nave nota poiché in passato sarebbe stata utilizzata per il trasporto di armamenti. La nave è di proprietà della società M Leasing Llc, soggetta a sanzioni da parte di Stati Uniti, Unione europea e diversi Paesi europei per il suo ruolo nel trasporto di munizioni nordcoreane destinate all’impiego da parte della Russia nella guerra contro l’Ucraina. L’Adler non è nuova a controlli di questo tipo: nel 2021 era già stata fermata da forze di un Paese Nato, quando unità greche l’avevano ispezionata per verificare che non stesse trasportando armi dirette in Libia, episodio che aveva provocato una dura reazione di Mosca.

L’abbordaggio avviene in un contesto di crescente preoccupazione tra i Paesi Nato che si affacciano sul Baltico per le attività della cosiddetta “flotta ombra” russa, impiegata per aggirare le sanzioni sul petrolio e, più in generale, per il trasporto di carichi sensibili, inclusi armamenti.

Negli ultimi anni la regione è stata teatro di diversi incidenti. Nel 2024 alcune navi riconducibili alla flotta ombra russa sono state coinvolte nel danneggiamento di cavi e condotte sottomarine. L’episodio più grave si è verificato il giorno di Santo Stefano dello scorso anno, quando le guardie di frontiera finlandesi sono intervenute calandosi dall’alto sulla petroliera Eagle S per fermarne l’equipaggio. La Finlandia aveva successivamente avviato un procedimento per sabotaggio aggravato contro il capitano e alcuni ufficiali, salvo poi vedere il caso archiviato da un tribunale di Helsinki per mancanza di giurisdizione, poiché i cavi danneggiati si trovavano in acque internazionali.

La decisione giudiziaria ha messo in luce le difficoltà legali nel perseguire episodi di sabotaggio e attacchi ibridi in mare aperto. Un tema che, secondo le autorità regionali, resta irrisolto. Allo stesso tempo, i Paesi dell’area hanno sottolineato l’effetto deterrente prodotto dall’aumento della presenza della Nato nel Baltico, che avrebbe contribuito a ridurre il numero di atti gravi di sabotaggio nel corso dell’ultimo anno.

Nonostante ciò, l’allerta rimane elevata. I governi baltici temono in particolare il rischio di un disastro ambientale, data la presenza di navi russe datate che operano in un mare poco profondo e caratterizzato da passaggi stretti. All’inizio del mese un’altra nave russa utilizzata in passato per il trasporto di armi, ha avuto problemi al motore al largo della Svezia, riuscendo però a riprendere il controllo dopo alcune ore.

L’episodio dell’Adler conferma così come il Mar Baltico resti uno dei principali punti di frizione tra la Russia e i Paesi occidentali, dove sicurezza, diritto internazionale e tutela delle infrastrutture critiche continuano a intrecciarsi in modo sempre più complesso.

 

Autore
Formiche

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