Il calcio calmo di Dino Toppmöller

  • Postato il 4 novembre 2025
  • Di Il Foglio
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Il calcio calmo di Dino Toppmöller

Per affermare la propria specificità bisogna necessariamente passare attraverso il confronto con i propri opposti. Una legge universale che troverà un’applicazione particolare questo pomeriggio al Maradona, quando un Napoli che ha iniziato a zoppicare affronterà l’Eintracht Francoforte. Un confronto che mette uno di fronte all’altro due idee di gioco diverse, ma soprattutto due uomini agli antipodi.

   

Da una parte c’è Antonio Conte, uno che nel corso della sua carriera è stato tante cose tutte insieme: centrocampista di livello internazionale, generale di ferro, ultras della polemica, allenatore dal carattere più che spigoloso. Tutti elementi che, insieme ai risultati, hanno contribuito a forgiare la sua immagine di vincente. O si sta con lui o contro di lui. Senza possibilità di mediazione.

 

Dall’altra parte c’è Dino Toppmöller, attaccante dal valore più che modesto (non a caso il suo nome è un omaggio a un portiere, l’immenso Zoff), allenatore capace di fare incetta esclusivamente di trofei esotici, essere umano dall’empatia sterminata e dalla pazienza biblica. A 44 anni l’uomo partito da Wadern, paesino di 15 mila anime a due passi dal Lussemburgo, ha già dovuto lottare parecchio per affermare se stesso. Il passo più difficile è stato affrancarsi da un cognome pesante. E non sempre in senso positivo. Nel 2002 suo padre Klaus segnò un triplete al contrario con il Bayer Leverkusen. Perse la finale di Coppa di Germania, la finale di Champions League e la Bundesliga all’ultima giornata. Era nata una nuova favola dell’orrore: quella del Neverkusen, la squadra che non vince mai. All’epoca Dino era stato acquistato dal Manchester City. Ma quello senza i petrodollari degli sceicchi. Sei mesi di prestito. Zero partite giocate. Da lì è iniziato un lunghissimo peregrinare lungo le periferie più remote del calcio. L’ultima tappa è all’Hamm Benfica, squadra che giocava nella seconda serie lussemburghese. Più inferno che purgatorio. Dino fa un po’ il giocatore, un po’ l’allenatore. E con una tripletta nel derby riporta il club nella serie A locale. Il suo primo vero incarico da allenatore è al Dudelange, sempre in Lussemburgo. Ci resta tre anni. Vincendo tre scudetti e due coppe nazionali, ma soprattutto conquistando uno storico accesso all’Europa League.

 

Nel 2020 arriva l’incontro che gli cambia la vita. Julian Nagelsmann decide di prenderlo come vice. Prima al Lipsia, poi al Bayern Monaco. "Abbiamo chiacchierato al telefono e abbiamo capito subito di essere sulla stessa lunghezza d’onda – ha detto il ct della Germania – Dino è un tipo tranquillo, con un cuore enorme e una grande conoscenza del calcio".

 

Nel 2023 si mette in proprio. Lo chiama il Francoforte, il club in cui aveva giocato per un anno (con tre gol segnati). Sembra un azzardo, invece è l’inizio di quello che in Germania chiamano Eintracht 2.0. Dino prende una società dalla grande tradizione difensiva e la trasforma in una squadra moderna, un gruppo che applica un pressing intenso per poi ripartire con rapide transizioni offensive. Per definire il suo calcio usa un’espressione singolare: vuole che i suoi ragazzi siano "positive troublemakers", cioè "disturbatori positivi". Dice di non avere un modulo preferito, ma di creare la formazione in base agli uomini a disposizione. "Io correvo in campo per esultare quando la mia squadra segnava, ma Dino resta sempre calmo – dice suo padre Klaus - È così anche quando siamo in macchina e magari discutiamo un po’. È la persona più tranquilla del mondo, dev’essere un tratto preso da sua madre".

 

La sua affabilità è fondamentale per il Francoforte. In estate il club ha trattato Jonathan Burkardt, centravanti e capitano del Mainz, da sempre tifoso dell’Eintracht. Il giocatore non era però convinto del trasferimento. Poi Dino ha alzato il telefono. E la punta ha detto sì. Il risultato? Tre gol in 3 partite di Champions. Si dice che in estate lo United lo avesse cercato. Ma per Dino non c’è fretta. Il tempo è relativo per uno con la sua pazienza. 

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Autore
Il Foglio

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