Il boom di voti per Papa Leone XIV: “Ne ha presi più di 100”. Parolin a Vicenza: “Capisco il ‘tifo’ per me ma serve logica di Chiesa”

  • Postato il 10 maggio 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Ora che la blindatura della Cappella Sistina è ormai finita in archivio escono i dettagli della votazione che ha eletto al soglio di Pietro il 267esimo Papa della Chiesa cattolica, Leone XIV. Per esempio è consegnato alla Storia, già solo due giorni dopo l’habemus papam, il risultato che Papa Prevost ha raggiunto al termine del conclave: più di 100 voti (su un totale di 133 cardinali). A farselo “sfuggire” è stato l’arcivescovo metropolita di Toamasina, in Madagascar, il cardinale Désiré Tsarahazana, una volta uscito dal primo incontro del nuovo pontefice con i cardinali che hanno partecipato al conclave. “L’incontro di questa mattina è andato molto bene – dice Tsarahazana -. Abbiamo parlato anche della necessità di rendere la chiesa più collegiale. È un ottimo Papa e ha avuto molto più di 100 voti“.

Il racconto e le reazioni del dopo-conclave proseguono anche dalla prospettiva del presunto sconfitto, il cardinale che alla vigilia veniva dato per favorito, il segretario di Stato Pietro Parolin che – secondo alcune fonti – potrebbe peraltro essere confermato nel ruolo di quello che in sostanza è quasi un “capo di governo” in Vaticano. Oggi Parolin ha scritto una lettera al Giornale di Vicenza, la sua città. La “‘tifoseria’ dei vicentini in mio favore (umanamente comprensibile, penso)”, “alla fine va superata secondo una logica diversa, di fede e di Chiesa” scrive il cardinale in quella che di fatto è la prima dichiarazione pubblica dopo il Conclave. “Sappiamo che è molto legato a questo territorio – scrive il giornale berico – e non gli abbiamo nascosto che tutti i vicentini hanno ‘tifato’ per la sua elezione”. Nella sua lettera Parolin ha raccontato del “lunghissimo e caloroso applauso” dopo che Prevost ha accettato di diventare Papa. “Di lui – prosegue – mi ha colpito soprattutto la serenità che traspariva dal suo volto in momenti così intensi e, in un certo senso, ‘drammatici’, perché cambiano totalmente la vita di un uomo”. “Il nuovo Papa – prosegue – ha ben presenti i problemi del mondo d’oggi, come ha dimostrato fin dalle sue prime parole sulla Loggia di San Pietro, riferendosi immediatamente alla pace ‘disarmata e disarmante'”.

Poi c’è il fronte “americano” con l’evocazione del presunto futuro confronto con il presidente Usa, Donald Trump che come parole d’ordine non pare avere dimestichezza con alcune parole chiave cristiane. “Non abbiamo eletto un Papa anti-Trump – assicura il cardinale lussemburghese Jean-Claude Hollerich, gesuita e tra i fedelissimi di Papa Francesco, intervistato da Avvenire -. Abbiamo scelto un uomo di preghiera, un discepolo di Gesù, un timoniere che sappia guidare la Chiesa fra le onde della storia. Il fatto che sia un cittadino americano è una coincidenza. Anche perché Donald Trump passerà, mentre il pontificato di Leone durerà a lungo”. E a proposito dei “ponti da costruire” di cui ha parlato Papa Prevost secondo un altro cardinale americano, Timothy Dolan, arcivescovo di New York e leader della galassia conservatrice, “il Papa costruirà ponti con i leader di ogni nazione – dice alla Stampa -. Anche con il presidente Trump. È proprio questo che significa la parola latina ‘pontefice’: colui che costruisce ponti. Non ci sarà un leader che Papa Leone considererà più o meno importante di un altro”.

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Il Fatto Quotidiano

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